Interstella 5555 The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem è un film d’animazione del 2003 nato dalla collaborazione tra i Daft Punk, duo francese di musica elettronica e Leiji Matsumoto, fumettista giapponese celebre per aver creato Capitan Harlock e Galaxy Express 999.
L’idea che ha dato origine a Interstella sopraggiunge durante le registrazioni di Discovery, terzo lavoro in studio dei Daft Punk, pubblicato nel 2001. Insieme al loro collaboratore Cédric Hervet, i Daft Punk realizzano una storia, basata sulle 14 tracce di Discovery, con la speranza di poterla sottoporre al loro eroe d’infanzia, appunto, Matsumoto. Il disegnatore giapponese accetta di collaborare come supervisore grafico e l’avventura può cominciare. Il risultato finale sarà un’opera d’arte, frutto dell’unione tra anime e french touch. Oltre a fornire lo spunto per ciò che accade nel film i brani di Discovery hanno la funzione di accompagnare le immagini, contestualizzandole e integrandole, dato che Interstella 5555 è completamente privo di dialoghi. Alla loro assenza totale sopperisce anche la maestria nel disegno di Matsumoto, in grado di donare una forte e chiara espressività ai personaggi. Di altro non si sente davvero il bisogno.
In breve la pellicola narra di un gruppo musicale alieno di successo, originario di un pianeta popolato da umanoidi con la pelle blu. Uno spietato produttore discografico terrestre (che si scoprirà poi chiamarsi Earl De Darkwood e nascondere un terribile segreto) decide di rapirli e, dopo averli camuffati da umani, farli esibire sulla Terra. In loro soccorso accorrerà Shep, eroe dalla marcata somiglianza con Capitan Harlock. La storia è un’allusione ai rapporti tra le grandi case discografiche e gli artisti, che si focalizza su come i primi sfruttino il più possibile i secondi, spesso trattandoli come dei meri prodotti, dimenticandosi della loro componente umana.
Il film si apre con il gruppo che si esibisce sul suo pianeta natale di fronte al suo pubblico, sulle note di One More Time, brano dal ritmo non troppo sostenuto che permette alla regia di Matsumoto lenti movimenti di macchina e lunghe carrellate al fine di presentare i nostri e il loro pianeta, dove tutti sono intenti ad ascoltarli e ballare. Durante la seconda strofa, particolarmente lenta, dei primi e primissimi piani offrono uno sguardo ravvicinato ai membri della band, mentre la loro passione per la musica viene enfatizzata dal testo della canzone, che in quel punto recita: «Music’s got me feeling the need – We’re gonna celebrate – One more time – Celebrate and dance are free – Music’s got me feeling so free – Celebrate and dance are free – One more time». La folla è in delirio e così anche l’intelligence locale, che distratta dalla performance dei nostri non si avvede dell’arrivo di alcuni soldati. È Aerodynamic ad avvisarci del pericolo imminente: la campana presente all’inizio del brano funge da sirena d’allarme, mentre l’attacco diretto del primo riff e il ritmo delle inquadrature, ora fattosi molto più nervoso, aggiungono tensione. Tre dei musicisti vengono immediatamente catturati, mentre il chitarrista tenta la fuga. La sua ansia e la sua paura di essere catturato vengono evidenziate dal frenetico riff di chitarra in tapping, che richiama un battito cardiaco molto accelerato. Anche lui però alla fine viene catturato e la sequenza si chiude con una delle guardie che lancia un SOS, diretto a Shep. È ora tempo di conoscere il nostro eroe, che viene presentato mentre è intento a passare l’aspirapolvere spaziale sugli esterni della sua astronave a forma di chitarra elettrica, il tutto mentre balla e canticchia Digital Love, canzone di questa terza sequenza. Scopriamo poi che Shep è innamorato della cantante del gruppo (che dall’aspetto potrebbe essere la gemella di Maisha di Galaxy Express 999) la quale invade dolcemente i sogni dell’eroe. Ricevuto il segnale d’allarme, Shep si pone immediatamente all’inseguimento della nave dei rapitori. Il famoso assolo di Digital Love fa da sottofondo al viaggio intergalattico dell’eroe, rappresentato da uno psichedelico tunnel di colori. Nella sequenza successiva, forse una delle più armoniose ed eleganti in termini di rapporti tra musica e disegni, siamo arrivati sulla Terra e Harder Better Faster Stronger accompagna la trasformazione dei quattro musicisti. Il meticolosissimo processo è svolto da macchinari automatizzati, che dapprima modificano i ricordi dei nostri, sostituendo i loro cari con persone anonime dalle sembianze umane. Dopodiché si occupano di selezionare nel dettaglio carnagione, colore dei capelli, degli occhi, vestiario ed accessori dei musicisti, che di fatto diventano un prodotto confezionato a misura dei gusti del pubblico. I quattro vengono anche dotati di un microchip che permette a Earl de Darkwood di controllare le loro azioni. La vera e propria catena di montaggio nella quale vengono trasfigurati i protagonisti è composta da nastri, leve, bracci robotici, luci, schermi e computer di ogni tipo, i quali si muovono, lampeggiano e scorrono a ritmo con Harder Better Faster Stronger, in una danza magistralmente orchestrata.
L’analisi si ferma qui, per lasciare il piacere di scoprire il resto del film a chi vorrà vederlo e sentirlo, con la premessa che non è necessario essere appassionati di Matsumoto o dei Daft Punk per lasciarsi trasportare dell’avventura di suoni e colori che insieme sono riusciti a creare. Se Discovery rappresenta una pietra miliare nel suo genere, Matsumoto dal canto suo ne ha interpretato le atmosfere in modo impeccabile, vestendone il sound intergalattico con colori acidi e sgargianti e affiancando al suo ritmo incessante una controparte visiva all’altezza, tanto che le due componenti non sembrano realizzate separatamente, ma prodotte e concepite nel loro insieme come un’unità inscindibile. Da segnalare sono anche le numerose chicche contenute nel film, come un cameo degli stessi Daft Punk, citazioni varie agli altri lavori di Matsumoto e una buffa partita a calcio tra Francia e Giappone. Ai più sentimentali, inoltre, anticipiamo che la sequenza di Something About Us li lascerà senza parole.