Io, che non sono qui per fare sinossi, ve ne presento una cercando di essere il più breve possibile, dato che c’è molto da dire e ancor più da osservare.
Questa è la storia dell’avvento di una rivoluzione descritta attraverso il filtro narrante del più banale e comunque mai risolto conflitto generazionale di sempre; il titolo lo spiega da sé. L’autore è russo, siamo nel XIX secolo e tematicamente parlando ci sono tutti i presupposti per trovarsi di fronte al classico mattone di cinquecento pagine. Ivan Turgenev, le cui tematiche dopo centocinquant’anni ancora non invecchiano, risolve il romanzo scrivendone meno della metà. Due giovani uomini terminano gli studi universitari e da Mosca tornano verso la campagna, carichi di idee e voglia di dare contro a qualcosa. Due uomini della precedente generazione accusano il colpo ma rispondono a tono, lasciando comunque spazio al confronto, lasciandoli liberi di andarsene e di tornare quando vogliono – e, in ogni caso, mostrandosi curiosi verso i loro sfoghi. Un romanzo di dialogo, di discussione. Un esemplare esercizio di precisione dello stile, anche, comune nei russi, a mio parere superbo in Turgenev. Poco spazio a qualche sporadica descrizione dello spazio e del tempo, grande attenzione invece ai personaggi e all’argomento. Estremamente attuale, fluido e assolutamente non privo di forza.
Ma ora, prego, un approfondimento.
Ivan Turgenev aveva quarantaquattro anni quando nel 1862, scrisse Padri e figli. Anni cruciali per la Russia come per il […] Continua a leggere su Sovrapposizioni