In seguito alla quasi totalità dei fatti di cronaca, nel nostro Paese si svela una singolare attitudine al manicheismo, a pensare cioè il mondo come diviso in due grandi comparti stagni, adattabili alle circostanze. Così da una parte ci sono i politici, tutti ladri, e dall’altra noi, la gente, gli onesti. Allo stesso modo si dimenticano le divergenze fra Italia, Germania, Francia, Grecia, Stati Uniti e si è pronti a compattarsi in una grande coalizione, “noi, i civili, gli occidentali”, pronti a tutto per difendersi dalla minaccia di “loro, i barbari, gli islamici”. Ma, per fortuna, il mondo non è o bianco o nero: fra i due estremi esistono infinite sfumature.
Anche dopo i fatti romani di ieri, quando degli ultrà del Feyenoord hanno messo sottosopra la Capitale, si è stati tutti subito pronti a dividere fra “loro, gli incivili, i tifosi” e un “noi, i cittadini per bene”, senza operare alcuna distinzione. Come se andare allo stadio ti facesse automaticamente diventare una bestia feroce pronta a distruggere tutto ciò che ti capita a portata. Sarebbe opportuno che, prima di giudicare qualsiasi cosa in qualsiasi modo, si imparasse a distinguere fra vari livelli. In questo caso è facile, i livelli sono solo due:
1) Non tutti i tifosi sono ultrà;
2) Non tutti gli ultrà sono criminali;
Non tutti i tifosi sono uguali, non tutti quelli che vanno allo stadio ci vanno per “fare casino” e anche chi va allo stadio per “fare casino” non è in automatico un criminale. Dunque, se una persona è un tifoso, ciò non basta a definirla un criminale, così come, se uno è un criminale, non per questo è anche un tifoso. Ci sono tifosi non criminali, proprio come ci sono criminali che non sono mai andati in vita loro allo stadio.
Tutto questo non è per giustificare quello che è successo ieri, anzi: è per far capire come essere un tifoso non implichi necessariamente essere un criminale. Quindi ieri, a Roma, i disordini sono stati creati da dei criminali, che per accidente sono anche dei tifosi. Ma primariamente sono dei criminali. Non tutti i tifosi del Feyenoord, sia ben chiaro, ma solo quelli che si sono resi protagonisti dello scempio e che sono stati identificati nell’opinione pubblica con il mondo dei tifosi tout court. Ribadiamolo ancora una volta: un conto è tifare, un altro è fare il criminale.
Non resta quindi che sperare che questi criminali vengano assicurati alla giustizia. Ma, specialmente, che ripaghino tutti i danni che hanno causato, anche e sopratutto perché la fontana della Barcaccia era appena stata riconsegnata alla città e al mondo dopo un lungo e costoso restauro.