Come annunciato dai primi exit poll, il Partito Socialista portoghese vince le elezioni politiche. Il partito guidato da Antonio Costa, primo ministro uscente e leader del partito, è il più votato dai portoghesi, con il 36,6% dei voti seguito dal Partito Social Democratico (centrodestra) al 27,9%.
I risultati che giungono dal Portogallo dimostrano che la delicata operazione fatta negli ultimi anni dai partiti della cosiddetta “geringonça” – la coalizione di sinistra composta da Partito Socialista, Blocco di sinistra (BE) e Partito Comunista Portoghese (PCP) che ha saputo guidare lo stato fuori dalla crisi economica – ha funzionato.
I numeri del partito socialista
Il Paese sfuggito alla bancarotta nel 2011, grazie all’intervento di Unione Europea e Fondo Monetario internazionale, dopo anni di continua crescita e diminuzione del tasso di disoccupazione, adesso “rischia” di fare scuola in tutta Europa. Costa, coniugando equità e progresso, sembra essere l’unico leader di sinistra che abbia la formula per vincere in un’Europa conservatrice. E, non a caso, da anni i giornali parlano di “caso portoghese” come “una strada da percorrere per la socialdemocrazia in Europa“.
Ieri, a urne chiuse e dopo i primi risultati, un già vittorioso Antonio Costa ha dichiarato che:
Ai portoghesi è piaciuta la geringonça (“ammucchiata”, ndr) e auspicano il proseguimento dell’attuale soluzione politica, con un Partito Socialista più forte.
È vero, e i dati lo dimostrano: il peso dei partiti di sinistra in parlamento infatti, sale a circa il 60% rispetto al 53% del 2015, anche se rimane inferiore ai due terzi che consentono, tra le altre cose, di approvare revisioni costituzionali.
Nonostante l’astensione elevata che ha superato il 45%, il voto di ieri permette ai socialisti di Costa di aumentare il numero complessivo dei seggi in parlamento, arrivando a quota 106, a un passo cioè dai 116 necessari per conquistare la maggioranza assoluta.
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Il risultato odierno è considerato come la peggiore performance dei partiti di centrodestra nella storia democratica del Paese. Il Partito socialdemocratico (PSD) perde 12 seggi in parlamento mentre il Partito Popolare, CDS, è sceso da 18 a soli 5 deputati.
Da notare anche il risultato di PAN (Persone, animali, natura), partito ambientalista e animalista che ha saputo cavalcare l’onda di Greta già alle elezione europee di maggio scorso per poi confermarsi con il il 3,3% dei voti nelle elezioni di ieri, conquistando 4 seggi in parlamento, diventando così, come affermato da Costa, “un riferimento politico fondamentale” per il governo che dovrà nascere e a cui il Partito Socialista ha già fatto sapere di voler collaborare.
Per la prima volta della storia repubblicana portoghese entra nel parlamento un partito di estrema destra, Chega (tradotto in un linguaggio politico con “basta”), una nuova forza politica con posizioni radicali e xenofobe su questioni al centro del dibattito politico come l’immigrazione.
Contribuiranno a questa cornice parlamentare i 4 parlamentari della circoscrizione estera, che comunque non cambieranno i rapporti di forza dettati dai risultati di queste elezioni.
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E adesso?
Ora Antonio Costa, rafforzato dal risultato delle elezioni, dovrà decidere se trovare una quadra con gli alleati di sinistra (o anche soltanto con blocco di sinistra), oppure costituire un governo di minoranza per poi cercare i voti di volta in volta con i partiti satelliti, una nuova “geringonça allargata” con gli ex alleati di sinistra e i nuovi partiti, tra cui il PAN.
Tra le incertezze del dopo-voto una sicurezza: i numeri danno a Costa un margine d’azione considerevole e una libertà politico/contrattuale superiore rispetto agli ultimi 4 anni.
Dopo i risultati delle elezioni, il prossimo passo sarà compiuto dal presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, che confermerà António Costa come primo ministro per altri quattro anni. Quindi il Partito Socialista presenterà il nuovo programma del governo, che sarà messo ai voti nel parlamento eletto.