The great day in Harlem, o semplicemente Harlem 1958, è la prima fotografia della carriera di Art Kane: 57 famosi musicisti jazz – 58, se il pianista Willie “The Lion” Smith non fosse uscito dall’inquadratura prima dello scatto –, immortalati tutti insieme in una via di Harlem, quartiere di New York. Definita come «la più grande foto a tema musicale mai fatta», è stata oggetto di un docufilm del 1994 candidato all’Oscar come miglior documentario.
Nel 60° anniversario di questa iconica immagine, la Fondazione Bottari Lattes, nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018, dedica una retrospettiva al fotografo newyorkese: una sintesi di una quarantina di opere estratte dalla grande mostra curata da Guido Harari a Modena nel 2015.
Una foto protagonista sul grande schermo
Se vi sembra un’immagine famigliare, forse è perché vi ricordate di Viktor Navorski e della Krakozhia. Nel 2004, Steven Spielberg diresse The Terminal, film interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones e Stanley Tucci. Hanks interpreta il ruolo di Viktor, cittadino di una immaginaria nazione dell’Europa dell’Est coinvolta in un colpo di stato avvenuto proprio durante il suo volo a New York. Viktor si ritrova a vivere un’interminabile odissea nell’aeroporto di un paese straniero, impossibilitato a uscire dal terminal, tantomeno a tornare a casa con un passaporto diventato improvvisamente carta straccia.
Ma qual era il motivo del suo viaggio oltreoceano? La risposta era contenuta in una vecchia scatola di latta che portava con sé: la foto Harlem 1958 ritagliata da una rivista, e decine di cartoline, fotografie e biglietti firmati dai musicisti rappresentati in quell’immagine. Il defunto padre di Viktor, appassionato di jazz, era riuscito, negli anni, a collezionare quasi tutti gli autografi dei 57 jazzisti. Viktor era in America per realizzare quel sogno e ottenere l’ultima firma mancante, quella del sassofonista Benny Golson.
Dal mondo editoriale alla fotografia
Art Kane era grafico, a 27 anni divenne il più giovane art director della storia entrando alla rivista Seventeen. Appena trentenne, alla fine degli anni ’50, decise di occuparsi soltanto di fotografia. Il mondo della musica diventò uno dei suoi soggetti preferiti. Tanti gli artisti da lui ritratti: i Rolling Stones, Bob Dylan, i Doors, Janis Joplin, Frank Zappa, Aretha Franklin, Louis Armstrong, Duke Ellington, solo per citarne alcuni.
È sua l’immagine di una delle copertine più belle della storia del rock, The kids are alright, la soundtrack del film documentario sulla band The Who, pubblicato poco dopo la tragica morte del batterista Keith Moon: i componenti del gruppo posano addormentati, coperti dalla bandiera britannica, ai piedi del monumento intitolato a Carl Schurz, a Morningside Heights, New York.
Non solo musica e celebrities. Tante le riviste internazionali di moda che si accaparrarono il suo talento: Look, Life, Esquire, Harper’s Bazaar, Vogue. Inoltre Art Kane progettò campagne pubblicitarie per grandi marchi, sovvertendo i canoni classici della fashion photography.
Importanza fondamentale ebbero per lui i temi sociali e politici, attuali nel suo tempo, come la guerra in Vietnam, le battaglie per i diritti civili degli afroamericani e degli indiani d’America. Le sue immagini erano di forte impatto emotivo, diventavano icona e sintesi visiva di quel periodo. Art Kane esprimeva la sua denuncia in modo popolare, alla portata di tutti, dimostrando una grande capacità comunicativa. Emblematica la fotografia di Cristo sulla sedia elettrica a commento del brano With God on Our Side di Bob Dylan.
La fotografia visionaria e sperimentale di Art Kane
«Art Kane è stato un illusionista, il maestro di un impressionismo fotografico che ancora oggi sollecita emozioni e distilla idee». Guido Harari, curatore della mostra
La tecnica fotografica di Kane era pressoché semplice e intuitiva, ma riusciva a creare illusioni, rivoluzionando la percezione della realtà ritratta, con le sue innovative angolazioni di ripresa e prospettive, le ambientazioni inusuali, la saturazione dei colori. Si discostava totalmente dal concetto di “verismo” fotografico. Con l’uso sapiente della profondità di campo, del fuoco selettivo, l’esaltazione della distorsione degli obiettivi, era in grado di immaginare e realizzare fotografie da guardare attraverso nuove chiavi di lettura, anche ruotate di 180°.
A lui si deve la popolarità delle immagini “sandwich”. Molto prima dell’avvento dei computer, della postproduzione e della fotografia digitale, Art Kane creò ingegnosi montaggi di due o più diapositive, messe a registro sullo stesso telaio, utilizzando solo un tavolo luminoso e una lente di ingrandimento.
Il risultato è una serie di fotografie intense e oniriche, ricche di poesia e metafore, quasi illustrazioni.
«[…] Nessuna foto è la verità, non importa quanto realistica sia l’immagine, o quanto normale sia l’obiettivo. Mentono tutte, perché noi mentiamo sempre. Nella visione normale cogliamo una cosa alla volta, ma muoviamo sempre gli occhi combinando ogni cosa di continuo». Art Kane
La mostra: Art Kane – Visionary
Fondazione Bottari Lattes – Spazio Don Chisciotte
Via della Rocca 37b – Torino
3 maggio – 14 luglio 2018
Ingresso libero
Orario: da martedì a sabato ore 10,30-12,30 / ore 15-19
Info: 011.19771755-1
segreteria@spaziodonchisciotte.it – www.fondazionebottarilattes.it