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Il mito di Lady of Shalott tra leggenda e poesia, pittura e musica

15 minuti di lettura

Ci sono tradizioni e leggende che fanno parte nel nostro immaginario collettivo.

Basta nominare Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda, Ginevra e Lancillotto, Merlino e Morgana, per vedere comparire dinnanzi a noi mura e torri medievali, visioni di gesta epiche e coraggiose battaglie, grandi amori e storie di magia.

Tra i miti del “Ciclo Arturiano” esiste quello di Elaine di Astolat, detta Lady Shalott, giovane maga costretta a vivere in una torre sull’isola di Shalott in un fiume vicino alla fortezza di Camelot. Elaine è vittima di una maledizione di Morgana per cui non può guardare verso Camelot, pena la morte. Ciò che può fare è vedere il mondo all’esterno della sua prigione attraverso uno specchio, e quello che vede lo tesse in una tela magica. E poi, come in ogni finale tragico che si rispetti, la maledizione si avvera appena Elaine scorge nello specchio la figura di Lancillotto e colpita dalla figura del cavaliere, decide che è il momento di smettere di vivere di ombre e di riflessi e guardare finalmente la realtà là fuori. Ormai condannata, la donna lascia la torre e a bordo di una barca, su cui scrive il suo nome, si lascia trasportare dal fiume verso Camelot, cantando un inno triste. Il suo corpo sarà trovato dai Cavalieri e dallo stesso Lancillotto che pregherà per la sua anima.

La leggenda ispirò il poeta inglese Alfred Tennyson che scrisse ben due versioni del poema The Lady of Shalott, una nel 1833 e una seconda nel 1842.

Potrete ascoltare l’opera in versione originale in questo cortometraggio realizzato nel 2009 in occasione del bicentenario dalla nascita di Lord Tennyson:

Riportiamo la traduzione:

(leggi qui il testo integrale)

Lungo entrambe le rive del fiume si stendono
vasti campi di orzo e segale
che rivestono la brughiera fino a incontrare il cielo;
e attraverso i campi corre la strada
verso la turrita Camelot;
e la gente va e viene,
guardando dove i gigli sbocciano
attorno all’isola, lì sotto,
l’Isola di Shalott.
Salici impalliditi, pioppi tremuli,
lievi brezze si oscurano e fremono
nella corrente che scorre perpetua
intorno all’isola nel fiume,
fluendo verso Camelot.
Quattro mura grigie, quattro torri grigie
sovrastano un prato di fiori,
e l’isola silenziosa dimora
la Signora di Shalott.
Presso le rive dai salici velate
Scorrono chiatte pesanti trainate
Da bestie lente mentre a vele issate
Fende uno scafo le onde increspate
Veloce verso Camelot
Ma chi vide mai un suo cenno di mano?
O della finestra stagliarsi nel vano
Chi conosce il destino arcano
Della Signora di Shalott?

Solo i mietitori, falciando mattinieri,
nell’orzo barbuto
odono una canzone che echeggia lietamente
dal fiume che limpido si snoda,
verso la turrita Camelot.
E sotto la luna lo stanco mietitore,
ammucchiando covoni sull’arioso altipiano,
ascoltando sussurra «È la maga»
la Signora di Shalott.
Lì intesse giorno e notte
una magica tela dai colori vivaci.
Ed aveva sentito una voce secondo cui
una maledizione l’avrebbe colpita
se avesse guardato verso Camelot.
Non sapeva quale fosse la maledizione.
E così tesseva assiduamente,
ed altre preoccupazioni non aveva,
la Signora di Shalott.
E muovendosi attraverso uno specchio limpido
appeso di fronte a lei tutto l’anno,
ombre del mondo appaiono.
Lì vede la vicina strada maestra
snodarsi verso Camelot;
Lei non conosce altra sorte
Se non di tessere fino alla morte
E altro non accade alla corte
Della Signora di Shalott

Ombre dai riflessi chiari vanno,
Nello specchio appeso, tutto l’anno
Ombre fugaci che di vita sanno
Lungo la strada da cui arriveranno
Le genti di Camelot.
Si torce in mulinelli la corrente
Passano i giovani dalle spalle spente
E le ragazze dalla voce ardente
Vanno verso Camelot

A volte damigelle tintinnanti,
O un monaco in comunione con i santi
A volte un pastorello dai riccioli grondanti
E giovani paggi in livree rutilanti
Passano andando a Camelot
ed a volte attraverso lo specchio azzurro
i Cavalieri giungono cavalcando a due a due
lei non ha alcun Cavaliere leale e fedele,
la Signora di Shalott.

Ma con la tela ancor si diletta
ad intessere le magiche immagini dello specchio,
perché spesso attraverso le notti silenti
un funerale con pennacchi e luci
e musica andava a Camelot;
o quando la luna era alta,
venivano due innamorati sposati di recente.
«Mi sto stancando delle ombre» disse
la Signora di Shalott.
A un tiro d’arco dal cornicione della sua dimora,
lui cavalcò fra i mannelli d’orzo.
Il sole giunse abbagliante fra le foglie,
e splendente sui gambali di ottone
del coraggioso Sir Lancelot.
Un cavaliere con la croce rossa perpetuamente inginocchiato
ad una dama nel suo scudo,
che scintillò sul campo giallo,
presso la remota Shalott.
Brilla al sole il finimento Come una stella del firmamento
Risuonano di limpido accento
Sulle briglie campane d’argento
Mentre cavalca verso Camelot
E scende dall’imbrago stemmato
potente un corno argentato
risuona l’armatura al passo ritmato
Presso la remota Shalott

Il cielo terso, l’aria silente
Di gemme spesse la sella lucente
Sull’elmo il pennacchio fremente
brucia come brace ardente
Cavalcando verso Camelot
E mentre in cielo si danno convegno
Crocchi di stelle in antico disegno
Va nella notte il fulgido segno
Di una meteora su Shalott

La sua fronte ampia e chiara scintillò al sole;
con zoccoli bruniti il suo cavallo passava;
da sotto il suo elmo fluirono, mentre cavalcava,
i suoi riccioli neri come il carbone,
Mentre cavalcava verso Camelot.
Dalla riva e dal fiume
egli brillò nello specchio di cristallo,
“Tirra lirra” presso il fiume
cantò Sir Lancelot.

Lasciò la tela, lasciò il telaio,
fece tre passi nella stanza,
vide le ninfee in fiore,
vide l’elmo ed il pennacchio,
e guardò verso Camelot.
La tela volò via fluttuando spiegata;
lo specchio si spezzò da cima a fondo
«La maledizione mi ha colta» urlò
la Signora di Shalott.
Nel tempestoso vento dell’est che sferzava,
i boschi giallo pallido si indebolivano
l’ampio fiume nei suoi argini si lamentava.
Dal cielo basso la pioggia scrosciava
sopra la turrita Camelot;
lei discese e trovò una barca
galleggiante presso un salice,
e intorno alla prua scrisse
la Signora di Shalott.
Ed oltre la pallida estensione del fiume
come un’audace veggente in estasi,
che contempli tutta la propria mala sorte –
con una espressione vitrea
guardò verso Camelot.
E sul finir del giorno
mollò gli ormeggi, e si distese:
l’ampio fiume la portò assai lontano,
la Signora di Shalott.

Giace, le vesti di candida neve,
Che il vento agita di un tremito breve
Cadono le foglie sull’acqua greve
Canta la notte un sussurro lieve
Scendendo verso Camelot
E mentre la barca solca le onde
Tra salici e campi lungo le sponde
S’ode il canto che i sensi confonde
Della signora di Shalott

Si udì un inno triste, sacro
cantato forte, cantato sommessamente
finché il suo sangue si freddò, lentamente
ed i suoi occhi furono oscurati completamente,
volti alla turrita Camelot.
Prima che, portata dalla corrente,
raggiungesse la prima casa lungo l’argine
canticchiando il proprio canto morì
la Signora di Shalott.

Sotto la torre ed il balcone
vicino il muro del giardino e la loggia
lei galleggiò, figura splendente
di un pallor mortale, tra le case alte
silente dentro Camelot.
Vennero sulla banchina
il cavaliere, il cittadino, il Signore e la Dama
e intorno alla prua lessero il suo nome
La Signora di Shalott.
Chi è? Che c’è qui?
Nel vicino palazzo illuminato
si spensero i regali applausi
e, per la paura, si segnarono
tutti i cavalieri di Camelot.
Ma Lancillotto rifletté per un po’
E disse «Ha un bel viso;
Dio nella sua misericordia le conceda la pace
la Signora di Shalott.

Contemporanei a Tennyson, un gruppo di giovani talentuosi artisti inglesi costituivano nel 1848 la Confraternita dei Preraffaeliti. Mossi da una sorta di ribellione verso uno stato di decadenza in cui versava, a loro dire, la pittura britannica, i preraffaeliti si rifacevano alla spontaneità dell’arte italiana prima di Raffaello (quest’ultimo considerato colpevole di aver “inquinato l’arte” idealizzando la natura a discapito della realtà), ispirandosi a Botticelli e a Filippo Lippi. Tra i loro soggetti, eventi storici, medievali, mitologici, biblici, letterari, teatrali, rappresentati con grande ricchezza di dettagli e con particolare attenzione agli elementi decorativi di fiori e tessuti e a quelli architettonici.

Dante Gabriel Rossetti, William Hunt, Arthur Hughes, Walter Crane, John Atkinson Grimshaw, George Edward Robertson appartenevano a questo movimento – o ne sono stati influenzati in un periodo della loro opera – e tutti si sono dilettati nell’illustrare il poema di Tennyson, anche più volte.

Lady of Shalott
Dante Gabriel Rossetti (British, London 1828–1882 Birchington-on-Sea) The Lady of Shalott (from Tennyson’s Poems, New York, 1903), 1857–1903 British, Wood engraving; Image: 3 11/16 × 3 1/8 in. (9.3 × 8 cm) Sheet: 8 1/16 × 6 3/16 in. (20.4 × 15.7 cm) The Metropolitan Museum of Art, New York, Anonymous Gift, 1925 (25.78.1021) http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/642975

 

Hunt non seguì il testo ma dipinse una Elaine avviluppata dai fili della tela che sta tessendo, nel momento che vede Lancillotto, e dietro di lui Camelot, e si compie la maledizione. Un espediente stilistico per rappresentare sinteticamente la situazione della donna intrappolata nella sua prigione.

Lady of Shalott
1905, William Hunt
Lady of Shalott
1873, Arthur Hughes
Lady of Shalott
1862, Walter Crane
Lady of Shalott
1878, J. A. Grimshaw

 

Lady of Shalott
1900, G. E. Robertson

Forse i dipinti più famosi relativi alla Lady di Shalott sono quelli di John William Waterhouse, seguace anch’egli dei Preraffaeliti.

Ma con la tela ancor si diletta
ad intessere le magiche immagini dello specchio,
perché spesso attraverso le notti silenti
un funerale con pennacchi e luci
e musica andava a Camelot;
O quando la luna era alta,
venivano due innamorati sposati di recente.
“Mi sto stancando delle ombre” disse
la Signora di Shalott

Lady of Shalott
1915, J. W. Waterhouse

Lasciò la tela, lasciò il telaio,
Fece tre passi nella stanza,
Vide le ninfee in fiore,
Vide l’elmo ed il pennacchio,
e guardò verso Camelot.


La tela volò via fluttuando spiegata;
lo specchio si spezzò da cima a fondo.
“La maledizione mi ha colta” urlò
la Signora di Shalott

Lady of Shalott
 1894, J. W. Waterhouse

Ed oltre la pallida estensione del fiume
come un audace veggente in estasi,
che contempli tutta la propria mala sorte –
con una espressione vitrea
Guardò verso Camelot.
E sul finir del giorno
Mollò gli ormeggi, e si distese:
l’ampio fiume la portò assai lontano,
la Signora di Shalott

Lady of Shalott
1888, J. W. Waterhouse

  

Quest’ultimo è il primo, in ordine di tempo, delle varianti dipinte da Waterhouse. L’artista non ci sta solo raccontando il finale tragico a cui va incontro la splendida e sfortunata dama, ma ci fa vedere uno straordinario paesaggio, ricco di dettagli e simbolismi, carico di drammaticità quasi teatrale.

Sul lato sinistro della tela, due rondini, simbolo di rinascita, volano accanto all’imbarcazione. Elaine è seduta sulla tela da lei stessa tessuta con preziose decorazioni che contrastano con l’abito semplice che indossa. Davanti a lei delle candele si stanno spegnendo accanto a un crocifisso e ad un rosario, mentre una foglia secca le giace in grembo.

Il modo di dipingere si allontana rispetto a quello dei primi preraffaeliti e quasi ricorda l’impressionismo francese. La Signora di Shalott ha ispirato numerosi artisti anche in epoche successive, e qui potrete vedere altri dipinti ed illustrazioni, oltre a quelli sopra citati.

Anche nel campo musicale, diversi i brani dedicati ad Elaine di Astalot, da una composizione per pianoforte alla progressive degli anni ’70, dal genere celtico al gothic metal.

 Olivier Messiaen, 1917

Atmosphera, 1977

 Loreena McKennitt, 1991

 Emilie Autumn, 2006

 Domine, 2007

 A Dream of Poe, 2010

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Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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