Ne Il fiore delle Mille e una notte, Pasolini si richiama a un mondo arcaico e lontano dalla massificazione e dallo sviluppo senza progresso, dove l’erotismo libero evoca la contrapposizione tra spontaneità e immaginario borghese.
L’amore che consuma e dalla morte salva. Una fenice che rinasce dalle sue ceneri al suono di un erotismo libero, popolare e magicamente vissuto, dove Eros e Thanatos si sfidano rincorrendosi senza sosta, in un gioco di specchi che riflette il contrasto tra epoche lontane e presente repressivo. Pier Paolo Pasolini concepì così, da una riflessione sul tempo e le sue tante sfaccettature, quella trilogia che poi avrebbe definito «della vita», aperta da una revisione del Decameron boccacciano (1971) e conclusa da Il fiore delle Mille e una notte (1974), rilettura delle celebri novelle arabe da lui apprezzate soprattutto nell’edizione curata da Francesco Gabrieli (I Millenni, Einaudi 1948). [continua a leggere su npcmagazine.it]
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