Avere quindici anni e vivere nella miseria non è per niente facile. Essere figlia di una madre egoista e accentratrice lo è ancora meno, tanto più se si comincia ad essere belle e scappare diventa l’unico modo per evadere da un mondo che non si tollera più. Ma attirare gli sguardi mette in soggezione quando si è appena adolescente, ci si sente esposti al dominio altrui, si rischia di incappare in una storia più grande di sé.
È quanto succede a Marguerite Duras, autrice di un romanzo – L’amante – il cui autobiografismo è ineludibile, ragazza francese nell’Indocina degli anni ’30 che diviene l’amante di un ricco uomo cinese, destando scandalo in una società in cui essere giovani e bianche non sempre è un vantaggio. Notata sulle rive del fiume Mekong, la giovane rimane folgorata da quest’uomo maturo e solo, fagocitato da un padre ingombrante e come lei desideroso d’affetto perché «innamorato in modo abominevole».
La Marguerite del romanzo è spaventosamente sola, cresce in un collegio femminile per bambine nate illegittime, qui inizia a provare i primi stimoli sessuali anche sotto forma di un lesbismo latente. L’orientalismo di Saigon prevale sull’Occidente altrettanto malato e stanco e l’amore, la sessualità, la crescita umana oltre che interiore, vengono vissute come scorie malate, sporche. Ma il vero sporco è quello che caratterizza l’animo della madre e del fratello della giovane, gretti a tal punto da non provare sentimenti e perciò ogni via, anche la più immorale, diviene un modo per evadere dal grigiore di un’esistenza misera. La prostituzione diventa per la quindicenne una via di fuga, un atto riprovevole che nasconde, in modo ambiguo, un grande desiderio di tenerezza.
Alla venerazione del cinese corrisponde però il generale distacco di lei, quasi uno scudo nei confronti di una società ben rappresentata dagli atteggiamenti della madre e del fratello che considerano una vergogna la relazione della giovane, ma allo stesso tempo ne approfittano, gestendo vilmente i frutti economici di quel commercio. La giovane cerca tra le braccia del ricco uomo quel piccolo barlume di speranza eppure, inevitabilmente, serpeggia tra le pagine del romanzo un atroce dubbio: è lui che ama, oppure la via di fuga che tutto questo le offre?
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L’amante è un testo drammatico, capace di affrontare i temi dell’amore e dell’iniziazione sessuale attraverso il racconto del travaglio interiore di una protagonista che non viene mai nominata e che ripercorre, in una serie di memorabili flashback, un vissuto intenso e doloroso di cui ci rende volontariamente partecipi. Il gioco della memoria e dell’oblio viene condotto sulla pagina mediante un minuzioso richiamo ai dettagli, come nello svolgersi di una pellicola cinematografica che non può non ricordare la straordinaria sceneggiatura di Hiroshima Mon Amour di Alain Resnais e firmata dalla stessa Duras nel 1959.
Dolore, memoria e rimozione; elementi inscindibili nella produzione dell’autrice, simboli di una vita vissuta intensamente e intensamente celebrata da tutta la Francia che, ancora oggi a distanza di tempo, non smette di celebrare una donna che, alla fine dei ’70, ricorreva tra i più autorevoli candidati al premio Nobel per la letteratura.
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[…] lungometraggio proseguendo sulla linea stilistica già tracciata nel primo film. Se è vero che a Marguerite Duras si deve il pregio d’aver inventato i silenzi in letteratura, altrettanto si può dire della […]