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Il dipinto di Caravaggio che divide Siracusa:
due rioni si contendono
il Seppellimento di Santa Lucia

2 minuti di lettura

Il “Seppellimento di Santa Lucia”, splendida tela che Michelangelo Merisi dipinse a Siracusa, sembra non avere pace. Dopo lunghe peregrinazione di restauro fra chiese e musei, in seguito a rimpalli di competenze e guerre tra guide turistiche, il dipinto è oggi conteso dai due rioni di Ortigia e Borgata.

La storia più recente del Seppellimento risale al 2006, quando la tela, dopo ben 35 anni di assenza, fece ritorno nella Basilica extramoenia della Borgata per il cui altare, nel 1608, Caravaggio l’aveva dipinta. Il glorioso ritorno venne salutato con entusiasmo dal governo della Regione che, in un moto di orgoglio, promise interventi di messa in sicurezza della Basilica al fine di garantire una perfetta conservazione del capolavoro. Dopo quattro anni di rimandi, i lavori d’intervento costrinsero il dipinto all’ennesimo cambio di destinazione, questa volta nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, in Ortigia, dove si trova ancor oggi.

Sembra però che il destino del Seppellimento non sia ancora concluso: è infatti scoppiata una “disputa” tra coloro che vorrebbero che la tela rientrasse alla Borgata e chi, invece, insiste per mantenerla nel cuore di Ortigia. Da una parte c’è la circoscrizione di Santa Lucia, capeggiata dal presidente Fabio Rotonda e affiancata dall’associazione Democratici per la città coordinata da Maria Rita Sgarlata, ex assessore regionale ai Beni culturali, che ha avviato una petizione per chiedere il rientro dell’opera merisiana. Ad opporsi al ritorno alla Borgata sono invece le guide turistiche, come sottolinea Carlo Castello del direttivo nazionale delle Guide italiane, che contesta l’assenza di una rete di servizi turistici alla Borgata dove il dipinto rimarrebbe isolato all’interno della Basilica.

A complicare ulteriormente le cose, vi è poi un fattore di carattere artistico: il “Seppellimento di Santa Lucia” si trova infatti appoggiato su un’altra opera, concepita appositamente per l’altare della chiesa di Ortigia. Come affermano Gaetano Bordone e Sergio Cilea, responsabili del Fondo ambiente italiano di Siracusa: «Caravaggio occulta un’opera seicentesca di Guinaccia, “Il martirio di Santa Lucia”. I tecnici assicurano che per ora non vi sia alcun problema, ma certo potrebbero nascerne dal punto di vista dell’integrità della tela posta dietro il Caravaggio. Si potrebbe spostare Guinaccia in una navata laterale in attesa che si chiarisca il destino di Caravaggio in modo da poter esporre due capolavori».

L’ultima parola spetta ora al Centro regionale del restauro di Palermo che, in questo delicato (e complicato) contesto, stanno monitorando attentamente le condizioni delle due chiese attraverso la disposizione di sensori per valutare l’umidità delle absidi. Dopo una serie di sopralluoghi dal 2011 a oggi, l’ultima relazione non lascia spazio a dubbi di sorta: Caravaggio non può rientrare alla Borgata fino a quando le condizioni della basilica non saranno idonee in termini di microclima e sicurezza. Tuttavia, neanche la chiesa di Ortigia riesce a garantire perfettamente le condizioni ottimali per la conservazione della tela, tanto che l’ipotesi di un rientro in Borgata non sarebbe poi così scellerata: «Come accade per il Satiro di Mazara o l’Annunziata di Antonello da Messina, questo dipinto è costantemente monitorato – dicono Cosimo Di Stefano e Rosaria Merlino, responsabili del laboratorio di Chimica e Fisica del Centro di restauro regionale – sia dal punto di vista microclimatico che biologico, chimico e chimico-fisico. Le analisi certificano che la Basilica della Borgata non può ospitare il quadro perché protagonista di un processo di alterazione dell’intonaco, inarrestabile e progressivo, e dunque solo l’eliminazione del degrado è condizione ineludibile per un’eventuale posizionamento della tela». «Una volta concluse queste operazioni alla Borgata – dicono i tecnici di Palermo – Caravaggio potrebbe tornare nel contesto di appartenenza. Ma dovranno essere assicurati i parametri di conservazione del dipinto e il monitoraggio costante dell’opera e delle condizioni dell’edificio che lo ospita».

G.A.

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Redazione

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