fbpx
Rivoluzione

Il cinema di Sergei Eisenstein e il mito della Rivoluzione

//
4 minuti di lettura

«Aucun cinéaste sans doute n’a été autant étudié». É con questa forte affermazione che in una manciata di parole Jacques Aumont sintetizza in Montage Einstein la grandezza di uno dei cineasti a cui tutt’ora il mondo del cinema non può che inchinarsi: Sergei Eisenstein.

Sergei Eisenstein

Disegnatore, uomo di teatro, produttore e scrittore, Sergei Eisenstein nasce il 23 gennaio 1898 a Riga, nell’attuale Lettonia, da genitori russi di origini ebraiche ortodosse. Combattente nell’Armata Rossa al momento dello scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, grazie alla collaborazione con il grande cineasta Vsevolod Meyerhold, Eisenstein diventa un regista molto popolare tra le fila del establishment comunista per la sua sensibilità estetica applicata all’esercizio della propaganda, manifestando già dalle prime produzioni la sua ossessione per la fisicità e la plasticità del corpo dell’attore, quasi un Golem plasmato dalla cinepresa.

Eisenstein diventa ben presto simbolo per eccellenze del rapporto tra arte e politica durante il regime sovietico attraverso la produzione di un’ambiziosa Trilogia della Rivoluzione che ancora oggi rappresenta uno dei punti cardini della storia del cinema. Attraverso la realizzazione di film come Sciopero! (Стачка, 1925) Eisenstein si impegna a filmare il processo della Rivoluzione in Russia, a partire dalla prima Rivoluzione del Febbraio 1917, che aveva consentito la rimozione della censura per i lungometraggi, fino alla Rivoluzione di Ottobre con la presa del Palazzo d’Inverno, che vede quindi la destituzione della Duma e la definitiva ascesa al potere del Partito Bolscevico guidato da Lenin e Lev Trockij.

Sergei Eisenstein
Una scena del film Sciopero! (1924-1925) di Sergei Eisenstein

Nelle sue realizzazioni Eisenstein ha l’ambizioso progetto di raccontare la presa di coscienza di un’intera classe operaia con l’intento di stimolare e incitare il proprio spettatore a prendere parte lui stesso al processo rivoluzionario. Le azioni e le immagini hanno un forte impatto su chi guarda, tanto da creare una reazione, ovvero una serie di forze in azione rappresentate in questo caso dagli agitatori delle masse, incaricati di tener viva e far circolare la parola rivoluzionaria per sensibilizzare l’immediata necessità di una nuova azione collettiva in nome della giustizia. Lasciando premonire il servizio che Eisenstein renderà al regime sovietico di Iosif Stalin più tardi, negli anni ’30, già dai suoi primi lungometraggi trapelano i tratti propagandistici di un shock emozionale che il regista genera quasi per eccitare e sedurre lo spettatore in uno stato di estasi e di emotività basati sulla nozione del conflitto.

Sergei Eisenstein
Una scena del film Ivan il Terribile (1944) di Sergei Eisenstein

Sciopero! (Стачка, 1924-1925)

Se Sciopero! rappresenta ancora solo un primo momento del moto rivoluzionario, possiamo però già notare la vigorosa cultura proletaria, Proletkult, di cui è pregno l’intero film. La storia si apre con il suicidio dell’operaio Yakov, eroe-martire che, infangato dall’accusa di furto, decide di togliersi la vita per la vergogna. La sua morte ingiusta scatena l’ira dei suoi compagni di fabbrica che, con un comune moto di rivolta, decidono di ribellarsi indicendo un grande sciopero. La polizia a cavallo e i padroni dello stabile agiscono duramente per sedare la protesta raccontata attraverso un cosiddetto «montaggio delle attrazioni».

Secondo Eisenstein essa è la vera essenza del rapporto tra le immagini, caratterizzato da una successione di energiche e spettacolari scene di lotta per sfociare in uno scontro durissimo che dichiara la sconfitta degli operai, il cui apogeo è sicuramente rappresentato dal crudele martirio di un infante innocente. In questo lungometraggio dai ritmi dinamici e trascinanti, Eisenstein mira a sottolineare il movimento della massa, attraverso la sovrapposizione di corpi e visi di uomini e donne fra di loro quasi intercambiabili proprio perché la loro identità si manifesta nella capacità di organizzare e coordinare le forze della collettività.

rivoluzione
Una scena dal film Sciopero! (1924-1925) di Sergei Eisenstein

La corazzata Potëmkin (Бронено сец «Потёмкин», 1925)

Sempre sull’onda dell’ossessione del cineasta russo per il racconto della vita, del potere della massa intesa come collettività, il dramma in cinque atti de La Corazzata Potëmkin è l’omaggio con il quale Eisenstein celebra il ventesimo anniversario dei primi prodromi rivoluzionari di Kronštadt e del celebre massacro di Odessa che portarono poi alla Rivoluzione Russa del 1905 a seguito della sconfitta dell’impero zarista di Nicola II nella guerra russo-giapponese. Sicuramente le immagini simbolo di questa pellicola, tra cui la scena della carne putrefatta e il volto sanguinante della donna colpita da una sciabolata, evidenziano il trattamento disumano che viene riservato alla nobile figura del lavoratore, incitando alla rivolta e allo sciopero per onorare il sacrifico di coloro che hanno sfidato l’autorità.

Sergei Eisenstein
Una scena del film La Corazzata Potëmkin (1925) di Sergei Eisenstein

Ottobre (Октябрь, 1927)

Nonostante si pensi che il cinema russo degli anni ’20 non abbia avuto nessuno tipo di contatto con il grande sistema di distribuzione che stava nascendo in quegli stessi anni negli Stati Uniti, in realtà fu lo stesso Eisenstein a recarsi oltre oceano per fare suo quell’enorme successo che le superproduzioni firmate David Wark Griffith stavano conquistando.

Nel 1930 viene chiamato a Hollywood dalla Paramount Pictures, uno dei maggiori studios americani, che gli offre un contratto a 100 mila dollari per la realizzazione della versione cinematografica di Una tragedia americana (1925) di Theodore Dreiser, che a causa di numerose divergenze non riuscirà mai a terminare. Lo stesso cineasta russo sarà, inoltre, uno dei più grandi ammiratori di Charlie Chaplin, personalità innovativa e cardine del primo star system a stelle e strisce.

Sergei Eisenstein
Sergei Eisenstein insieme a Charlie Chaplin – fonte: www.pinterest.com

Dopo essersi fortemente interessato alla sperimentazione dell’immagine tipica delle avanguardie artistiche europee degli anni ’20, Eisenstein decide di realizzare con Ottobre una cosiddetta superproduzione, un lavoro grandioso e impegnativo in risposta a capolavori del calibro di Napoleone (1927) di Abel Gance e Nascita di una nazione (1915) di David Wark Griffith. Ottobre ha un ruolo fondamentale in questa trilogia della Rivoluzione in quanto omaggio commissionato dal governo sovietico per il decimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre e della Presa del Palazzo d’Inverno del 1917 attraverso un’interpretazione bolscevica della storia come insurrezione di massa che mira a dimostrare la legittimità popolare della classe operaia a un livello addirittura internazionale. Ripercorrendo i fatti che segnarono gli albori del potere del partito bolscevico di Lenin, Ottobre si dimostra ancora un perfetto esempio del florido periodo tra il 1917 e il 1928 dove Stato e sperimentazione cinematografica convivevano in perfetta sintonia all’interno di un contesto di cinema nazionalizzato che voleva comunque mandare un messaggio significativo al proprio spettatore. Prima ancora di una produzione filmica centralizzata e semplificata nella sua forma perché più controllabile, non dobbiamo infatti dimenticare questo momento di passaggio estremamente ricco e fecondo dove lo stesso artista decideva di prendere parte a un nuovo progetto politico nazionale che lasciava ancora una notevole libertà di espressione alla sperimentazione cinematografica.

Sergei Eisenstein
Una scena del film Ottobre (1927) di Sergei Eisenstein

 


Segui Frammenti Rivista anche su Facebook, Instagram e Spotify, e iscriviti alla nostra Newsletter

Sì, lo sappiamo. Te lo chiedono già tutti. Però è vero: anche se tu lo leggi gratis, fare un giornale online ha dei costi. Frammenti Rivista è edita da una piccola associazione culturale no profit, Il fascino degli intellettuali. Non abbiamo grandi editori alle spalle. Non abbiamo pubblicità. Per questo te lo chiediamo: se ti piace quello che facciamo, puoi iscriverti al FR Club o sostenerci con una donazione. Libera, a tua scelta. Anche solo 1 euro per noi è molto importante, per poter continuare a essere indipendenti, con la sola forza dei nostri lettori alle spalle.

Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.