Hideo Yamamoto, tra il 2003 e il 2011, ha serializzato sulla rivista Big Comic Spirits un manga che affronta in modo critico e psicologico la società giapponese compiendo, quasi, uno studio sulla condizione umana: Homunculus-L’occhio dell’anima.
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La storia in breve
La trama ruota attorno al personaggio di Susumu Nakoshi, un trentaquattrenne senzatetto legato soprattutto alla sua automobile, che «vive» a metà strada tra un complesso di lusso di Tokyo e un parco frequentato da altri senzatetto.
Co-protagonista dell’opera è Manabu Ito, di ventidue anni, è un giovane rampollo di una ricca famiglia laureando in medicina, il cui fine è andare a fondo nei misteri dell’essere umano.
I due personaggi presto si incontrano: Ito sta cercando una cavia per praticare un esperimento di trapanazione del cranio finalizzato a studiare sensi che un normale essere umano dovrebbe avere sopiti, scoprendo in Nakoshi la sua cavia perfetta. Dopo un rifiuto perentorio iniziale, spinto dal bisogno di denaro necessario a riscattare l’amato veicolo, Susumu accetta di sottoporsi alla trapanazione.
Dopo l’operazione Nakoshi diventa capace di vedere gli homunculus chiudendo il suo occhio destro, ossia quelli che potrebbero essere le rappresentazioni fisiche dei pensieri e dei sentimenti più nascosti di una persona. Prende così il via per i due particolari personaggi una specie di studio sperimentale della condizione umana.
L’homunculus in filosofia
Il tema affrontato dal mangaka non è nuovo all’ambiente filosofico ma, anzi, ha origini ben radicate in quest’ultimo attraverso il paradosso dell’homunculus.
Nella sua accezione generale, l’homunculus è un uomo in scala ridotta che viene usato per spiegare o rappresentare vari fenomeni biologici e problemi filosofici riguardanti, soprattutto, la generazione della vita e il sorgere della coscienza.
La sua origine si perde nel passato intrecciandosi con la cultura alchemica di matrice arabo-musulmana, la tradizione ebraica del Golem e l’ermetismo ellenico. Solo nel XV secolo esso penetra in filosofia, tramite l’interesse per l’esoterico alimentato dalla kabbalah e dall’alchimia.
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Il tema si sviluppò nel dualismo fra mente e corpo, introdotto nella storia della filosofia moderna da Cartesio con la struttura argomentativa del cogito, ma effettivamente è un concetto molto più antico, comparendo infatti già nelle opere di Platone.
Successivamente Gilbert Ryle, nel 1949, offrì una versione del pensiero di Cartesio, secondo la quale ogni essere umano possiede «sia un corpo sia una mente»: il corpo si colloca nello spazio ed è conoscibile dall’esterno (è una cosa pubblica); la mente non si colloca nello spazio ed è conoscibile solo dall’interno (è una cosa privata).
La mente è quindi una sorta di spettro che si aggira nella macchina-corpo, «lo spettro nella macchina», e si configura come un «teatro privato» con un suo «palcoscenico privato» dove sono coscientemente rappresentate le «scene» della propria vita mentale.
In conclusione
Grazie ad immagini potenti e ben dettagliate, Yamamoto riesce nel suo intento: descrivere la società giapponese in tutte le sue sfaccettature, attraverso un linguaggio semplice e fruibile al pubblico, mescolando psicologia e sentimenti. Un manga che merita di essere letto e conosciuto.
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