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«Il giudizio universale» di Bosch, maestro del mostruoso

Tra le opere più importanti del pittore fiammingo c'è «Il giudizio universale» (1504). Quali sono le caratteristiche dell'opera? E a cosa si è ispirato Bosch?

4 minuti di lettura

Le rappresentazioni allucinate di Hieronymus Bosch (1453-1516) hanno sempre affascinato l’osservatore e hanno spinto gli storici dell’arte verso interpretazioni sempre più profonde e in alcuni casi bizzarre. Diversi dipinti del pittore fiammingo sono oggi intesi secondo linguaggi esoterici e addirittura accostati alle opere surrealiste del XX secolo di Salvador Dalì. Dall’altro canto, allontanandosi dalle rappresentazioni di mondi oscuri e soprannaturali, risulta evidente come Bosch fosse un pittore del suo tempo impregnato della cultura popolare, dalla quale ricavava le scene che prendevano forma nei suoi capolavori. Diverse sono le immagini in cui ha accostato l’umiltà religiosa con un umorismo tagliente, andando a rappresentare proverbi e modi di dire dell’epoca. Analizzando le varie opere di Hieronymus Bosch si nota come riusciva a conciliare sia scene bucoliche sia immagini ricche di particolari macabri e grotteschi.

Tra le opere più importanti della produzione di Bosch, troviamo Il giudizio universale del 1504, oggi a Vienna nella collezione dell’Akademie der bildenden Künste. Il trittico è tra le poche opere realizzate al tempo dell’artista che riesce a evocare con tanta precisione la paura provata dalle persone medievali per la fine del mondo. L’opera è suddivisa in tre ampi pannelli, nei quali sono ritratte le scene apicali della cristianità. Ciò che l’artista raffigura è il primo e l’ultimo atto della grande storia dell’umanità, mediante un passaggio che inizia dalla creazione dei primi esseri umani Eva ed Adamo e finisce, secondo le sacre scritture, con il Giudizio Universale, in cui le anime degli uomini sono divise tra paradiso e inferno.

«Il giudizio universale» di Hieronymus Bosch: analisi dell’opera

Nella prima tavola, un paesaggio naturale rigoglioso fa da sfondo alla creazione di Eva dalla costola di Adamo, seguita in secondo piano dal peccato originale e successivamente dalla cacciata degli stessi dal paradiso terrestre. Su tutto troneggia Dio Padre. Parallelamente alla cacciata dall’Eden dei progenitori, in cielo gli angeli peccatori, capitanati da Lucifero, cadono dal paradiso trasformandosi in orribili demoni dai corpi neri. La prima anta del trittico è quindi la raffigurazione di ciò che è stato in principio.

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Per capire esattamente ciò che si sta osservando negli altri due pannelli è bene dedicare del tempo a ogni dettaglio rappresentato. Punto focale de Il giudizio universale di Bosch è la rappresentazione delle pene infernali, che ricoprono buona parte del pannello nel mezzo e tutto quello laterale. Nella parte superiore della tavola, posta al centro, un piccolo spiraglio di cielo azzurro è sede del tribunale divino. Si possono distinguere: Gesù Cristo giudice, Maria Vergine, san Giovanni Evangelista, e ai lati gli apostoli. In relazione all’ampio spazio dedicato alle pene infernali, quello dei beati risulta molto più contenuto. La motivazione di questa scelta compositiva sta nel fatto che la quantità di anime toccate dalla grazia divina è inferiore rispetto ai peccatori.

Hieronymus Bosch, «Il giudizio universale»

La parte sottostante è interamente dedicata alle pene infernali. Lo sfondo è cupo, con radi spiragli di fuoco, provenienti dalla terra arsa, dove brulicano personaggi fantastici. Per costruire l’immagine degli inferi, Hieronymus Bosch ha seguito le parole dell’inno sacro del XIII secolo (Isaia 43, 10-21): «avrebbe colmato il giorno dell’ira, il giorno nel quale il mondo sarebbe sprofondato nella cenere ardente». Le scene si svolgono sia all’esterno sia all’interno di costruzioni ricavate nella roccia o a delle tende dai colori brillanti. Per le immagini, si pensa che l’ispirazione del pittore fiammingo derivi dall’Apocalisse di San Giovanni, molto studiata nel Medio Evo. A fare da sfondo, probabilmente, è la valle di Josafat, a oriente di Gerusalemme. Questo deriva da alcune indicazioni presenti nell’Antico Testamento (Gioele 4, 2 e 12) perché si credeva che il giudizio universale dovesse svolgersi in questo luogo. Queste scritture, venivano lette dai contemporanei di Bosch con una certa inquietudine. Diverse sono le altre rappresentazioni di quel momento biblico, come le xilografie di Dürer.

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Ritornando all’iconografia de Il giudizio universale di Bosch, anche nel pannello di destra parecchi dannati sono spogliati da ogni loro avere terreno e spiccano dallo sfondo cupo grazie alla loro pelle chiara e brillante. I peccatori patiscono delle pene atroci inferte da diavoli umanoidi capaci d’ingozzare, squartare, trafiggere e umiliare i condannati, seguendo la legge del contrappasso dantesca. Alcuni di questi castighi, sono riconducibili alle fonti letterarie largamente diffuse nel Medio Evo, tra cui la Divina Commedia di Dante Alighieri, ma, ad oggi, non sappiamo ancora dire con certezza quanto Bosch fosse entrato in contatto diretto con l’opera trecentesca. Le creature zoomorfe e antropomorfe derivano da una tradizione iconografica e letteraria da tempo popolata da anfibi, umanoidi e draghi che si nutrono delle viscere delle loro vittime. Con queste figure, che si trasformano sotto i nostri occhi, Bosch è riuscito a raffigurare efficacemente l’immaginario medievale dell’inferno.

Chi era Hieronymus Bosch?

Hieronymus Bosch visse nella seconda metà del Quattrocento e nei primi anni del Cinquecento. La sua attività artistica è inscrivibile nell’ambito della pittura fiamminga. A seguito dello spostamento della capitale del ducato di Borgogna a Bruges, le fiandre diventarono un centro culturale importantissimo per l’epoca e influenzarono l’arte europea, in particolar modo quella della penisola italiana. Tra i pittori più in voga del periodo si fece strada proprio Bosch, il quale si distinse grazie alle sue composizioni brulicanti di personaggi caricaturali e fantasiosi. Inoltre, non si rifaceva ai temi dell’antichità classica, a differenza degli altri pittori della sua epoca.

La biografia di Bosch, oltre a essere lacunosa, è anche priva di certezze. Infatti, la maggior parte delle opere sono solo attribuite all’artista, ma non esiste la sicurezza assoluta che fosse effettivamente lui l’esecutore. Attraverso alcuni fortuiti documenti è possibile ipotizzare una data di nascita che si aggira introno al 2 ottobre del 1453. Nel 1480, probabilmente, si sposò con Aleyt de Meervenne, che grazie ai sussidi della sua famiglia, particolarmente benestante, permise al pittore di sviluppare le sue doti artistiche. Questi sono gli anni in cui si unì alla Confraternita della Nostra Diletta Signora, un gruppo religioso legato al culto della Vergine. Grazie a ciò, Bosch riuscì a intessere una rete di committenze fra le maggiori città dell’epoca. Morì, forse dopo aver contratto il colera, il 9 agosto del 1516. Questa data è stata ricostruita studiando alcuni documenti della Confraternita: gli studiosi hanno ritrovato un Requiem, ovvero una messa in onore del pittore scomparso, in cui è stato riportato quello specifico giorno. 

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L’arte di Hieronymus Bosch è stata considerata da molti critici e storici come fonte d’ispirazione per alcune correnti artistiche, dal Simbolismo al più tardo Espressionismo tedesco, e successivamente al movimento Surrealista.

Angela Zaghi

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