Fino al 5 giugno a Milano c’è un luogo che celebra l’equilibrio dello sguardo, è il Palazzo della Ragione, una delle case milanesi che, da anni, dedica alla fotografia il suo spazio e impegno. Questa volta è la carriera di Herb Ritts ad essere protagonista assoluta: i suoi bianchi e neri invadono realmente tutto lo spazio espositivo, accuratamente studiato per accoglierli.
Iniziando la sua carriera fotografica negli anni ’70, Herb Ritts negli anni si è guadagnato la reputazione di maestro d’arte e della fotografia commerciale. Cresciuto sulla costa californiana conosce un giovane Richard Gere, nonché l’inizio della sua avventura artistica, che in occasione della morte del fotografo descriverà a lungo la loro amicizia.
«Mi ricordava il direttore di fotografia Néstor Almendros ne I giorni del cielo, puro e leggero».
Richard Gere
Herb Ritts, nella sua intensa carriera, non produce solo fotografie, ritratti di moda o di personaggi famosi, il suo non è solamente un viaggio nel corpo umano, è uno studio di linee, di contrasti, di intrecci di elementi.
L’approccio alla fotografia viene da lui stesso descritto come un’avvicinamento lento – «sapevo di avere un occhio speciale ma non sapevo come sfruttare questa capacità. La fotografia è stata la maniera giusta per affinare il mio sguardo».
Non sono solo corpi quelli da lui fotografati, sono linguaggi espressivi creati dai movimenti e dalle geometrie a descrivere un mondo di corpi flessi sorprendentemente in armonia tra l’uso del bianco e del nero.
La sua è una leggerezza con una precisa direzione, somigliante più a un atto di lucida liberazione di energia creativa sprigionata da un lavoro accurato realizzato in camera oscura. È il solo uso della luce naturale a rendere possibile tutto questo: nessuno studio fotografico, di fondali bianchi o di luce artificiale, solamente il raggiungimento di un punto di incontro tra luce e ombra, tra bianco e nero.
Dal primo momento la forza del classicismo e l’atmosfera di nuovo modernismo si riflettono sia nelle fotografie sia nel contesto che le accoglie creando l’accoppiata vincente, distinguendosi tiene testa per tutta la durata della mostra: così le luci ultra moderne e l’onnipresenza delle pareti affrescate del Palazzo, segno indelebile della storia a Milano, fanno da sfondo all’incredibile mondo senza colori e in equilibrio del grande fotografo americano.
In quest’atmosfera gli stereotipi maschili e femminili si confondono interrogandosi proprio sulla fisicità e studiandola da vicino.
Audace è il suo modo di guardare e di vedere, audace è la leggerezza con cui, in camera oscura, miscela i suoi elementi. Il suo modo di fotografare è semplice, dritto e lineare, con elementi naturali ben precisi: corpi, pelle, sabbia.
«You’re trying to get to one moment with one frame that eventually may speak for your generation».
(Si sta cercando di arrivare al momento in cui, uno scatto, possa parlare della vostra generazione)
Herb Ritts 1999
La retrospettiva milanese è un vero rivoltarsi indietro e avanti, in senso temporale e spaziale diventa una digressione contemporanea, in chiave moderna, un appuntamento da non perdere.
«Non voglio essere nostalgico e conservatore, il mio ritorno al classicismo è compensato da una misteriosa audacia».
Herb Ritts
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