«Il tempo corre e fluisce e solo la nostra morte riesce a raggiungerlo. La fotografia è una mannaia che nell’eternità coglie l’istante che l’ha abbagliata».
MESSICO. Mexico City. 1934.
Nel 1908 in un comune dell’Île-de-France, Chanteloup-en-Brie, nasce Henri Cartier-Bresson, fotografo francese, co-fondatore di una delle agenzie più importanti al mondo, la Magnum, e pioniere del fotogiornalismo. Dedicatosi per diverso tempo alla pittura, solo nel 1931 la fotografia diventa la sua maggiore occupazione e tanto si deve a uno scatto dell’ungherese Martin Munkacsi.
«È stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo».
Inizia così il suo grande amore per la Leika, mentre lavora come assistente regista di Jean Renoir, figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, e compie viaggi in Asia dove esercita la sua nuova passione per la fotografia. Passione che non lo abbandona nemmeno quando durante il secondo conflitto mondiale entra nella resistenza francese, il movimento armato clandestino che combatteva contro l’occupazione militare della Francia. Nel 1940 viene catturato dalle truppe naziste ma, riuscito a evadere, si unisce a un’associazione di assistenza ai prigionieri evasi.
È a Parigi durante la liberazione della città (25 agosto 1944) e ha la possibilità di fotografare uno dei momenti cruciali della Storia del secolo scorso; le sue testimonianze sono tasselli preziosissimi nel complesso puzzle di quegli anni.
I collaborazionisti tedeschi sparano dai tetti sulla folla giunta ad accogliere il presidente Charles De Gaulle.
Parigi. 22-25 Agosto 1944.
FRANCIA. Liberazione. Limousine. 1944.
Parigi. Sedicesimo arrondissement. Avenue Foch. 22-25 Agosto 1944.
FRANCIA. Liberazione. Alsazia. 1944.
«L’avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello».
Cartier-Bresson si rende conto che per rappresentare la realtà, la pittura non basta: se il disegno permette una razionalizzazione che la Leika non sempre concede, la macchina fotografica fa in modo di cogliere istanti che sfuggono all’occhio disattento, momenti irripetibili e fugaci.
La guerra è finita e lui è sopravvissuto. Non sembra però esserne a conoscenza il MoMa, il museo d’arte moderna di Manhattan, che nel 1946 sta organizzando una mostra “postuma” su Cartier-Bresson, il quale, venuto a sapere dell’inconveniente, collabora alla preparazione dell’allestimento. Si trasferisce quindi negli Stati Uniti dove fonda nel 1947 insieme a Robert Capa, George Rodger, e David Seymour la prestigiosissima agenzia Magnum, Società Cooperativa che tiene sotto la sua ala sessanta fotografi di tutto il mondo proteggendo il loro diritto d’autore e garantendo loro la piena libertà di scatto. I quattro fotografi si dividono le aree di influenza: Cartier-Bresson predilige l’Asia, Seymour l’Europa, Rodger l’Africa e Capa si dice pronto a esplorare ogni dove.
UNIONE SOVIETICA. Frunze. 1972.
INDIA. Kerala. 1966. Villaggio vicino a Cochin. 1966. Mendicanti.
GIAPPONE. Hokkaido. Vicino a Noboribetsu. 1965.
Più di altri, gli scatti di Cartier-Bresson non meritano altro commento se non le brevi didascalie che l’autore stesso si è premurato di apporre: il vero significato di ogni immagine è da rintracciare solo ed unicamente negli occhi di chi la osserva, senza che inutili fronzoli si frappongano tra fruitore e fotografia.
«Lasciamo che le foto parlino da sé e non permettiamo che delle persone sedute dietro ad una scrivania aggiungano ciò che non hanno visto. Le immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spieghi, sono mute, perché devono parlare al cuore e agli occhi».
Cartier-Bresson intraprende viaggi in tutto il mondo e fra le sue mete spesso ricorre il Belpaese.
ITALIA. Basilicata. Grassano. 1973. Pellegrinaggio a S. Innocenzo.
ITALIA. Basilicata. Pisticci. 1973.
ITALIA. Napoli. 1971.
Grazie al suo vastissimo lavoro di fotografo, Cartier-Bresson si è affermato nel mondo del fotogiornalismo tanto da essere soprannominato l’occhio del secolo in riferimento ai momenti cruciali della Storia da lui immortalati.
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[…] Nel 1908 in un comune dell’Île-de-France, Chanteloup-en-Brie, nasce Henri Cartier-Bresson, fotografo francese, co-fondatore di una delle agenzie più importanti al mondo, la Magnum, e pioniere del fotogiornalismo. Dedicatosi per diverso tempo alla pittura, solo nel 1931 la fotografia diventa la sua maggiore occupazione e tanto si deve a uno scatto dell’ungherese Martin Munkacsi. Inizia così il suo grande amore per la Leika, mentre lavora come assistente regista di Jean Renoir, figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, e compie viaggi in Asia dove esercita la sua nuova passione per la fotografia. Continua a leggere… […]
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