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Hawkeye shooting at the Cody Night Rodeo ©Aaron Huey

Hawkeye Huey: sei anni
e il primo libro fotografico

4 minuti di lettura

 

Hawkeye Huey plays with instant photographs around the American West ©Erika Schultz/The Seattle Times
Hawkeye Huey plays with instant photographs around the American West ©Erika Schultz/The Seattle Times

Si sente spesso parlare della fotografia come una forma d’arte, discutere sulla sua funzione culturale, sociale, documentaristica. Si etichettano generi fotografici, singoli autori, fino a improntare correnti di pensiero fotografiche più o meno predominanti. Si indagano la tecnica, la strumentazione, ci si ferma ancora a discutere sulla fotografia digitale contrapposta a quella analogica. Raramente invece, si sente parlare della fotografia come un gioco, proprio come lo intenderebbe un bambino, tanto da far sorgere spontanea una domanda: da quando abbiamo smesso di divertirci parlando di fotografia? 

Hawkeye Huey shooting at Slab City Rebel Circus Camp ©Aaron Huey
Hawkeye Huey shooting at Slab City Rebel Circus Camp ©Aaron Huey

Così Hawkeye Huey, nato a Seattle nel 2010, dimostra che, oltre a porre la fotografia su un tavolo e parlare della sua essenza, si può inventare un nuovo gioco con regole sempre diverse, come con un mazzo di carteIl suo nome di battesimo porta già con sé una promessa: Occhio di Falco (Hawkeye) ha il sapore delle leggende dei nativi americani, di un fumetto Marvel o di un personaggio de L’ultimo dei Mohicani, ma questo è un altro genere di storie.

Hawkeye Huey shooting at Slab City Rebel Circus Camp ©Aaron Huey
Hawkeye Huey shooting at Slab City Rebel Circus Camp ©Aaron Huey

È il mese di aprile del 2014, quando Hawkeye Huey riceve il sua quarto regalo di compleanno: una Fujifilm Instax 210, una polaroid che stampa direttamente le istantanee.  Le parole d’ordine per descrivere la fotografia diventano stupore, scoperta, divertimento e avventura. Così, Aaron Huey, il padre del piccolo Hawkeye, nonché uno tra i maggiori fotografi per National Geographic, decide di portare con sé il figlio nelle sue avventure, per un viaggio che sia da educazione allo sguardo per entrambi.

Hawkeye shooting at the Cody Night Rodeo ©Aaron Huey
Hawkeye shooting at the Cody Night Rodeo ©Aaron Huey

«Subito alla prima fotografia ho spiegato a Hawkeye che aveva bisogno di sbattere la Polaroid avanti e indietro velocemente per poterla sviluppare: ora lo fa con ogni scatto e la porge subito alla persona fotografata. Mi piace guardarlo correre a mostrare alla gente le sue fotografie, e mi piace che queste siano oggetti fisici, non file digitali salvati in un iPhone»

La scelta di una macchina fotografica analogica, per un bambino di quattro anni (sei, ad oggi), non è casuale e deriva proprio dalla scarsità di immagini fisiche presenti oggi e appunto per cercare di rallentare questo processo di eliminazione. Perché ogni fotogramma diventi un’interazione. E così è stato, almeno per suo figlio Hawkeye. 

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Negli anni prima, il lavoro di Aaron Huey lo ha portato a visitare luoghi in ogni angolo del globo, vette, deserti, zone di combattimento e molti dei luoghi più remoti del pianeta. È noto per la sua traversata dell’America e per la sua estesa documentazione dei Lakota Sioux della riserva di Pine Ridge indiana, nel Sud Dakota. Tutta la sua esperienza acquisita negli anni, pronta per essere trasmessa al figlio.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Sempre nel 2014 infatti, i due iniziano insieme una lunga avventura di 2 anni e 2 mesi per visitare tutto il West americano: fotografando, esplorando, incontrando estranei, inseguendo la luce e imparando a guardare e vedere fotograficamente.

Aaron Huey and his son Hawkeye Huey ©Erika Schultz/The Seattle Times
Aaron Huey and his son Hawkeye Huey ©Erika Schultz/The Seattle Times

Inizia tutto in maniera abbastanza semplice: un padre e un figlio in un loro primo grande viaggio lontano dalla mamma. Da Seattle si dirigono verso il Lago Salton nella California del Sud, dormendo il più delle volte dentro sacchi a pelo e grosse tende.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Per Aaron Huey, spendere i soldi nelle pellicole per Hawkeye è importante in quanto «trasforma ogni foto in una interazione vera e propria, in una conversazione e ognuno sorride quando Hawkeye si avvicina a mostrargli il suo lavoro».

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Le immagini che ne risultano sono a migliaia e vengono accuratamente sistemate da Aaron, seguendo ogni spostamento del viaggio: una serie infinita di paesaggi lacustri, montuosi e poi desertici con ritratti mozzafiato scattati ad altezza bambino.

Immagini tecnicamente imperfette, ma piene di sorrisi; con parti del corpo tagliate fuori, ma piene di vita. Fotografie libere, semplici, che non hanno subito nessun tipo di influenza, nessun autore o artista famoso alle sue spalle, se non la figura immensa, almeno figurativamente, di suo padre Aaron.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Nel loro girovagare salgono sul Monte della Salvezza, una colorata montagna artificiale che si trova a sud del deserto della California, vanno al Cody Night Rodeo, visitano i mercati della Navajo Nation e percorrono tutta la striscia di Las Vegas. Ritratti e tramonti, corse in macchine e pause lungo la strada.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Molte di queste fotografie, e il loro viaggio, sono state condivise su un account Instagram creato appositamente per Hawkeye e tutta la sua collezione di fotografie, proprio in questi giorni, è diventata un libro, edito da  OutsiderbooksCOWBOY, INDIANS, HOBOS, GAMBLERS, PATRIOTS, TOURISTS & SUNSETS. A 5-year-old’s Portrait of the American West.

Hawkeye Huey with his first book ©Aaron Huey
Hawkeye Huey with his first book ©Aaron Huey

«Hawkeye è già un personaggio molto sociale, ma penso che fotografare gli altri, in questo modo, lo apra ad una vita di comunicazione con le persone, anche molto diverse da lui e diverso dalla nostra comunità locale. Credo che oggi tantissime persone si ritrovano bloccate in una cosiddetta zona di comfort nel modo in cui vedere il mondo e che interagiamo con esso limitando la nostra esposizione»  – Aaron Huey all’agenzia Huffington post.

Questo non succede a suo figlio che, libero di esprimersi, può guardare il mondo attraverso la sua Polaroid e immaginarselo come un gioco di cui avere cura e da cui trarre ispirazione e conoscenza.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

Di certo è un gioco la fotografia che ha dei limiti svincolati da qualsiasi penalità piuttosto che delle regole ferree da rispettare. Principi nati per essere disattesi, senza una possibile etichettatura, in grado di diventare un linguaggio equivalente a tutte le lingue del mondo. Un gioco quindi basato, semplicemente, sull’istinto: uno stupore e una curiosità illimitata che portano a risultati sorprendenti.

©Hawkeye Huey
©Hawkeye Huey

 

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Fausta Riva

Fausta Riva nasce in Brianza nel 1990.
Geografa di formazione(Geography L-6) poi specializzata in fotografia al cfp Bauer.
Oggi collabora con agenzie fotografiche e lavora come freelance nel mondo della comunicazione visiva.
Fausta Riva nasce sognatrice, esploratrice dell’ordinario. Ama le poesie, ama perdersi e lasciarsi ispirare.

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