In un’era dominata dall’individualismo e dallo strapotere di algoritmi e flussi di informazioni, è possibile tornare a un’idea di narrazione corale, che contraddistingueva storie e miti antichi, in grado di restituire su carta il senso di interconnessione tra tutte le componenti del mondo? Questo è l’obiettivo di Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (Nottetempo, 2012; Bompiani, 2020) del premio Nobel 2018 Olga Tokarczuk: dimostrare «che il mondo è una grande rete, una totalità, e che non esiste una cosa a sé stante».
La trama di «Guida il tuo carro sulle ossa dei morti»
Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è ambientato a Kłodzko, un villaggio rurale al confine tra Polonia e Repubblica Ceca, i cui ritmi sono scanditi dagli inverni rigidi, dalle festività religiose e dalle battute di caccia. In questo contesto aspro, dipendente e al tempo stesso disconnesso dalla natura, vive la protagonista Janina, eccentrica insegnante di inglese, appassionata di astrologia e traduttrice a tempo perso di William Blake.
Quando alcuni cacciatori vengono ritrovati morti a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, Janina si interessa alle indagini con una personale teoria: a commettere gli omicidi sarebbero stati infatti gli animali, mossi da un istinto di vendetta nei confronti degli uomini liberi di uccidere così impunemente.
“Dyzio,” dissi, “sono gli Animali che si vendicano degli Uomini.” Dyzio mi crede sempre, ma quella volta non mi ascoltò nemmeno. “Non è così incredibile,” continuai. “Gli Animali sono forti e intelligenti. Non sappiamo nemmeno quanto. Una volta mandavano gli Animali in tribunale. A volte li condannavano anche.”
La protagonista Janina
Janina, alter ego dell’autrice, è una voce anticonvenzionale: narratrice inaffidabile, eppure guidata da una logica ferrea riflessa nella scelta di attribuire l’iniziale maiuscola a parole comuni; ma anche donna radicalmente eccentrica, estranea agli standard sociali della Polonia, quasi una strega dell’età contemporanea. In un Paese fortemente religioso, Janina non è credente (o almeno non nel Dio cristiano); in un contesto conservatore, in cui le donne indipendenti non sono viste di buon occhio, ha un passato da ingegnera e da sportiva e non è sentimentalmente legata a nessuno.
Blake e le stelle
Ormai alle soglie dell’anzianità e costretta a convivere con un “morbo” la cui natura non viene mai esplicitata, ma che ha ripercussioni sia fisiche che psichiche, Janina utilizza la letteratura per decifrare e comprendere il mondo. Il titolo stesso del romanzo, Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, riprende un verso di William Blake, poeta che Janina si impegna a studiare e tradurre minuziosamente con l’aiuto del suo ex studente Dyzio. Interpretando le parole di Blake, Janina ribadisce più volte come la modernità sia il segno di una Caduta, una perdita di armonia con l’universo.
Vedo come ci muoviamo a tentoni in una Tenebra perenne, come Coleotteri catturati e messi in una scatola da un bambino crudele. È facile danneggiarci e farci del male, fare a pezzetti la nostra bizzarra esistenza, finemente rattoppata. Interpreto tutto come anormale, terribile e minaccioso. Vedo solo Catastrofi. Ma dal momento che l’inizio è la Caduta, è possibile cadere ancora più in basso?
L’altra chiave di lettura del mondo è l’astrologia: ben lontana dall’immagine pop stereotipata dell’oroscopo, l’astrologia per Janina è una scienza e una religione, un modo di riscoprire le interconnessioni tra il singolo e l’universo. Grazie a un’accurata analisi delle carte astrali, che riportano la posizione dei pianeti nel momento della nascita di un individuo, Janina ne deduce la personalità, le motivazioni e persino la causa di morte. Questi procedimenti sono descritti dettagliatamente in una serie di intermezzi, stranianti a un primo impatto ma in grado di conquistare piano piano anche i lettori più scettici.
«Guida il tuo carro sulle ossa dei morti»: un noir ambientalista
È impossibile incasellare Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (acquista) in un unico genere letterario. La voce narrante di Janina dà alla storia un tono onirico, che rasenta a tratti il realismo magico, prima di tornare bruscamente alla realtà; i riferimenti letterari a William Blake ricordano le atmosfere della trilogia di Queste oscure materie di Philip Pullman, accentuate dalla lettura delle carte astrali quasi fossero un aletiometro. D’altro canto, la vicenda si svolge secondo i canoni del genere noir: una serie di delitti efferati e irrisolti, indagini e depistaggi e, soprattutto, una detective pronta ad andare contro a tutti per avvalorare le proprie ipotesi. Tokarczuk innesta su questo palinsesto la questione ambientale, a lei molto cara, declinata nei toni dell’antispecismo: la corrente di pensiero che considera animali ed esseri umani degni di pari diritti.
Della qualità di uno stato decidono i suoi Animali. Il rapporto con gli Animali. Se gli uomini si comportano bestialmente con gli Animali, allora non servono a niente né la democrazia né altro.
Perché il Nobel a Olga Tokarczuk è importante
Olga Tokarczuk ha vinto il premio Nobel per la letteratura del 2018, premio ingiustamente passato in sordina per una serie di controversie: l’assegnazione del Nobel è infatti slittata di un anno, dopo il caso di molestie sessuali che aveva coinvolto l’Academy, e oscurata dalla vittoria nel 2019 di Peter Handke, scrittore serbo vicino politicamente al regime di Milošević.
La sua voce merita invece più considerazione, perché offre una prospettiva anticonvenzionale e una possibile via d’uscita all’ansia collettiva che affligge il mondo. Le storie, intese nel senso più arcaico della parola, offrono per Tokarczuk un’interpretazione del mondo capace di andare oltre all’hic et nunc dell’informazione contemporanea, in cui l’individuo non è più il solo centro, ma uno dei tanti centri di interconnessione delle coincidenze del mondo.
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