«Dopo 30 anni dall’ultimo posto di Canzoni alla radio, siamo arrivati primi con Un giorno mi dirai. Stiamo vivendo un momento magnifico ma non è che ci scorderemo chi siamo, torneremo ad essere gli Stadio. La nostra forza è che non ci dimentichiamo mai da dove veniamo. Questo tour di concerti e questo nostro album parla di nostalgia. Noi crediamo che attraverso la nostalgia, possiamo disegnarci un futuro meraviglioso con un occhio amorevole rivolto al passato. Senza la tristezza della malinconia…».
Gaetano Curreri
Hanno vissuto un crescendo di emozioni nello spazio di due mesi o poco più. A febbraio conquistano il Festival di Sanremo, pubblicano il loro 15° album in studio a 5 anni di distanza dall’ultimo disco di inediti, riconquistano uno spazio televisivo dopo essere stati per troppo tempo snobbati e considerati solo per le collaborazioni con Lucio Dalla e Vasco Rossi, quasi fosse un tabù riconoscere la loro identità di band pop-rock. E appena cominciato un tour in giro per l’Italia, un mese fa, hanno rischiato di perdere, per un malore, una delle colonne portanti, uno dei fondatori del gruppo. Stiamo parlando degli Stadio, una delle band più longeve nel nostro panorama musicale, che da quasi quarant’anni propone le sue sonorità uniche accompagnate dalla voce caratteristica del suo front man.
Martedì 19 aprile 2016 li abbiamo ascoltati al Politeama di Genova in una delle date del loro Miss Nostalgia Tour per promuovere l’omonimo album uscito in concomitanza al Festival di Sanremo. Sul palco genovese, Gaetano Curreri (voce), Andrea Fornili (chitarra), Fabrizio Foschini (tastiere e pianoforte), Roberto Drovandi (basso), Maurizio Piancastelli (tromba, cori, tastiere) e Adriano Molinari (batteria), il quale ha avuto il difficile compito di sostituire Giovanni Pezzoli, lo storico co-fondatore in “vacanza forzata” che ha comunque voluto salutare i fan con un videomessaggio.
L’inizio del concerto è affidato alle note del pianoforte di Foschini e alla canzone L’autunno ti dona del nuovo album Miss Nostalgia. La figlia Sara Foschini appare sul palco in un miniabito bianco e farà coreografiche “incursioni” in altre parti del concerto, per sottolineare i momenti più salienti. È lei che impersona nel videoclip la figlia a cui viene dedicata Un giorno mi dirai. Oltre alle apparizioni di Sara, i giochi di luci, il maxischermo che proietta video e immagini, la scenografia si avvale della presenza di sculture di luci elettriche realizzate da Marco Lodola.
Altro nuovo brano, più rock, Copriti che fuori piove, con testo di Alberto Pioppi. Tuffo nel passato con Canzoni alla radio, targata Sanremo 1986 con la quale arrivano ultimi, e subito dopo Un giorno mi dirai, brano vincitore della kermesse di quest’anno. Un Curreri decisamente ironico spiega:
«Noi abbiamo fatto questo piccolo rewind, come dice l’amico Vasco, tornando indietro di 30 anni. È meraviglioso vincere il Festival di Sanremo. Come dice Giovanni, sarebbe stato meglio vincerlo quando avevamo 20 anni, ci accontentiamo di vincerlo adesso alla nostra età… Però la cosa bella di aver vinto Sanremo è che poi uno si guarda un po’ indietro e si chiede: ma 30 anni fa era proprio tanto brutta Canzoni alla radio? Noi Stadio abbiamo una storia bellissima, noi non siamo mai andati in discesa, in pianura, ma sempre in salita, ma non le salite normali, ma quelle vigliacche che ti sfiancano le gambe. Però alla fine è andata bene...»
È poi la volta di Miss Nostalgia, la title track del nuovo album, e poi di Sorprendimi, singolo dell’album Occhi negli occhi del 2002, accolto con entusiasmo dai fan.
Ed ecco la struggente Anna che non si volta, ancora del nuovo disco, dedicata a una donna che decide di chiudere una storia ormai finita, con la determinazione prettamente femminile, con la forza di chi genera la vita.
Subito dopo La promessa, brano estratto da Diamanti e caramelle del 2011, nel quale Gaetano Curreri duetta con Noemi.
Rimini è dedicata alla città negli anni della giovinezza, tra gli amori estivi e furtivi adolescenziali, e appartiene anch’essa a Miss Nostalgia, con testo di Vincenza Casati.
Poi arriva la tromba dell’intro di E mi alzo sui piedi, omaggio al grande campione Marco Pantani, le cui immagini si rincorrono sul grande schermo, contenuta nell’album Parole nel vento del 2007.
Perché è un’altra ballata d’amore, intrisa di nostalgia, come d’altronde tutto l’album. E questo filo conduttore ci porta a I nostri anni, altro brano evocativo, scritto con Fabrizio Moro e incluso nell’album del 2012 per celebrare i 30 anni di carriera del gruppo.
Arriva l’omaggio a Lucio Dalla che comincia con Noi come voi – e il sax che accompagna è quello originale di Dalla registrato all’epoca – riarrangiata dal maestro Beppe D’Onghia, e continua subito dopo con La sera dei miracoli, proposta a Sanremo con la partecipazione straordinaria di Ricky Portera e Fabio Liberatori, tra i membri fondatori della band, e vincitrice nella serata cover del premio “Bigazzi” per la miglior musica.
Dal nuovo album Ti sto ancora cercando, classico sound firmato Stadio, nostalgico e al tempo stesso rivolto alla ricerca di un nuovo amore, quello “per sempre”.
Il concerto continua con le classiche ballads: C’è, Ballando al buio, uno dei maggiori successi del gruppo, Lo zaino scritta da Vasco Rossi.
E ancora Equilibrio instabile inserito in Canzoni per parrucchiere Live Tour del 2006.
Le mie poesie per te è contenuto in L’amore volubile, disco del 2005.
Il segreto, altro intenso brano di Occhi negli occhi, vede un vivo e potente assolo alla chitarra di Andrea Fornili.
Segue un medley con Dammi cinque minuti, title track dell’album del 1997, e con Disperato bisogno d’amore, inserita in StadioMobileLive del ’93.
Acqua e sapone con l’intro inconfondibile è colonna sonora dell’omonimo film di Carlo Verdone dell’83, è stata scritta da Vasco Rossi e musicata da Gaetano Curreri.
Grande figlio di puttana, anno 1981, loro primo 45 giri, fa parte della colonna sonora di Borotalco, altro film di Verdone.
In La faccia delle donne, canzone dell’omonimo album dell’84, assistiamo al duetto virtuale con Vasco Rossi. Ed è ancora la voce del Blasco a farsi sentire nella ritmata Tutti contro tutti, il brano più rock dell’ultimo album, e sua seconda volta in un disco degli Stadio, che continuano ad avere la sua presenza in esclusiva grazie all’amicizia e alla collaborazione iniziata negli anni ’70.
Qui si chiude ufficialmente il concerto. Al momento dei bis, il sipario si riapre con le sagome di luci dei Fab Four di Liverpool, nella classica posa sulle strisce di Abbey Road, un ottimo modo per annunciare Chiedi chi erano i Beatles, che nel finale si trasforma nella coda corale di Hey Jude.
Accennata Swatch, scritta nel ’92 da Francesco Guccini. Bella più che mai, altra splendida ballad inserita nella raccolta Canzoni alla Stadio del 1987.
Gran finale col pubblico in piedi con Generazione di fenomeni, singolo del 1991, e senza stacco ecco che arriva Stabiliamo un contatto. Infine, dopo i ringraziamenti di rito, l’attesissima Allo stadio dell’84, inserita nel disco La faccia delle donne.
Quasi due ore e mezza di musica intensa, con più di 30 brani tra nuovi e classici intramontabili, che ci ricordano una volta di più che gli Stadio non avevano bisogno di vincere Sanremo per dimostrare chi sono e quanto valgono, soprattutto ai loro fan che li seguono da sempre.
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