Per chi è nato negli anni ’80-’90 l’infanzia è segnata dal ricordo di un rituale ben preciso: al ritorno da scuola (generalmente tra le 16.30 e le 17) c’erano i “cartoni animati giapponesi”, da guardare rigorosamente sprofondati nel divano e con in mano la merenda. Erano quelli che, in modo più appropriato, avremmo dovuto chiamare anime, cioè le serie animate tratte dai fumetti giapponesi (manga), con personaggi dagli occhi enormi ed espressioni facciali esagerate, colori sgargianti e una buona dose di azione, talvolta un po’ violenta. Quelli, insomma, che facevano strillare a mamme e nonne: «Ma come fai a guardare quelle schifezze??». Ma noi li adoravamo e li conoscevamo tutti.
Allora non eravamo consapevoli che gli anime a cui ci appassionavamo non erano prodotti indirizzati ai bambini: quasi tutti i cartoni animati che hanno caratterizzato la nostra infanzia erano in origine gli equivalenti dei teen drama all’americana, cioè serie pensate per adolescenti (shōnen per i ragazzi, shōjo per le ragazze). Non è un mistero che, a causa di questo cambio di target nel passaggio al mondo occidentale, molti anime hanno subito riadattamenti, tagli e, talvolta, una vera e propria censura che li rendesse adatti ad un pubblico under 10. I danni non sono stati indifferenti: quelle serie che approfondivano aspetti psicologici e problematiche tipici dell’adolescenza sono diventati spesso storielle leggere, a volte sconclusionate e decisamente stupide. Inutile dire che i tagli più consistenti hanno riguardato gli anime caratterizzati da scene e allusioni sessuali ritenute troppo spinte.
Nei casi migliori le censure hanno privato i personaggi delle sfacettature più interessanti che li componevano. Un caso eclatante è quello di Berusaiyu no Bara (“La rosa di Versailles”), conosciuto in Italia come Lady Oscar. Questo amatissimo anime puramente anni ’80 probabilmente oggi riceverebbe critiche asperrime (vedi sotto la voce “ideologia gender“); trent’anni fa, invece, la storia di Oscar, cresciuta come un uomo e divenuta capitano delle guardie reali alla vigilia della rivoluzione francese, non destò così tanto scandalo. Si ritenne opportuno, però, ammorbidire un po’ la “virilità” di Oscar, ad esempio nascondendo il fatto che Rosalie, la ragazza che la protagonista accoglie in casa, si era innamorata di lei. Lo spettro dell’amore lesbico torna più volte nell’anime, che d’altra parte è proprio giocato sulla tematica dell’orientamento di genere e sessuale sia della protagonista sia degli altri personaggi: durante il processo che la vede imputata per truffa, infatti, l’ambiziosa Jeanne Valois accusa Maria Antonietta di intrattenere rapporti omosessuali con alcune delle sue cortigiane, tra cui proprio Oscar, che si travestirebbe da uomo per compiacere i morbosi gusti della regina. Di tutto questo, naturalmente, non c’è traccia nella versione italiana.
L’amore omosessuale, in effetti, è una tematica molto presente nei manga giapponesi per adolescenti e ha dato del filo da torcere alla censura italiana. Da questo punto di vista l’anime che ha forse subito maggiori censure è stato l’indimenticabile Sailor Moon, che nell’originale vedeva tra i protagonisti una serie di personaggi dall’orientamento di genere e sessuale quantomeno ambiguo. Un caso poco conosciuto, ad esempio, è quello dei due alieni Ail e An, che esistono solo nell’anime. Nella versione italiana tra loro c’è un evidente legame amoroso, anche se i due per evitare sospetti fingono di essere fratelli quando si trasformano in esseri umani; così si spiega facilmente anche la loro reciproca gelosia, dal momento che Ail e An si prendono una cotta rispettivamente per i protagonisti Usagi e Mamoru. Nell’originale giapponese, tuttavia, i due sono davvero fratelli; questo particolare spinge il loro amore reciproco ai limiti dell’incesto. Più conosciuto, invece, è il caso delle due guerriere Sailor Uranus e Sailor Neptuno, che nella serie italiana vengono definite “molto amiche” quando, invece, sono chiaramente una coppia. Risulta eliminato anche un altro aspetto molto interessante: benché innamoratissima di Mamoru, Usagi subisce il fascino di una delle due ragazze ed ha evidentemente una cotta per lei. Un particolare troppo difficile da spiegare a dei bambini e dunque brutalmente censurato.
Sempre sul filone “amori proibiti” arriviamo a uno degli anime più rimaneggiati e censurati nella storia della televisione: Marmalade Boy, trasmesso in Italia come Piccoli Problemi di Cuore. Già il titolo dice molto: quella che nel manga è una storia molto tenera ma non troppo sdolcinata e, anche qui, ricca di spunti di riflessione è diventata davvero una mielosissima storia d’amore tra adolescenti un po’ complessati. La censura è arrivata al punto da tagliare anche le confessioni d’amore dei protagonisti, che vengono sostituite da dei generici e insopportabili «Ti voglio bene!». Visto il clima, non stupisce che in Italia sia stata completamente stralciata l’ultima parte della storia, quella in cui i due protagonisti scoprono di essere fratellastri, ma decidono di voler comunque stare insieme e sposarsi. Particolarmente imbarazzante da spiegare sarebbe stata la scena in cui gli amici di Yuu e Miki, appresa la notizia, chiedono sbigottiti come avrebbero fatto a sposarsi, a comunicarlo alle loro famiglie e ad affrontare gli eventuali problemi che avrebbero avuto i loro figli. Alla fine si scopre che, al contrario di quanto potesse sembrare, i due non sono figli dello stesso padre, ma anche solo la possibilità di un incesto doveva essere sembrata troppo osé.
Terminiamo questa carrellata nel mondo della censura con un altro storico anime molto bistrattato: Kodomo no Omocha (“Il giocattolo dei bambini”), portato in Italia come Rossana. Questa serie è un perfetto esempio di una storia per adolescenti che affronta tematiche importanti – bullismo, depressione, adozione, conflitto con i genitori – ridotto a una serie animata composta per lo più da scenette ridicole, in mezzo a cui si inseriscono a forza episodi più impegnativi, anche qui opportunamente rimaneggiati. L’elenco dei tagli operati a questa serie è infinito: come è successo con Marmelade Boy, anche Kodomo no Omocha è stato privato della sua parte finale, ma anche nella parte “visibile” i particolari tagliati sono stati molti. Uno su tutti, l’infatuazione della protagonista Sana per il suo manager Robby, che nel manga era una vera e propria ossessione. Per la versione italiana, invece, si è pensato di eliminarla perché poteva essere un’istigazione alla pedofilia.
Tutte queste censure, apparentemente, non ci toccano più di tanto: gli anime rimangono per noi un bel ricordo e non rinunceremmo a riguardare qualche episodio, se se ne presentasse l’occasione. Ma è davvero un peccato pensare a quanto delle storie e dei personaggi originali abbiamo perso in questo processo di adattamento.
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