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«Gli Alienati», con Théodore Géricault nei bassifondi della psiche umana

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Sono l’interesse per l’emarginazione, l’attrazione per la vita dei bassifondi e per il lato meno sfavillante delle città che all’epoca si andavano sviluppando verso una nuova, dirompente industrializzazione ad attirare il noto pittore francese Théodore Géricault (1791-1824) e lo ispirano per i suoi famosi ritratti di Alienati

Il carattere oscuro dell’autore francese si era in realtà già fatto vedere pochi anni prima, nel 1818, quando si era servito delle teste mozzate di due giustiziati per lo studio de La zattera della Medusa, forse la sua opera più famosa, realizzata tra il 1818 e il 1819.

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È però con le pitture del cosiddetto Ciclo degli Alienati, risalente al 1822-23, che Théodore Géricault porta sulla tela il suo interesse per la realtà interiore deviata, stimolato anche dalle ricerche di un amico psichiatra, il cui obiettivo era quello di dimostrare che la follia era a tutti gli effetti una malattia e che chi ne soffriva ne portava i segni in volto.

Gli alienati di Géricault sono uomini e donne affetti da alterazioni psichiche varie ascrivibili tutti alla categoria delle monomanie, ovvero delle ossessioni che riguardano un solo aspetto del comportamento: il furto, la pedofilia, la dipendenza dal gioco d’azzardo e l’invidia non sono colpe da punire nei manicomi, ma malattie che presentano una peculiare sintomatologia che il pittore si adopera di portare sulla tela.

L’intento dell’autore è quello di far trapelare l’immagine del malato con dignità, allontanandosi dall’abiezione che invece gravitava attorno alla figura del monomane in una società polarizzata sui soli termini di follia e ragione. I sintomi del delirio sono negli sguardi e nell’abbigliamento, ma il tratto del pittore non enfatizza tanto gli aspetti negativi dei suoi soggetti, quanto piuttosto la sua compartecipazione e la sua solidarietà: quelli di Géricault non sono mostri da evitare, ma esseri umani la cui ragione è parzialmente limitata dalla deviazione.

Alienati Théodore Géricault

Il primo ritratto a partire da sinistra mostra l’Alienata con la monomania dell’invidiache presenta una donna anziana dagli occhi piccoli e iniettati di sangue, apparentemente astuti, ma in realtà ottenebrati da una passione oscura.

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Il secondo quadro mostra l’Alienato con la monomania del furto, in cui prevalgono i toni del verde acido a rendere ancora più sgradevole e inquietante l’espressione di stupore del cleptomane; gli occhi vuoti e l’aspetto trasandato mostrano l’incapacità del soggetto di controllare razionalmente le reazioni del proprio corpo.

Nel terzo quadro viene rappresentato l’Alienato con la mania del comando militare, in cui viene ben espresso il contrasto tra gli emblemi militareschi e la trasandatezza della barba incolta smascherano lo scarso controllo di sé dell’alienato. Lo sfondo quasi nero accentua la solitudine dell’uomo.

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Il quadro seguente mostra l’Alienata con la monomania del gioco presenta occhi incavati e palpebre arrossate; la sua fronte è scavata da profonde rughe e i capelli spettinati che fuoriescono dalla cuffia; lo sguardo è perso nel vuoto, come se si rivolge al pensiero del gioco d’azzardo.

L’ultimo riquadro presenta l’Alienato con la monomania del rapimento dei bambini, forse il meno noto tra i cinque ritratti. Géricault penetra a fondo la psiche del personaggio, facendogli indossare un abito fanciullesco che conferisce all’uomo un quid di infantile; il soggetto, inoltre, rivolge lo sguardo nel vuoto con una strana tristezza, evidente nella fronte corrugata e nella piega della bocca. La psiche di quest’uomo sembrerebbe essersi arrestata allo stadio infantile, cosa che rimanda alla patologia dell’alienato, che ricercando fanciulli da rapire mischia pulsioni sessuali deplorevoli con il rimpianto dell’andato tempo felice dell’infanzia. L’impossibile accordo tra queste due pulsioni scatena inevitabilmente la deviazione.

 


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Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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