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Giovanni Santi
Fonte: gallerianazionalemarche.it

Giovanni Santi in mostra: come Urbino onora il padre di Raffaello

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Da poi… me dette alla mirabil arte de pictura. Così recita il sottotitolo della mostra che fino al prossimo 17 marzo 2019 celebra  la figura poliedrica di Giovanni Santi al Palazzo Ducale di Urbino.

Si tratta di una mostra dall’altissimo valore artistico, non solo per le opere esposte, ma anche e soprattutto per via del fatto che la personalità di Giovanni Santi rimane ancora avvolta nell’ombra.

Giovanni Santi
Fonte: gallerianazionalemarche.it

L’ombra di un padre

Giovanni Santi fu un intellettuale poliedrico, come spesso succedeva nel Quattrocento, ma è ancora oggi soprattutto noto per essere padre di Raffaello e suo primo maestro. Alla sua fama ridotta ha contribuito, oltre al confronto con il genio del figlio, la bocciatura di Giorgio Vasari che lo descrive come

«pittore non molto eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno e atto a indirizzare i figlioli per quella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostra nella sua gioventù.»

Una parola di Giorgio Vasari – un po’ come quella di John Ruskin nell’Ottocento – era in grado di segnare la fama di un artista nel bene e nel male. E a Giovanni Santi toccò il male.

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Giovanni Santi
Busto di Giovanni Santi a Urbino. Fonte: wikipedia.org

La sua opera è stata però rivalutata da diversi studi recenti, tra cui la monografia «Giovanni Santi» (acquista) di Ranieri Varese, direttore del Dipartimento di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di Ferrara. Nonostante questo e altri importanti contributi, la figura di Giovanni Santi resta ancora avvolta nel mistero e la mostra a lui dedicata al Palazzo Ducale di Urbino offre un ampio contributo per approfondire lo studio di un grande sottovalutato.

Giovanni Santi torna a Urbino

La mostra raccoglie oltre quaranta opere, che permettono una visione organica non solo dell’attività di Giovanni Santi ma anche degli esempi più rappresentativi dell’arte urbinate del Quattrocento e delle loro reciproche influenze. La collaborazione museale che ha permesso la realizzazione della mostra è evidente e pregevole: dai dipinti conservati in Vaticano si arriva fino in Russia, con le opere del Museo Puškin di Mosca.

Giovanni Santi mostra urbino
Sezione della mostra dedicata alle pale d’altare.

Emozionante è vedere opere che tornano nel luogo in cui sono state concepite, investite di una nuova dignità. Questo è il caso del ciclo pittorico del Tempietto delle Muse: otto tavole -sette dedicate alle Muse e una ad Apollo- realizzate da Santi e Timoteo Viti, ricollocate all’interno del loro ambiente originario grazie al prestito di Palazzo Corsini (Firenze).

Ammirando la fine eleganza della pittura di Giovanni Santi e degli altri artisti del territorio, è impossibile non intravedere le basi da cui prenderà le mosse pochi anni dopo il genio di Raffaello. Basi essenziali e ricche di preziosi insegnamenti, a differenza di ciò che sosteneva Vasari.

Giovanni Santi mostra
Melozzo da Forlì, Angelo suonatore di liuto (1472-1474 circa)

Oltre all’arte, l’uomo di lettere

Valore aggiunto alla mostra è la messa il luce dell’altra identità di Giovanni Santi, in quanto uomo di lettere. A lui risale infatti anche un’ampia produzione letteraria -oltrechè pittorica- che viene ricordata nella mostra con l’esposizione del manoscritto originale della sua opera «Cronaca Rimata».

L’opera, scritta in occasione delle nozze del duca Guidobaldo (figlio di Federico da Montefeltro) ed Elisabetta Gonzaga, si confronta con altri importanti artisti della sua epoca. In una sezione dell’opera, Santi si rifà infatti al «De Pictura» di Leon Battista Alberti, riprendendone i principi pittorici.

Giovanni Santi mostra
Il manoscritto originario della «Cronaca rimata» di proprietà della Biblioteca Apostolica Vaticana, esposto alla mostra.

[Tutte le foto della mostra sono di chi scrive ©]

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