La moda è un ambito controverso, un campo della cultura umana che ci riguarda tutti e dove ogni giorno vissuto non somiglia mai al precedente. Nella moda non si può prevedere tanto il futuro, nonostante le collezioni vadano sempre avanti di una stagione, perché tutto vive in un eterno presente, nella sua leggerezza e impalpabilità.
Eppure Giorgina Siviero sembra attraversare indenne decenni in questo mondo così originale e attraente, sempre attiva e propositiva grazie al suo stile innato, a una capacità di descrivere e interpretare il reale con un piglio diretto che non lascia spazio all’equivoco e forse, proprio per questo, così affascinante.
Se si dovesse pensare al mondo della moda, i riferimenti sono subito quelli di un universo patinato, che talvolta nasconde retroscena finanche promiscui.
Vizi e lussi, eccessi e capricci imperano incontrastati, svelando non solo bellezza e ricerca, ma anche un certo disagio.
Eppure, in questo magma indistinto, Giorgina Siviero appare luminosa, con una trasparenza sia della persona che dello stile che lascia stupiti già dal primo sguardo.
Perché ciò che fa Giorgina Siviero è contrario a ogni desiderio momentaneo, a ogni istinto a seguire quell’attimo che nella moda si impone sempre come fondamentale. La stilista ricerca l’assoluto e lo fa partendo dall’unicità del singolo.
Ogni donna che Giorgina Siviero veste, a cui dedica una consulenza, ha una propria personalità che lei intravede ed esalta con la proposta di un’eleganza che sfida il tempo e le mode estemporanee. È qui la sua forza.
Le donne di Giorgina Siviero riscoprono il loro potenziale con abiti minimali, dalle linee pulite che lasciano il giusto spazio all’espressione del sé, creando degli equilibri armonici e incantevoli.
Quello di Giorgina Siviero non è solo un lavoro, ma un vero e proprio modo di pensare e, quindi, di agire. Un sistema filosofico in cui la personalità diventa materia attraverso gli abiti.
Grazie a lei e con lei, le donne riscoprono se stesse e guardandosi allo specchio si percepiscono diverse: finalmente si riconoscono in tutta la loro forza espressiva, con una sensualità rinnovata e ripulita dalla stratificazione barbarica delle tendenze e delle voglie altrui.
Infatti, un altro punto di forza di Giorgina Siviero durante il suo lavoro con le sue clienti sta anche in questo: “spogliarle” di tutti i desideri che provengono dall’esterno, facendole emergere come soggetti e non oggetti di desiderio, consapevoli di sé e capaci di trasmettere la loro unica e inimitabile bellezza.
Nel vivo con Giorgina Siviero
Pertanto, entriamo nel vivo dell’intervista e vediamo insieme a Giorgina Siviero come anche lei è diventata se stessa e qual è il suo rapporto con la femminilità, l’eros e la sensualità.
Nel suo libro Una passione smodata, racconta come è nata la sua passione per la moda e la sua vita ricca di aneddoti, esperienze, curiosità, con una narrazione trascinante e coraggiosa nel cuore di un mondo tanto affasciante. Cos’è quindi per lei una “passione” e qual è la cifra erotica della moda?
Per me la passione è l’unione di tutti i sensi che si alleano per il raggiungimento di un unico obiettivo; che sia questione di un momento, che sia il coronamento di un sogno, la passione è ciò che ci tira e ci spinge finché non lo raggiungiamo.
È l’essenza stessa della vita, perché senza la passione non saremmo esseri in movimento e quindi in evoluzione. La passione è il motore stesso di ogni respiro, di ogni azione. Quindi l’aggettivo “smodata” mi sembrava il più conforme per definire ciò che ho sempre provato nei confronti della ricerca sui temi della femminilità e della moda.
Eros è vita, contrapposto per antonomasia a Thanatos. La moda vive in un eterno ritorno, dove tutto scompare e riappare in forme nuove e differenti, seppur a volte simili. Una metafora della vita, insomma. Cosa pensa di questa intima relazione tradotta nel linguaggio e nelle forme della moda?
Se consideriamo la moda come una metafora della vita, o meglio come una parte integrante della vita stessa, un dispositivo che può aiutarci a interpretare la realtà che viviamo e le relazioni che stabiliamo con noi stessi e con l’esterno, ci risulta chiaro che la costruzione e la distruzione che si dipanano nel corso del tempo alternando il loro contrasto (i famosi corsi e ricorsi di Giambattista Vico) così come nella vita avvengono anche nella moda: ovunque emerge la natura umana, che tende a ripetere ciclicamente le medesime esperienze per cercare di coglierne ogni volta una nuova sfumatura o un senso più profondo.
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L’Eros, per lei, è mistero o svelamento? E come si proietta questo su una donna e nel suo stile?
Credo fermamente che l’eros sia intimamente collegato alla passione e questa, per sua stessa natura – espressa anche nella sua etimologia – sia al contempo emozione e dolore.
Pertanto, lo stile di una donna sta nella sua capacità di svelare o celare, con sapienza ed equilibrio, emozioni e dolori. E una donna in grado di fare questo è capace di trasmettere una componente erotica molto forte e affascinante.
Nella storia dell’arte e, quindi, anche della moda si sono avvicendati tanti canoni di “bellezza femminile”. Lei crede ci sia una “bellezza ideale” che possa, nonostante i condizionamenti socio-culturali e ambientali, superare le barriere spazio-temporali e divenire un punto di riferimento?
Credo che le contingenze allontanino le persone dalla bellezza, mentre i canoni della classicità, attraversando secoli di storia, hanno avuto il potere di unire le genti con l’immediatezza di un messaggio di armonia ed equilibrio. Oggi le modalità di comunicazione, di interazione e di relazione sono molto cambiate, ma soprattutto si sono moltiplicate. Per questo la forza dei canoni di bellezza dovrebbe risiedere nella capacità di liberarci dai condizionamenti socio-culturali, divenire un punto di riferimento luminoso in un marasma indistinto di stimoli e di contraddizioni.
Cosa è erotico in una donna secondo lei?
Sempre la passione, per tornare al punto da cui siamo partite. Erotica è la passione che anima quella donna, quella forza indomita che dà forma al modo in cui lei affronta la vita, vedendo in ogni ostacolo l’opportunità di poter fare meglio, di evolversi, non solo praticamente, ma soprattutto sentimentalmente e spiritualmente.
Oggi, spesso, mancano i punti di riferimento, data la sovraesposizione mass-mediatica e social-mediatica. Tutti dicono tutto, tutti parlano di tutto e fanno tutto. Un qualunquismo generalizzato che toglie curiosità e mistero. Come rifuggire questo atteggiamento con la moda?
Viviamo, nostro malgrado, in una società in cui il qualunquismo ne fa da padrone. È una malattia del pensiero, c’è sempre stata, solo che oggi è molto più facile “ammalarsi”.
La medicina, l’unica vera risposta tangibile a tutto questo, è riuscire a instaurare un dialogo aperto e critico con la propria interiorità. Ascoltare se stessi e farlo in modo obiettivo, come se ci stesse parlando qualcun altro. La moda può essere uno strumento utile al conseguimento di tale obiettivo, ma tutto parte principalmente da noi.
Come ha vissuto la sua femminilità in un tempo in cui per le donne era difficile discostarsi dallo stereotipo di madre e moglie?
Sono stata giovane in un periodo in cui le donne avevano molte meno libertà di oggi. I passi da fare sono ancora tanti per arrivare ad una consapevolezza ancora maggiore e a una libertà depurata dai condizionamenti sociali che ancora ai giorni nostri rappresentano delle spade di Damocle sulle teste delle donne. Ciò nonostante ho vissuto la mia femminilità, la mia maternità e il mio essere moglie rompendo gli schemi, uno a uno, piano, nel tempo, con enorme pazienza e sempre con stile, non dimenticando mai chi ero e chi sarei voluta essere, per me stessa prima che per gli altri.
Cosa si sente di dire e/o consigliare alle giovani donne che oggi si avvicinano al mondo della moda?
Come in tutti i settori, anche nella moda la giovinezza è linfa e speranza.
A chi si avvicina oggi al mondo della moda, specie se donne, vorrei dedicare una citazione della intramontabile Monica Vitti: «Dicono che il mondo è di chi si alza presto. Non è vero. Il mondo è di chi è felice di alzarsi.»
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Bisogna essere felici di essere quel che si è e di essere in questo mondo. E la felicità è accogliere la passione che ci anima, darle spazio e lasciare che ci conduca sempre un po’ più altrove di dove siamo.
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