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Georges de La Tour e «L’Europa della luce» a Palazzo Reale di Milano

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Milano torna protagonista di un appuntamento imperdibile con L’Europa della luce, mostra dedicata a Georges de La Tour. A Palazzo Reale fino al 7 giugno 2020, la mostra rappresenta, senza dubbio, una occasione di incontro unica con un artista ancora in gran parte da scoprire, capace di commuovere, attivare il nostro sguardo sulla vita e la nostra capacità di leggere in profondità le cose e le persone.

La mostra, promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, e gli studi del catalogo, pubblicato da Skira, riflettono sulla pittura di Georges de la Tour, caratterizzata da un profondo contrasto tra i temi “diurni“, crudamente realistici, che ci mostrano un’esistenza senza filtri, con volti segnati dalla povertà e dall’inesorabile trascorrere del tempo e i temi “notturni” con splendide figure illuminate dalla luce di una candela: modelli assorti, silenziosi, commoventi. Un potente contrasto tra il mondo senza pietà dei “diurni” e la compassionevole rappresentazione delle scene “notturne” che colpisce ancora oggi. dipinti che conservano il segreto della loro origine e della loro destinazione. come rimane un mistero la formazione del pittore, compresa la possibilità o meno di un suo viaggio italiano.

Georges de La Tour, Il denaro versato, National Art Gallery Leopoli

La prima mostra in Italia dedicata a Georges de La Tour, attraverso dei mirati confronti tra i capolavori del Maestro francese e quelli di altri grandi del suo tempo – Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot e altri – vuole portare una nuova riflessione sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche, per affrontare i profondi interrogativi che ancora avvolgono l’opera di questo misterioso artista.

Un progetto che si presenta particolarmente complesso per diversi aspetti, tra i quali il numero di prestatori (28 da tre continenti) che ha coinvolto alcune delle più grandi istituzioni internazionali come la National Gallery of Art di Washington D.C., il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la Frick Collection di New York, il S. Francisco Fine Art Museum, il Chrysler Museum di Norfolk, la National Art Gallery di Leopoli, più una grande partecipazione delle istituzioni museali regionali francesi, come il Musée des Beaux‐Arts di Nantes, il Musée du Mont‐du Piété di Bergues, il Musée départemental d’Art ancien et contemporain di Epinal, il Museée des Beaux‐Arts di Digione, il Musée Toulouse‐Lautrec di Albi, il Musée départemental Georges de La Tour di Vic‐sur‐Seille, e alcuni importanti musei italiani come la Galleria degli Uffizi, la Pinacoteca Vaticana, la Galleria nazionale d’Arte Antica‐Palazzo Barberini.

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Un’esposizione unica considerato che, come ebbe a sottolineare Roberto Longhi, in Italia non vi è conservata nessuna opera di La Tour e sono circa 40 le opere certamente attribuite al Maestro, di cui in mostra ne sono esposte 15 più una attribuita.

Nonostante l’alone di mistero che avvolge l’artista lorenese e la sua opera, da decenni ormai Georges de La Tour è uno dei pittori prediletti dai francesi e non solo. Inevitabile il paragone con un altro insigne pittore del primo Seicento, l’inquieto Caravaggio, con il quale il francese condivide il senso drammatico, teatrale, della composizione e lo studio accurato della luce, anche se non si sa se La Tour abbia mai avuto modo di ammirare le opere del Merisi.

“Oltre a essere l’artista delle notti, o l’artista della realtà, una realtà che se osservata da vicino mostra tutta la sua ambiguità La Tour è l’artista delle variazioni minime, della sfumatura, dell’inafferrabile differenza fra una composizione e l’altra, a volte diverse solo per i toni cromatici, a volte per sottili slittamenti di significato”

Francesca Cappelletti, curatrice della mostra

Georges de la Tour (Vic‐sur‐Seille,1593– Lunéville, 1652), è una delle grandi riscoperte artistiche del Novecento. Dal 1915, anno in cui il tedesco Hermann Voss pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera, il pittore del Seicento francese non smette di affascinare generazioni intere di storici dell’arte, che si prodigano alla ricerca di documenti, quadri e disegni preparatori che testimonino l’attività di un artista straordinario, non convenzionale ed emozionante.

La Tour fu un pittore molto stimato ai suoi tempi, originale per la mistura di spiritualità e di realismo, sempre in bilico fra delicatezza e brutalità. Guardato spesso con una certa diffidenza: padre di 11 figli, dal carattere difficile e con un gran numero di cani randagi. Eppure ebbe successo prima nel Ducato di Lorena dove nacque, e poi a Parigi dove fu nominato, nel 1639, pittore del re Luigi XIII.

Georges de La Tour, La negazione di Pietro, Musée des Beaux-Arts Nantes

Si tratta di un artista enigmatico, che ritrae angeli presi dal popolo, santi senza aureola né attributi iconografici, e che predilige soggetti presi dalla strada, come i mendicanti, dipingendo in generale gente di basso rango più che modelli storici o personaggi altolocati. I pochi quadri riconosciuti come autografi sono perlopiù di piccolo o medio formato, intimi, privi di sfondo paesaggistico, notturni e, soprattutto nella presunta ultima fase artistica, quasi dei monocromi dall’impianto geometrico, semplice ma modernissimo per l’epoca.

Le sue tracce, e quelle della sua opera, si persero però durante tutto il XVIII e XIX secolo, non solo, ma anche a causa delle guerre per l’indipendenza che sconvolsero la sua terra natale.

I quadri che risultano datati sono infatti solo tre: Il denaro versato di Leopoli, dove però le cifre 1625-1627 sono di incerta lettura; La negazione di Pietro di Nantes (1650), entrambi in mostra e il San Pietro e il gallo di Cleveland (1645). Per il resto – nota la curatrice – una totale assenza di pagamenti e documenti di commissione rende problematica la cronologia.

Tra i capolavori presenti in mostra, spicca la commovente intensità emotiva della Maddalena penitente (National Gallery of Art di Washington D.C., 1635‐1640 circa): oltre a questa versione, ve ne sono almeno altre tre attribuite a La Tour, conservate rispettivamente al Metropolitan Museum of Art di New York, al Los Angeles County Museum of Art e al Louvre. Il pittore lorenese, diversamente dai suoi contemporanei che ne esaltavano i lati voluttuosi e popolani, colloca Maddalena in un interno austero, facendo risaltare i capelli scuri e lisci e i nitidi contorni della figura nella penombra creata dal lume della candela. Anziché volgere gli occhi al cielo, la Maddalena ha lo sguardo assorto di chi è profondamente immerso nella meditazione. La fiamma esile e tremolante della candela e il piccolo specchio ribadiscono ancora una volta la natura effimera della vita fisica e terrena. Nell’interpretazione di La Tour, Maddalena è una giovane donna in lotta con il suo passato, che porta su di sé tutto il peso della caducità umana.

Georges de La Tour, Maddalena penitente, National Gallery of Art Washington D.C.

La rissa tra musici mendicanti (J. Paul Getty Museum, 1625‐1630 circa), registrata nel Settecento con riferimento a Caravaggio, esprime con crudo realismo uno dei temi più cari al pittore francese, le scene di gruppo raffiguranti frammenti della vita popolare. Il dipinto raffigura con straordinaria immediatezza espressiva e in un drammatico e quasi cinematografico close‐up una rissa fra poveri musicanti, probabilmente originata dal desiderio di accaparrarsi un lucroso angolo di strada. Lo stile del dipinto, tutto giocato su un naturalismo epidermico, rivela un’esplicita componente caravaggesca, evidente fin nella scelta del formato orizzontale a mezze figure. Nonostante la drammaticità della scena, il registro espressivo dell’opera sembra collocarla più sul versante comico e caricaturale che su quello tragico, anticipando capolavori successivi di La Tour. Autentico capolavoro della giovinezza del pittore, il quadro è caratterizzato da un’esecuzione straordinariamente libera e brillante, con una resa mirabile della diversa consistenza delle stoffe e delle variegate espressioni dei protagonisti.

Georges de La Tour, La rissa tra musici mendicanti, The J. Paul Getty Museum Los Angeles

Altra tela emblematica è il Suonatore di Ghironda col cane (Musée du Mont‐de‐Piété di Bergues, 16221625): si tratta della più grande opera di de La Tour che ci sia pervenuta. Austera e tragica, la composizione colpisce per il suo aspetto monumentale, per la rigorosa impostazione spaziale e per l’asprezza della luce laterale che avvolge il vecchio signore.

L’uomo a figura intera, che occupa minaccioso tutta la tela la maniera esacerbata e quasi crudele con cui vengono rappresentati il suo aspetto miserabile e il suo cane dall’aria terrorizzata, svelano una violenta carica innovativa nella resa dei soggetti popolari, irrintracciabile nella pittura francese coeva.

Francesca Cappelletti, curatrice della mostra
Georges de La Tour, Il suonatore di ghironda con cane, Musée du Mont-de-Piété, Bergues

Il denaro versato (Lviv –Ucraina, Galleria Nazionale di pittura, 1625‐1627), è un dipinto considerato un punto fermo nella prima attività di La Tour e tra i più interessanti del suo percorso pittorico. Ma sia per chi voglia vedere nel protagonista un vecchio e sordido usuraio o piuttosto un avido esattore delle tasse, è indubbio che in questa immagine La Tour sicuramente mette in campo tutta la sue esperienza per creare una scena con un livello di tensione altissimo. Per descrivere il rapporto tra gli uomini e il denaro La Tour utilizza in maniera geniale la luce della candela che in questo caso ha la capacità di illuminare una quantità notevole di spazio. In questa tela l’impatto caravaggista è decisivo, sia nella costruzione della composizione dell’opera ma soprattutto nella scelta del modo di rappresentare i personaggi.

Altro capolavoro che ha per tema il denaro è I giocatori di dadi (Stockton‐on‐Tees, Preston Park Museum & Grounds, 1650‐1651), uno dei pochi dipinti di La Tour che si conservano in Gran Bretagna. I personaggi sono impegnati in un gioco d’azzardo: quattro di essi sono chiaramente dei soldati, mentre si è ipotizzato che la figura all’estrema destra sia quella di una donna. Un altro particolare interessante è la figura a sinistra: sta cercando di rubare dalla tasca del soldato che ha davanti, tutto concentrato sul gioco, oppure è in atto un imbroglio? Bari, giocatori d’azzardo e indovini sono temi comuni nell’opera di La Tour e di altri artisti in Italia, Francia e nei Paesi Bassi, specialmente seguaci del Caravaggio.

Georges de La Tour, I giocatori di dadi, Preston Park Museum Stockton-on-Tees UK

Di argomento religioso troviamo in mostra un’altra opera straordinaria come La Negazione di Pietro (Nantes, Musée des Beaux‐Arts, 1650), dove La Tour fonde l’episodio religioso della negazione di san Pietro con la scena profana di una partita a dadi tra le guardie citata dai testi evangelici, sommando agli effetti di luce dei notturni – la scena si svolge prima dell’alba – il carattere drammatico del tradimento dell’apostolo. Il pittore si ispira qui a iconografie simili di artisti nordici, soprattutto Gerard Seghers e Gerrit Van Honthorst. La grande originalità della composizione risiede nell’insolita opposizione tra il gruppo di san Pietro con la serva, come respinti nell’angolo superiore sinistro della tela e appena rivelati dalla fiamma vacillante della candela, e i soldati in primo piano, colti nella foga della loro partita a dadi. Isolata nell’opera del maestro lorenese, tale composizione è colma di significati: la partita a dadi prefigura la spartizione delle vesti di Cristo tra i soldati incaricati della sua crocifissione.

Splendida tela di argomento biblico è Giobbe deriso dalla moglie (Epinal, Musée départemental d’Art ancien e contemporain, 1650 circa). La Tour raffigura qui una donna maestosa ed elegante che occupa la maggior parte dello spazio, illuminata dalla luce della candela che tiene nella mano destra. Con il gesto interrogativo della mano sinistra si rivolge a Giobbe, seduto su uno sgabello, la cui povertà è simboleggiata dall’assenza di vestiti e dalla ciotola sbeccata ai suoi piedi. La nudità fa risaltare la vecchiaia e la malattia di Giobbe, mentre lo sguardo esprime tutta la sua fede in Dio. Quest’opera è particolarmente rappresentativa del lavoro sulla luce svolto da La Tour; la sua datazione è stata oggetto di grandi dibattiti, anche perché lo stato di conservazione del dipinto non permette di comprendere facilmente i dettagli della sua elaborazione.

Georges de La Tour
Georges de La Tour, Giobbe deriso dalla moglie,
Musée départemental d’Art ancien et contemporain Epinal

Giovane che soffia su un tizzone (Digione, Musée des Beaux‐Arts, 1640 circa) dipinto di piccole dimensioni che raffigura una scena di vita quotidiana, è uno dei pochi esempi di opere eseguite dall’artista per committenti privati. Il soggetto si presta facilmente agli intensi effetti chiaroscurali che caratterizzano i notturni di La Tour: dall’oscurità emerge una figura che gonfia le gote per soffiare, parzialmente illuminata dal bagliore rossastro di un tizzone, la mano e gli abiti semplificati in una resa quasi geometrica. Qui il tema, sobrio e intenso, è espresso con un linguaggio molto personale, in cui il volto del fanciullo è delineato con rigoroso realismo.

Georges de La Tour
Georges de la Tour, Giovane che soffia su un tizzone, Musée des Beaux Arts Digione

Dipinto magnifico è anche Educazione della Vergine (New York, Frick Collection, 1650 circa): la piccola Maria si trova in un interno domestico, intenta all’apprendimento delle attività che nell’antichità caratterizzavano la donna di buona educazione, ovvero l’arte della tessitura o la lettura delle Sacre Scritture. Maria, con una candela in mano come unica fonte di luce della scena, si avvicina discretamente alla madre per attendere alle attività femminili con cura e dedizione in un ambiente frugale e intimo. Completano le opere autografe di La Tour altri dipinti a tema religioso: i due ritratti di apostoli, San Giacomo Minore e San Giuda Taddeo dal Musée Toulouse‐Lautrec di Albi; San Filippo dal Chrysler Museum of Art di Norfolk; San Giovanni Battista nel deserto dal Museo de La Tour di Vic‐ sur‐Seille, città natale del pittore. E due incisivi ritratti – Old man e Old woman – dai Fine Arts Museums di San Francisco.

Georges de La Tour
Georges de La Tour, Educazione della Vergine, The Frick Collection New York

Il percorso della mostra è arricchito da una ventina di splendide opere di artisti coevi come Paulus Bor, Jan Lievens, Throphime Bigot, Frans Hals con due magnifici ritratti di apostoli, Jan van Bijlert, Gerrit Van Honthorst conosciuto in Italia come Gherardo delle Notti con la splendida Cena con sponsali dagli Uffizi, Adam de Coster, Carlo Saraceni con una bellissima Natività da Salisburgo.

Accompagna l’esposizione l’importante catalogo edito da Skira con saggi di Francesca Cappelletti, Pierre Rosenberg, Jean‐Pierre Cuzin, Gail Feigenbaum, Dimitri Salmon, Gianni Papi, Rossella Vodret con Giorgio Leone, Matteo Mancinelli, Manfredi Merluzzi, comprensivo delle schede delle opere molto approfondite dal punto di vista critico e bibliografico e le relative immagini e seguito da una estesa bibliografia.

Le immagini di La Tour sono assolutamente coinvolgenti, spingono ad aguzzare la vista per scoprire cosa si celi nelle tenebre, dove la luce della candela non riesce ad arrivare; o sono quadri che ci mostrano più di quello che vorremmo vedere – la disperazione e la miseria della vita, che giganteggia vicino a noi. Osservando i suoi quadri lo spettatore è coinvolto al pari del pittore nella stessa impresa; non riesce a distogliere lo sguardo dall’opera, fino a essere catturato dal suo autore: questo uno dei segreti del suo ascendente.

Francesca Cappelletti, curatrice della mostra

Per la prima volta dunque, a Milano a Palazzo Reale, il mondo e le opere di Georges de La Tour, un mondo di immagini straordinarie, di gesti risoluti, di una interiore contemplazione che avvince ed emoziona e il cui oblio era dovuto alla straordinaria unicità della sua opera.

Redazione

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