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«Gatti come angeli»: eros e seduzione nella poesia femminile angloamericana

Corporeo, polifonico e dirompente: così emerge l'eros femminile nell'antologia, che permette ai lettori di addentrarsi come complici, anche se per poco, nel mondo di disillusioni, gioie e battaglie delle autrici.

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Luminescenti, inebrianti, dissonanti. I versi erotici della poesia femminile angloamericana contemporanea raccontano gli interstizi laddove il tempo sfuma gli automatismi categoriali per farsi visione plurima, frequenza foto-magnetica. Gatti come angeli, l’antologia curata da Loredana Magazzeni e Andrea Sirotti raccoglie il meglio dell’elaborazione poetica in lingua inglese originata negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Regno Unito, Guyana, Messico.

Un viaggio in cui tutto sfugge, tracima, e la forma fluisce in rivoli limpidi, per derive ed erranze. La corrispondenza tra visione e atto, tra significante e ultra-significato dà vita ad architetture schizzate, a tracce più o meno esplicite di un mondo stralunato. È questo universo cangiante a spalancare, secondo quello che Loredana Magazzeni definisce stile confessional, «le porte delle case, autorizzando il lettore a divenire complice e confidente della ricerca di gioia e di libertà delle donne, così come delle loro disillusioni».

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È l’ibrido a dominare, il discorso su un corpo che è uno e plurimo: frammenti di uno specchio destinato a ricomporsi. «All’inizio la fame non è errore», scrive Anne Sexton in Ragazza ignota in reparto maternità, come se il dolore del parto – e di un padre assente («”Nome del padre: nessuno”/ Ti tengo fra le braccia e ti nomino bastardo») potesse guarire per sezioni, scomponendo la figura in tratti miscelati, in parti indefinite di un mondo in dissolvenza.

Così vale per la poiesis di Kim Addonizio in Cosa vogliono le donne, arricchita da fascinazioni simboliste e da un colore sanguigno, dominante, il rosso, come a mettere in scena il torbido della vita, la coltre mascherata da patina traslucida.

Io voglio un vestito rosso.
Lo voglio leggero e a buon mercato,
voglio che sia troppo stretto, lo voglio portare
finché qualcuno non me lo strappi di dosso
[...]
Lo voglio davvero quel vestito.
Lo voglio per confermare
i tuoi peggiori sospetti su di me,
per farti vedere quanto poco ci tengo a te
o per farti vedere tutto, tranne quello
che voglio. Appena lo trovo, lo tiro giù
dalla gruccia come un corpo
scelto per trasportarmi nel mondo, in mezzo
alle urla del parto e a quelle dell’amore,
e lo indosserò come ossa, come pelle,
sarà lo stramaledetto
vestito dentro cui mi seppelliranno.

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Affrontando il tema dell’amore, il rapporto tra corporeità e relazione nella pienezza dei sensi, dei pensieri, nell’equilibrio tra emotivo e razionale, le autrici antologizzate danno vita a una globalità di visioni che è poi cifra stilistico-esistenziale della scrittura delle donne, in cui la polifonia è spesso strumento di consapevolezza, mezzo d’azione per diffrangere la meccanica del potere.

Traspare in Gatti come angeli un certo pessimismo, l’idea che occorra fratturare lo status quo per scandagliare l’essenza. Ma basta un bacio, una carezza sfiorata di notte e tutto si trasforma: nessuna sfilacciatura è sospesa, le immagini fanno corpo integro con la visionarietà dell’idea, con l’infrazione della “norma”.

È questo il senso della Visione, per citare il Pier Paolo Pasolini di Petrolio, un meccanismo che deve al cinema – e questa raccolta è assai cinematografica – la giustapposizione di piani attraverso cui cogliere il nascosto, il sottostante, il poco evidente, l’irrazionale, in parte, e l’imponderabile della vita.

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Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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