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Fonte: www.familycinematv.it

“Fuocoammare”: vivere Lampedusa

2 minuti di lettura

Fuocoammare (2015) di Gianfranco Rosi è un’opera che sfugge a qualsiasi tipo di classificazione. Non si tratta di un film, non nel senso tradizionale del termine: non abbiamo per esempio una trama preconfezionata che si rifà ai soliti clichè, trappola in cui è parzialmente caduta la miniserie Lampedusa. Fuocoammare, in realtà, non ha per niente una trama: la telecamera si insinua tra le vite dei “personaggi” − interpreti di se stessi – e ci dà un’immagine oggettiva della vita sulle coste di Lampedusa.

Al tempo stesso, il  lavoro non può essere considerato un documentario, non come lo si intende di solito: non ci sono interviste o testimonianze dirette, lo spettatore può solo contemplare degli scorci (di paesaggio, di vita, di popoli) che uno dopo l’altro ricreano una precisa impressione, portando chi guarda a riflettere su temi attuali.

Samuele in Fuocoammare.
Samuele in Fuocoammare.

Il docufilm mostra le varie facciate dell’isola al largo della Sicilia: da un lato gli sbarchi dei migranti, dall’altro gli abitanti del posto, con la loro clinica, la radio locale, la nonna casalinga che cucina gli spaghetti e racconta dei tempi passati, quando il mare diventava rosso di fuoco. Si tratta di «un popolo di pescatori e i pescatori accolgono tutto ciò che arriva dal mare. Questa è una lezione che dobbiamo imparare», ricorda il regista. Tra i lampedusani, Samuele, un ragazzino figlio di pescatori che gioca con la fionda e, incredibilmente, non incrocia mai le storie dei migranti sbarcati sulle coste dell’isola.

Pur non incontrandosi mai, le vite dei giovani lampedusani e quelle dei migranti sono visivamente contrapposte. La violenza dei bambini che fingono di sparare con le mani e giocano ingenuamente a fare la guerra stride se affiancata alle immagini di quei ragazzi che dalla guerra, quella vera, sono dovuti fuggire, rischiando la vita in mare.

L’opera si sofferma con precisione sul lavoro di salvataggio, dal mare ai controlli sulla costa, fino alle visite del medico. Eppure, Rosi sceglie di non proporre nulla di scioccante, distaccandosi dai servizi ad effetto proposti dalla tv fatti di morte, lacrime e dolore. Fuocoammare mostra la realtà così com’è, senza censura ma senza nemmeno indugiare su macabri e inutili dettagli, risultando in questo modo un lavoro difficile ma incredibilmente realistico.

Per cogliere al meglio le sfumature della vita sull’isola, Rosi ha trascorso un anno a Lampedusa, dove è stato accolto dagli abitanti del luogo, che in alcuni casi sono diventati “attori” del docufilm. Si tratta di un tempo particolarmente lungo per approfondire un tema delicato, che porta di conseguenza a un documentario che non si limita a una visione superficiale dei fatti, ma che coglie i più piccoli dettagli.

Rosi indaga anche la sfera psicologica, considerando non solo i nuovi arrivati, ma soprattutto coloro che li accolgono: le parole del medico fanno riflettere sui sentimenti contrastanti provati da chi si dà da fare nel salvare vite ogni giorno. Da un lato, la gioia di potersi rendere utili a livello umano; dall’altro, il dolore del dover recuperare corpi esanimi in mare. E, nonostante la rabbia, la voglia di continuare ogni giorno a fare del bene.

L’opera di Rosi è stata particolarmente apprezzata dalla critica, tanto da vincere l’Orso d’Oro di Berlino con questo verdetto: «Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e tante sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un libero racconto e immagini di verità che ci racconta quello che succede oggi. Un film urgente, visionario, necessario».

Ma oggi, all’alba degli Oscar 2017, a cui la pellicola è stata candidata come film italiano, le perplessità sono molte. In genere, si teme che l’Academy possa non comprendere quest’opera che va oltre ogni genere cinematografico. La pellicola di Rosi rende però onore al lavoro di Lampedusa e offre un esempio prezioso per l’intera Europa, poco importa che sia un film o un documentario.

Fonte: www.familycinematv.it
Fonte: http://www.familycinematv.it/node/2520

Fuocoammare è un docufilm di speranza che ci mostra il lato buono dell’umanità, un «grande film laico, pieno di amore e umana misericordia. Un film che rappresenta il volto nascosto e migliore di un paese (il nostro) e  quei valori non ancora del tutto persi. Un film, infine, che ci riempie d’orgoglio» (l‘Espresso).

1 Comment

  1. […] Fuocoammare (2015) di Gianfranco Rosi è un’opera che sfugge a qualsiasi tipo di classificazione. Non si tratta di un film, non nel senso tradizionale del termine: non abbiamo per esempio una trama preconfezionata che si rifà ai soliti clichè, trappola in cui è parzialmente caduta la miniserie Lampedusa. Fuocoammare, in realtà, non ha per niente una trama: la telecamera si insinua tra le vite dei “personaggi” − interpreti di se stessi – e ci dà un’immagine oggettiva della vita sulle coste di Lampedusa. Continua a leggere… […]

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