È tutta questione di “timing”. Lo ha sempre capito bene Emmanuel Macron, attuale Presidente della Repubblica francese che sul tempismo e il trovarsi “al posto giusto al momento giusto” ci ha costruito una carriera. Capo dello stato dal maggio 2017 – quando con una vittoria storica del suo movimento politico, La République En Marche, scardinò il pluridecennale dualismo dell’alternanza destra/sinistra in Francia – oggi si trova a fare nuovamente i conti con il tempo. La ragione è semplice: tra pochi mesi in Francia si terranno le elezioni presidenziali (la data è stimata tra il 10 e il 24 aprile 2022, ndr), e nonostante la sua candidatura non sia ancora stata ufficializzata, tutto fa pensare che alla corsa presidenziale lui ci sarà e che stia valutando solo momento e luogo più adatti per l’annuncio.
Il contesto
L’anno francese si è aperto con una serie di impegni istituzionali. Da sabato 1° gennaio 2022, infatti, è la Francia ad avere la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Concretamente vuol dire che per i prossimi sei mesi sarà il vicino paese d’Oltralpe a gestire e coordinare il funzionamento del Consiglio nelle sue varie formazioni. Quello francese si preannuncia un semestre ricco e denso, che tra le altre cose coinciderà con le elezioni Presidenziali previste per il prossimo aprile e le elezioni legislative, in programma per giugno.
In queste ultime settimane a farla da padrona anche in Francia è stata la crescita dei contagi da Covid-19: il 7 gennaio, secondo i dati di France Santè, in un solo giorno si sono registrati oltre 300 mila casi e il numero dei contagi non sembra volersi placare. Come per l’Italia anche in Francia l’emergenza epidemiologica è diventata terreno fertile per il dibattito politico: dall’obbligo vaccinale (oggi non c’è, ndr), fino alla riapertura delle scuole e la partecipazione ad eventi pubblici, parte dello scontro politico, sindacale ed economico si è combattuto sul fronte pandemico. A questo proposito, qualche giorno fa proprio il presidente francese, in un’intervista a Le Parisien, si è scagliato contro chi non vuole vaccinarsi. «Sui non vaccinati facciamo pressione limitando loro, per quanto possibile, l’accesso alle attività della vita sociale», ha detto Macron, aggiungendo poi che «ho tanta voglia di rompere le scatole».
Elezioni presidenziali 2022 in Francia, Macron non scende (ancora) in campo
Tutto tace per Macron, invece, per quanto concerne le presidenziali alle porte. Ancora la sua ricandidatura non è stata presentata ufficialmente, ma non ci sarebbero motivi politicamente validi che fermerebbero il leader de LREM nel provare a fare un secondo mandato, traghettando il Paese fuori dalla crisi sanitaria e in prospettiva giocarsi la partita di Next Generation EU. Secondo alcuni commentatori Macron si dichiarerà candidato molto tardi (forse solo a fine febbraio) concentrandosi nelle prime settimane dell’anno nell’impegno europeo giocato come un trampolino di lancio da utilizzare per una riconferma all’Eliseo. Se vincerà, sarà lui a convocare un grande summit il 9 maggio – giornata dell’Europa – per presentare con dichiarazione solenne il risultato della Conferenza sul futuro dell’Unione.
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Francia al voto: i nomi della destra
Intanto il restante panorama politico francese in questi mesi non è rimasto a guardare e per le Presidenziali 2022 sono arrivati già i primi nomi. Nello scenario attuale ad apparire più solida è la destra: quella governativa (Républicains) ha deciso di riunirsi sotto un’unica candidatura, quella di Valérie Pécresse, come già avvenuto nelle tre precedenti elezioni (con Nicolas Sarkozy e François Fillon). Secondo alcuni sondaggi sembrerebbe proprio la Pécresse la principale spina nel fianco dell’attuale Presidente. Classe 1967, donna delle istituzioni dal curriculum stellare, è attualmente presidente della regione Île-de-France a seguito delle elezioni del 2015. Già ministro dell’Insegnamento superiore e della Ricerca dal 2007 al 2011 nel primo e nel secondo governo Fillon, fu promotrice della riforma dell’autonomia delle università.
L’estrema destra è, per la prima volta dal 2002 (con la candidatura di Brunot Mégret), rappresentato da due candidati, Marine Le Pen ed Éric Zemmour . Marine Le Pen è volto noto dentro e fuori la Francia: membro di spicco del partito Rassemblement National (denominato fino al 2018 Fronte Nazionale), nel 2017 arrivò al ballottaggio con Macron, registrando il miglior risultato di FN di sempre alle elezioni presidenziali in Francia. A sottrarle una fetta di elettorato potrebbe essere Éric Zemmour, editorialista e commentatore politico conservatore spostatosi su posizioni di estrema destra. Il 30 novembre 2021 ha ufficializzato la sua intenzione di correre alle elezioni presidenziali del 2022, e il 5 dicembre ha fondato, a sostegno della candidatura, il partito politico Reconquête.
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E la sinistra?
La sinistra francese ad oggi non è riuscita a superare le divisioni che separano le sue organizzazioni. Anche la sinistra di protesta, che si è radunata intorno a Jean-Luc Mélenchon per ben due volte – nel 2012 e nel 2017 -, ora presenta due candidati, uno della Francia ribelle, l’altro – Roussel – del Partito comunista.
Sarebbero sette, al momento, i candidati di sinistra alle elezioni presidenziali, considerando solo quelli che hanno una chance di racimolare le sponsorizzazioni necessarie. Si tratta di Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise), del verde Yannick Jadot, della socialista Anne Hidalgo, del comunista Fabien Roussel, del “campione della reindustrializzazione” Arnaud Montebourg, e degli anticapitalisti Philippe Poutou e Nathalie Arthaud. Nei sondaggi, nessuno di loro supera il 10% delle intenzioni di voto.
Elezioni presidenziali in Francia: cosa dicono i sondaggi?
I numeri non sono tutto, però sono importanti. Su Emmanuel Macron il dato che emerge dai sondaggi e dalle intenzioni di voto dei cittadini francesi è che durante il suo mandato il presidente non è riuscito ad ampliare la sua base elettorale, che si attesta ancora tra il 20 e il 25% dei voti. Alle elezioni europee del giugno 2019, la lista ha ottenuto il 22,5%; e nel dicembre 2021, i sondaggisti gli hanno attribuito una media del 24% delle intenzioni di voto.
La media dei sondaggi di Politico mostra che, nell’ipotesi di ricandidatura, il leader di LREM (La République En Marche) otterrebbe il 24%, accedendo di sicuro al ballottaggio. Seconda e in crescita Valérie Pécresse candidata dei Républicains al 17% di poco sopra alla leader del Rassemblement National Marine Le Pen al 16%. Più staccati il candidato di estrema destra Eric Zemmour col movimento Reconquête (13%) e Jean-Luc Mélenchon per La France Insoumise (10%). Fuori dai giochi, per il momento, Yannick Jadot candidato dei Verdi (7%) e la sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo ferma al 4%.
Interessante è il report elaborato da ELABE che identifica in Valérie Pécresse la più papabile vincitrice in uno scontro a due Pécresse–Macron. Le sue prese di posizione sul voler “ripristinare l’orgoglio francese” e “rimettere la Francia in ordine” hanno fatto breccia nel cuore degli elettori di destra, tanto che dalla sua discesa in campo il partito avrebbe riguadagnato 10 punti percentuali.
Aujourd’hui, je demande а tous les membres de Libres !, qui partagent comme moi les valeurs de la droite, d’adhérer а LR pour construire ensemble le parti de la reconquête et de l’alternance. Et cette ligne, je me l’applique а moi-mкme. Notre objectif, c’est, ensemble, de battre Emmanuel Macron
Valérie Pécresse al giornale francese Le Point
Elezioni? È tutta questione di “timing”
In Francia si gioca una partita importante, ma tempo al tempo. Le incognite per i prossimi mesi sono ancora molte, una fra tutte – la più importante, probabilmente – l’andamento della pandemia. La palla adesso è tutta di Macron: sarà con la sua ufficiale discesa in campo che si aprirà la fase più viva della campagna elettorale.
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