Per un motivo o per un altro, tutti sanno (o dovrebbero sapere) chi è Franca Sozzani. Chi non è del settore la conosce come la storica direttrice di Vogue Italia, chi lavora nella moda ha di lei la percezione di una leggenda latente, che spinge novellini e navigati a chiedersi: «Cosa farebbe Franca?». Un profilo degno di essere protagonista di un documentario, e non a sproposito il figlio della Sozzani, Francesco Carrozzini, le dedica Franca: Chaos and Creation. Un documentario diverso dal solito, unico nel suo genere, in cui un figlio cerca di mostrare al mondo la propria madre senza edulcorare la sua immagine di sdolcinatezza figliale e senza la minima punta di rancore. Quello che fa Carrozzini, alla sua prima prova come regista, è raccontare dall’interno la storia di un mostro sacro del giornalismo.
Lo stile registico
Partiamo dal principio. Le immagini appaiono sempre sfuocate, prive di nitidezza, manca un colore acceso, un’inquadratura particolarmente definita. Tutto nel documentario sembra richiamare l’evanescenza fisica di Franca, donna dalla bellezza esile e fragile, una massa di capelli biondi che portava uno sprazzo di luce nel grigiore delle vie di Milano. Una scelta stilistica di Carrozzini, che spesso compare nel documentario riflesso in uno specchio e con in mano la macchina da presa.
Si prosegue con la narrazione. Peter Lindbergh, Naomi Campbell, Valentino Garavani (fra gli altri) sono voci di un coro, di un’ovazione a Franca, che però non ha bisogno che altri parlino per lei. È lei la voce narrante del suo documentario, lei che risponde alle domande del figlio, che le contesta e ne riformula delle altre. È Franca che racconta Franca, un valore eccezionale a livello documentaristico, che permette al pubblico di vedere, a 360°, la sua personalità.
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Infine, la musica. I documentari di moda amano la lirica. Da Valentino The Last Emperor (2008) che sfodera un Gianni Schicchi di Puccini per il gran finale, al film Yves Saint Laurent (2014) con l’immensa voce della Callas che interpreta un’aria da La Wally di Catalani, l’opera è una costante. Per la madre, Francesco Carrozzini sceglie Me and Bobby McGee di Janis Joplin. Anche qui si tratta di una scelta ponderata, attenta, che non vuole associare un carattere di ferro come quello di Franca Sozzani alle melense note della lirica romantica. Franca ha un’anima rock, quella degli anticonformisti che non si piegano, che da Carnaby Street sono arrivati a Woodstock.
Franca Sozzani, icona del giornalismo
Finita la visione, ci si rende conto che il nome Franca Sozzani non si è mai conosciuto davvero, che Franca non è moda, Franca è giornalismo, quello vero, puro, quello che se ne frega del capitalismo, quello che non vuole vendere ma raccontare.
Franca Sozzani è stata la prima editor al mondo a dedicare un’intera rivista alle donne di colore, alla crisi ambientale del petrolio nei mari, alla violenza sulle donne: modelle con abiti di vinile nero intrappolate in reti da pesca che vomitano bile e piume; donne con la testa fratturata, una pozza di sangue sotto di loro, con indosso capi d’alta moda. Franca: Chaos & Creation esprime a tutto tondo la volontà di presentare una pioniera dell’editoria, una direttrice perennemente sull’orlo del licenziamento per la scabrosità (e la poca vendibilità) dei temi che sceglieva di trattare, e che nonostante ciò è riuscita a diventare una delle più grandi icone del giornalismo italiano, rimanendo in carica come direttrice di Vogue Italia per due decadi, portando la rivista nel mondo, e sconvolgendo l’opinione pubblica fino al suo ultimo giorno.