La fotografia, il corpo e il colore: abbiamo scelto quattro fotografi per riflettere sul movimento Black Lives Matter attraverso uno sguardo sul corpo, sull’eros, sul superamento delle barriere etniche. Opere d’arte che ci trasportano, tramite la fotografia di grandi artisti, in una riflessione estetica tra “bianco” e “nero”.
Robert Mapplethorpe e il corpo maschile
Personalità eccentrica quella di Robert Mapplethorpe. Ha una precoce ossessione per la pornografia, per la marijuana, per l’LSD. Una storia d’amore con una giovane Patti Smith negli anni Sessanta, poi alcune relazioni omosessuali. Una vita burrascosa che porta a un’arte oltre i tabù: spinta, pornografica, densa di doppi sensi, con una smodata considerazione per il corpo per raccontare fotografia e colore. Corpi bianchi e neri, maschili, in perfetta forma: attori pornografici di successo, uomini che appaiono come sculture classiche. Ma classiche non sono, perché abbracciano la diversità, a partire dal colore della pelle, per sottolinearne i lati più seducenti.
Leggi anche:
Tra la pornografia e l’arte c’è la fotografia di Robert Mapplethorpe
Anne Barlinckhoff: donne tra bianco e nero
Anne Barlinckhoff è una fotografa olandese le cui opere si sviluppano a cavallo tra la cultura europea e quella africana. I suoi scatti, pur non legandosi esclusivamente alla sfera dell’erotismo, ci avvicinano alla fotografia del colore mostrando corpi cromaticamente diversi, opposti, ma in stretto contatto tra loro. Una fotografia che rompe le barriere etniche e di genere, che mostra efficacemente l’incontro della diversità, sottolineandone l’estremo fascino.
Leggi anche:
La fotografia di Anne Barlinckhoff, tra umanità e natura
Janice Bond, oltre il feticismo
Nella cultura popolare americana, e nel discorso pubblico spesso la rappresentazione delle donne di colore è spesso legata a una serie di stereotipi come il sovrappeso e l’asessualità, o al contrario sono corpi iper-sessualizzati. Janice Bond, curatrice specializzata nel creare e programmare contenuti multimediali, usa la fotografia, i dipinti minimalisti, le installazioni e lo studio del paesaggio sonoro. Con ogni mezzo Bond va contro all’idea di corpo femminile nero visto come oggetto di potere e di feticismo. Da questa visione stereotipata e brutale del corpo Janice Bond si distacca regalando un contatto con la sua identità più genuina. Il corpo femminile che diventa sacro ai suoi occhi. In Abandoned Margins, uno dei suoi lavori principali come curatrice, cerca di mettere a nudo questa lente inesorabilmente sfavorevole e riesce a creare un linguaggio visivo potenziante che sfida i sistemi di supremazia in cui i corpi femminili neri sono emarginati e privi di spirito.
Janice Bond affronta le tematiche che sceglie, lo fa scavando in un terreno multidimensionale tra prospettive e identità umane, tra geometrie sacre, frequenze sonore e modelli di indigeni trovati nelle varie culture per parlarci della sua idea di fotografia e colore.
Sheila Pree Bright per i diritti civili
Dal 1960 ad oggi cosa è cambiato? Sheila Pree Bright se lo chiede in modo continuo, insistente, quasi ossessivo, all’interno del suo lavoro. Fotografa pluripremiata e curatrice multimediale Sheila Pree Bright si è fatta riconoscere con i suoi lavori Plastic Bodies, Suburbia, Young Americans e la sua serie più recente “1960:Who” e “1960:Now”. La sua serie Plastic Bodies si concentra su fotografie di bambole Barbie ma trasformate con pelle umana, una vera e propria critica agli standard di bellezza che gravano sulle donne e ragazze.
Con Suburb invece la Bright ha mostrato un aspetto della comunità afroamericana non tipicamente rappresentato dai media. Spesso i suoi sono progetti partecipati dai soggetti: come in Young Americans l’autrice ha chiesto ai millennials di coprirsi con la bandiera americana, nel modo in cui preferivano, e di rilasciare una dichiarazione su ciò che contava per loro essere adolescenti in America. Il lavoro è diventato una confutazione all’idea di una generazione di giovani apatica nei confronti delle questioni sociali e politiche. Nei suoi progetti più recenti – “1960Who” e “# 1960Now” fa dialogare i ritratti delle figure dimenticate nel movimento per i diritti civili e fotografie del recente attivismo, incluso il movimento Black Lives Matter.
Ognuno deve fare la propria parte contro le (purtroppo ancora tante) discriminazioni razziali: i cittadini, la politica, i media. Anche noi di Frammenti Rivista facciamo la nostra: ogni giorno dedichiamo un articolo al movimento Black Lives Matter e più in generale alla lotta al razzismo e alle discriminazioni. E, come sempre, lo faremo da una prospettiva culturale. Li trovi tutti qui.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!