Il dagherrotipo, antenato della macchina fotografica, viene presentato per la prima volta al pubblico nel 1839 e prevedeva l’esposizione alla luce di una lastra di rame placcata d’argento per 10-15 minuti. Certamente non fu una tecnologia subito impiegata nella vita di tutti i giorni e anche quando, non molto tempo dopo, cominciarono a comparire le prime macchine fotografiche propriamente dette, molti continuarono a preferire i vecchi dipinti. Ma i primi a impiegare la fotografia erotica d’epoca, furono proprio i pittori e tra i loro soggetti preferiti c’erano, ovviamente, i nudi femminili. Si può dunque affermare, che le origini della fotografia erotica coincidono con le origini della fotografia stessa.
La fotografia erotica d’epoca
Il fatto che già nell’Ottocento esistessero fotografie di donne nude o, comunque, in pose erotiche, in un primo momento può stupire molto, ma non è poi così strano. In effetti, il nudo artistico esisteva da secoli ed era considerato un modo molto nobile di rappresentare la persona: lo scandalo era impedito dalla visione idealizzata che si aveva del corpo dipinto in un quadro, infatti, a nessuno avrebbe disturbato una bella versione di Leda e il cigno in un salotto vittoriano. Apprezzato da persone di ogni stato sociale, il nudo – quasi esclusivamente femminile – era stato studiato fin dagli inizi della storia dell’arte e ogni artista ne aveva prodotti, con l’intento di avvicinarsi il più possibile alla realtà. Ora, la primitiva fotografia offriva la possibilità di “stampare” la realtà, senza più bisogno di una modella che posasse per ore.
In questa accezione la fotografia erotica d’epoca era accettata senza troppi problemi: gli unici destinatari erano gli artisti, che le utilizzavano come “aiuto” per compiere i loro studi di anatomia e realizzare poi le loro opere. Molto presto, però, ci si accorse che fotografare un nudo era molto diverso dal dipingerlo. Un artista che dipinge un nudo si frappone con la sua personale interpretazione tra la sua modella e chi guarda l’opera completa e, in qualche modo, “spersonalizza” il soggetto del dipinto; lo spettatore non ha mai l’impressione di trovarsi davanti a qualcosa di reale. La fotografia, invece, elimina il mezzo (cioè l’artista) e rappresenta il corpo della modella esattamente com’è, senza possibilità di altre interpretazioni: da qui nasce l’erotismo delle prime fotografie. Le modelle, che dapprima ricalcavano le pose tradizionali dei dipinti rinascimentali, presto iniziarono a posare in modi che potessero suscitare il desiderio in maniera esplicita, con gli organi genitali in vista o con sguardi provocanti lanciati allo spettatore. Inoltre, la possibilità di colorare a posteriori la fotografia aggiungeva un ulteriore tocco di realismo.
La fotografia erotica dell’epoca intraprese subito molte e diverse strade. Nata in Francia, patria dell’inventore del dagherrotipo, agli inizi del ‘900 si diffuse negli Stati Uniti e soprattutto in Inghilterra, dove la rigida morale dell’epoca vittoriana si accompagnava anche a un forte interesse per la sessualità. In molti Paesi erano vietate la produzione, l’acquisto e la circolazione di fotografie di questo tipo, e per questo motivo iniziarono a essere stampate su scatole di fiammiferi, francobolli e cartoline per passare più inosservate; ma, a dimostrazione dell’inefficacia della repressione, presto comparvero anche calendari e i cataloghi, che trovavano un impiego pratico nelle case chiuse.
Gli anni d’oro della fotografia erotica
Nel frattempo in Francia si sviluppava un altro genere di fotografia, divenuta celeberrima: la cartolina Francese. La dicitura “cartolina” era giustificata in realtà solo dalle dimensioni, dato che era proibito spedire immagini così esplicitamente osé. Si trattava di fotografie che raffiguravano corpi nudi femminili, senza veli e in pose esplicite, lasciando davvero poco spazio all’immaginazione. Sia gli artisti che le modelle, si impegnavano nel cercare di mantenere il proprio anonimato per evitare guai con la giustizia, ma ormai il proibizionismo poteva fare ben poco: gli anni ’20 decretarono il successo delle cartoline erotiche, che, vendute sottobanco nelle tabaccherie e scambiate segretamente nelle stazioni, raggiunsero ogni angolo del mondo occidentale. Grazie al perfezionamento della fotografia, molti artisti iniziarono anche a farsi conoscere esclusivamente come fotografi; tra questi, Julian Mandel (si sospetta che sia uno pseudonimo), divenuto famoso per le sue cartoline en plein air.
Quello che colpisce – e che rende oggi le cartoline francesi oggetti da collezione ricercatissimi – è l’enorme varietà dei tipi di fotografie. Nella storia dell’arte, come già detto, il nudo femminile è sempre stato quello più apprezzato e così è ancora anche nella fotografia erotica, ma nel periodo tra le due guerre si iniziò a vedere anche “oltre”. La fotografia iniziò a lasciare spazio a donne che oggi definiremmo curvy, a straniere, alle ballerine, a uomini giovani, alle coppie impegnate nel gioco della seduzione reciproca. Si ritornò, in parte, anche al disegno, realizzando cartoline “più simpatiche”, ma anche più esplicite, le quali alludevano a pratiche sessuali come la fellatio. Gli anni ’20 furono il periodo d’oro della fotografia erotica ed è a quest’epoca che gli artisti si rivolgeranno, una volta terminata la Seconda Guerra Mondiale, per recuperare un genere che, fin dalla sua prima apparizione, ha avuto molto più successo di quanto chiunque sarebbe stato disposto ad ammettere.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!
[…] per inquadrare l’atmosfera necessaria. Proprio quegli anni segnano il periodo d’oro della fotografia erotica, sono quelle stanze, quella carta da parati, quei quartieri e quei primi ritratti femminili a […]