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«Il filo nascosto»: trame psicologiche intessute in alta moda

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2 minuti di lettura

Film di confine fra l’inizio di una nuova regia e la fine di una carriera cinematografica, Il Filo Nascosto (Phantom Thread, 2017), è il punto di svolta in cui la crescita da regista di Paul Thomas Anderson si fonde con l’ultima grande interpretazione di Daniel Day-Lewis che, dichiarato il ritiro dalle scene, si cimenta in una performance d’uscita a dir poco eccezionale.

Da stereotipo a colpo di scena

Il Filo Nascosto è di per sé una grande metafora psicologica. Il film, quasi ironicamente, segue un unico fil rouge che collega tutti i personaggi in una coralità tipica del cinema di Anderson. Reynolds Woodcock (l’ultimo grande Daniel Day-Lewis) è uno stilista di alta sartoria nella Londra degli anni cinquanta. In modo quasi stereotipato Anderson presenta una personalità complessa, ossessiva, rigidamente inquadrata negli schemi di una ritualità giornaliera.

Woodcock è l’artista che odia i rumori a colazione, che disprezza l’eccesso di burro nella cottura delle verdure, e che cerca l’ispirazione nella passione per una donna. E anche la musa, inizialmente, appare come la tipica bellezza della porta accanto, una donna che nessuno noterebbe, il cui potenziale resta nascosto dietro una patina di goffaggine e gesti impacciati. È la giovane Cyril (Leslie Manville), cameriera in un ristorante di campagna, a catturare l’attenzione di Reynolds, e proprio il loro incontro innesca un radicale meccanismo di cambiamento che porta all’abbandono del consueto e dello stereotipo per lasciare spazio a svariate eccentricità e colpi di scena.

Il filo nascosto
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Luci e ombre

La relazione fra Cyril e Reynolds viene scandita da giochi di luci ed ombre. I momenti di incomprensione, le difficoltà nel comunicare, la distanza che si insinua nella coppia, sono evidenziati da un buio latente. La mancanza di luce che li circonda è sintomatica di quella stessa oscurità psicologica che gli impedisce di amarsi liberamente.

Il filo nascosto
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Da una parte, i fardelli di Reynolds, che non riesce a superare la perdita della madre sfociata in edipiche relazioni con tutte le sue amanti; dall’altra, l’incapacità di Cyril di conformarsi al mondo raffinato e patinato della Londra benestante che, assieme ai suoi vani tentativi di cambiare le attitudini di Reynolds, sembrano circondarla in una meravigliosa aura di incompatibilità. A questi momenti di buio si alternano quelli ricchi di luce. Una forte luminosità e saturazione del colore accompagna le scene creative dove Woodcock realizza i suoi abiti.

I tessuti, il lavoro delle sarte, le sfilate, così come Cyril con indosso gli abiti dello stilista, sono caratterizzati da un’esplosione di luce e brillantezza, carichi di una forte positività. È infatti nell’atto della creazione che Cyril e Reynolds si unisco, è solo in questi momenti che la loro distanza si riconcilia nel rapporto musa – artista, l’una imprescindibile all’altro e viceversa, e solo questa relazione si dimostra sana e felicemente produttiva.

Il filo nascosto
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Il Filo Nascosto è un film intensamente psicologico, che scava nella mente dei suoi protagonisti in modo delicato, quasi come un filo che si intesse nelle trame delle loro vite, e li unisce indissolubilmente in un tessuto vitale dove ogni parte è complementare all’altra, e dove ogni intreccio, per quanto complicato, dà vita ad un ricamo meraviglioso.

 

Anna Maria Giano

Mi chiamo Giano Anna Maria, nata a Milano il 4 marzo 1993. Laureata Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Milano, mi sto specializzando in Letterature Comparate presso il Trinity College di Dublino.Fin da bambina ho sempre amato la musica, il colore, la forza profonda di ciò che è bello. Crescendo, ho voluto trasformare dei semplici sentimenti infantili in qualcosa di concreto, e ho cercato di far evolvere il semplice piacere in pura passione. Grazie ai libri, ho potuto conoscere mondi sempre nuovi e modi sempre più travolgenti di apprezzare l'arte in tutte le sue forme. E più conoscevo, più amavo questo mondo meraviglioso e potente. Finchè un giorno, la mia vita si trasformò grazie ad un incontro speciale, un incontro che ha reso l'arte il vero scopo della mia esistenza... quello con John Keats. Le sue parole hanno trasformato il mio modo di pensare e mi hanno aiutata a superare molti momenti difficili. Quindi, posso dire che l'arte in tutte le sue espressioni è la ragione per cui mi sveglio ogni mattina, è ciò che guida i miei passi e che motiva le mie scelte. E' il fine a cui ho scelto di dedicare tutti i miei sforzi, ed è il vero amore della mia vita.

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