La strana storia del Fertility Day
Nel pomeriggio di oggi, 31 agosto, Twitter segnala un nuovo hashtag di tendenza: #fertilityday. Generalmente l’utente medio di Twitter, se mediamente interessato, apre la pagina corrispondente all’hashtag e legge qualche tweet, talvolta per saperne di più, talvolta – diciamolo – soltanto per gustarsi qualche immancabile commento ironico. Oggi guardando i tweet relativi all’hashtag #fertilityday siamo rimasti basiti: i commenti più leggeri definivano l’iniziativa “oltraggiosa“, quelli meno diplomatici si spendevano in ben altri termini. Ma tutti, proprio tutti, vi si scagliavano contro.
Non si vedeva una tale concordia di opinioni dalla gioia per la vittoria dei Mondiali di Calcio del 2006. Sapere di più sull’iniziativa è dunque divenuto un obbligo.
Il #fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 mi rovinerà il compleanno.
— Roberto Saviano (@robertosaviano) 31 agosto 2016
Fortunatamente il web è venuto in nostro soccorso. Spinti probabilmente dall’ondata di popolarità dei social network, tutte le testate e i blog hanno iniziato a sfornare pezzi riguardanti il fantomatico Fertility Day, programmato per il 22 settembre prossimo. Opinioni, quasi unanimemente negative, sono rimbalzate da ogni parte, mentre l’hashtag scalava la classifica finendo al primo posto tra le tendenze e su Facebook iniziavano a comparire i primi meme per deridere l’evento.
In tutto ciò, due sono stati gli eventi paradossali. Primo: il sito ufficiale dell’iniziativa è rimasto inaccessibile per tutto il pomeriggio. Alle 19 l’unica cosa visibile era il logo, consistente in un cuoricino rosa verso cui si dirige un simpatico spematozoo azzurro, sotto al quale campeggia il titolo in un font dal gusto discutibile. Si richiede l’intervento di Adam Kadmon per stabilire se questa sia una coincidenza oppure no. Secondo: l’evento non è affatto recente come l’improvvisa esplosione del web potrebbe far sembrare. L’annuncio del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, anzi, risale a ben più di un anno fa, come riporta La Repubblica. La pagina di Twitter, invece, benché più recente, risale a giugno scorso. Perché, dunque, un tale accanimento all’alba del 31 agosto? Questo, temiamo, rimarrà un mistero del web.
A nessuno piace il Fertility Day
Ma, infine, che cos’è davvero questo Fertility Day? Come accennato, è un’iniziativa del Ministero della Salute per «richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione». Il 22 settembre nelle città di Roma, Bologna, Padova e Catania – ma non si esclude la partecipazione anche di altri comuni – si svolgeranno conferenze, tavole rotonde e dibattiti pubblici sul tema fertilità. I principali destinatari dell’iniziativa sono i giovani, che il Ministero intende sensibilizzare da un lato sul problema della diminuzione del tasso di natalità nel nostro Paese, dall’altro sulla prevenzione delle cause di infertilità.
Pensando al target dell’evento, il Ministero ha lanciato una campagna che punta molto sull’utilizzo dei social network e del web in generale. Il risultato è stata una serie di “cartoline” pronte per la condivisione, che forse nelle intenzioni dell’ideatore dovevano risultare simpatiche, ma che hanno sollevato uno tsunami di polemiche. Il perché non è difficile a capirsi. Quella riportata qui sotto è la più emblematica e la più contestata delle cartoline. A parte la presenza di una clessidra biologica al posto del classico orologio, il messaggio è abbastanza chiaro.
Si potrebbe andare avanti per ore a parlare di tutti i motivi per cui il Fertility Day e, in particolare, le immagini scelte per la sua promozione siano fuori luogo. È un duro colpo per le donne, che cercano finalmente di sentirsi libere di scegliere senza condizionamenti se e quando diventare madri. È un duro colpo per gli uomini, che sembrano ridotti a semplici comparse nel processo di procreazione, perché di fatto è l’età della donna che determina quando è più opportuno avere figli. È un duro colpo per le coppie omosessuali, che solo pochi mesi fa si sono viste negare la possibilità di adottare il figlio del partner e ora si sentono dire quanto sia importante fare figli. Ma soprattutto, è un colpo duro e crudele per tutte le coppie che cercano disperatamente una gravidanza e a cui tocca leggere che il problema in Italia è che bisogna riscoprire la gioia di essere mamme e papà. Sarebbe facile parlare di tutto questo e infatti lo si sta facendo da ore su ogni canale disponibile. E invece vorremmo proporre un’altra considerazione.
Giorni di fertilità, giorni di concepimento
Nel 2007 l’amministrazione della provincia di Ulyanovsk, in Russia, ha promosso il “Giorno del Concepimento” (il 12 settembre). In pratica, l’amministrazione e le imprese hanno offerto il pomeriggio libero a chi si fosse impegnato a impiegarlo per procreare insieme alla sua dolce metà. Per incentivare la partecipazione, si è deciso di offrire in premio un’automobile a quelle famiglie il cui bambino fosse nato il 12 giugno, cioè esattamente nove mesi dopo il giorno designato. Il 12 giugno 2008 sono nati nella provincia di Ulyanovsk 87 bambini, circa quattro volte la media giornaliera nazionale, e in generale nella prima metà dell’anno si è registrato un incredibile aumento delle nascite.
Questo è un esempio di iniziativa per l’incentivo delle nascite non molto diversa dal nostro famigerato Fertility Day, ma proviene dalla parte opposta dell’Europa. La preoccupazione dei governi per il basso tasso di fertilità non è cosa nuova e non deve stupire. È anzi un dovere delle istituzioni seguire l’andamento demografico della popolazione perché esse influenzano inevitabilmente una grande quantità di fattori economici e sociali. Tanto per dirne una, l’immobilismo demografico contribuisce a rendere più difficile l’integrazione degli immigrati che, piaccia o no, sono invece un apporto fondamentale alla popolazione. Senza addentrarsi in discorsi che competerebbero agli esperti, è importante tenere d’occhio il tasso di fertilità per comprendere quali siano i limiti entro cui un sistema economico può sopravvivere.
Il tasso di fertilità dell’Italia, uno dei più bassi d’Europa, è al di sotto non solo della soglia dei due figli per coppia, quella che servirebbe a mantenere la popolazione in crescita zero, ma anche di un 1.5 che consentirebbe una decrescita non troppo rapida e, forse, sostenibile. Non è una colpa imputabile alla Lorenzin, dunque, il volersi interessare di questa problematica. È facile tornare con la memoria (storica) al ventennio fascista e alle sua “battaglia demografica“, come anche finire a immaginare uno scenario alla 1984, dove lo Stato controlla perfino le modalità di riproduzione della popolazione. Ma c’è una netta differenza tra questi estremi e il rilevare con la forza dei soli numeri che la diminuzione delle nascite è un problema. Come pure è dovere del Ministero della Salute prevenire i sempre più numerosi casi di infertilità attraverso un’attenta campagna di informazione.
Quello che infastidisce è il modo in cui tutto ciò è stato proposto. Il Fertility Day è nato, tra le altre cose, per «promuovere la bellezza della maternità e paternità». Ma è proprio necessario che il Ministero venga a spiegarci quanto sia bello avere un pargoletto che gorgheggia in un passeggino? Chi desidera, presto o tardi, avere un figlio probabilmente è già consapevole delle gioie che questo porta. Chi, legittimamente, non sente la necessità di procreare probabilmente non verrà convinto da una giornata di conferenze e tavole rotonde. Ma questo non basta. Dopo aver in pratica sostenuto che, tutto sommato, gli italiani non figliano perché sono pigri, il Ministero ci ricorda che la nostra fertilità è un bene di tutti, anzi, è un bene dello Stato. Quindi, in pratica, il messaggio che passa è: fai figli perché è bello e in più aiuti il tuo Paese.
lì per lì mi era sembrata una cosa per le piante, tipo festa dell’allegro innesto, o giorno del pratino all’inglese #fertilityday
— elena stancanelli (@elenastanka) 31 agosto 2016
Ministro, ci prende in giro?
No, decisamente il Fertility Day non è stata una mossa azzeccata. Le premesse magari sono anche legittime, ma il modo in cui tutto questo è stato gestito fa rabbrividire. Soprattutto perché a nessuno è venuto in mente di menzionare le difficoltà economiche che una famiglia deve affrontare quando decide di aggiungere un nuovo membro. Né di sottolineare come, nonostante le promesse della Lorenzin di raddoppiare il cosiddetto “bonus bebè“, i sussidi per le famiglie sono tra i più bassi d’Europa e hanno una durata temporale ridicola.
In Francia, dove il tasso di fertilità è attestato intorno ai due figli per donna da una decina di anni, è previsto un premio per la nascita di circa 927€ erogato al quarto mese di gravidanza e destinato dunque a coprire anche le spese mediche. In seguito, è previsto un assegno mensile di circa 185€ al mese fino al compimento dei tre anni del bambino. Il tutto è aumentabile in base al reddito della famiglia e al numero di figli e completato da assistenza sanitaria a domicilio gratuita e da varie agevolazioni riguardanti l’educazione del bambino. In Italia il bonus base prevede 80€ al mese più eventuali sgravi fiscali se il reddito è basso.
Oltre al velato rimprovero perché, con il tuo non essere genitore, danneggi lo Stato, oltre al terrorismo psicologico perché tempus fugit e, insomma, quelle ovaie ce le hai mica per bellezza, bisogna anche sopportare l’assordante silenzio sulla causa principale per cui non si fanno figli: semplicemente, non ce li si può permettere. La domanda sorge spontanea: Ministro, ci prende in giro?
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