Una scena teatrale sobria, con solo uno schermo che proietta immagini evocative e la musica che suona quando si “volta pagina” tra un racconto e l’altro: a costruire il tutto bastano, infatti, le voci di quelle donne “Ferite a morte” – peraltro titolo della pièce – da un marito, un amante, un compagno o un ex, interpretate da Lella Costa, Orsetta de Rossi, Rita Pelusio e Giorgia Cardaci che, dirette da Serena Dandini, sono tornate per una terza volta al Teatro Carcano di Milano a denunciare la piaga sempre attuale del femminicidio.
Attingendo a piene mani dalla cronaca e dalle indagini giornalistiche, la Dandini ha creato una sorta di Antologia di Spoon River in rosa, facendo parlare in prima persona queste vittime del femminicidio che, da un aldilà tutto al femminile, raccontano la loro storia con passione e spessore, esulando dall’asetticità giornalistica di cui spesso sono permeati i racconti sulla tematica.
Sono cronache di morti annunciate quelle che si susseguono una dopo l’altra per tutta la durata dello spettacolo, monologhi di donne – mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzare ed ex fidanzate – che hanno oltrepassato le regole dettate dalla società e che hanno pagato il fio della loro disobbedienza con quanto di più prezioso ciascuno possiede: la propria vita.
La pièce, nonostante la tematica forte, non scade mai nel dramma, ma anzi gioca su un linguaggio che riesce ad essere leggero ed ironico, a tratti quasi grottesco, coniugando in un mix ben riuscito quelle che sono le esperienze teatrali e televisive delle quattro attrici, provenienti spesso dall’ambito della commedia e della sit-com, come Rita Pelusio, volto noto di Colorado Cafè, e Giorgia Cardaci, che ha lavorato in Camera Caffè.
Il lavoro che la Dandini ha svolto insieme a Maura Misti, ricercatrice del CNR, ormai dal 2012, anno di debutto della pièce, tradotta poi anche in inglese e francese, ha dunque portato alla realizzazione di uno spettacolo fatto di tante piccole brevi storie, aventi per denominatore comune fatti di violenza inaudita, che hanno portato anche alla pubblicazione, nel 2013, di un libro edito da Rizzoli, cui si affiancano una pagina facebook e un blog, utili per rendere virale la diffusione dei contenuti e a concentrare l’attenzione di tutti verso questa battaglia anti violenza.
Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta dell’iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Per questo pensiamo che non bisogna smettere di parlarne e cercare, anche attraverso il teatro, di sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica, i media e le istituzioni.Ha dichiarato infatti Serena Dandini.
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