Che cos’è il fascismo? Perché è divenuto sineddoche dei movimenti autoritari? Perché non ebbe simile sorte il falangismo o il nazismo? Il fascismo possiede una logica intrinseca? Queste sono alcune delle domande a cui Umberto Eco tenta di rispondere nell’agile volume (51 pagine!) intitolato Il fascismo eterno.
Totalitarismo fuzzy
Secondo Umberto Eco il fascismo è potuto divenire pars pro toto per indicare disparati movimenti autoritari e totalitari non a causa della sua priorità storica, bensì a causa della sua contraddittorietà ideologica.
Contrariamente al monolitico nazionalsocialismo, fondamentalmente anticristiano e pagano, il fascismo fu «un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni», nato proclamando la rivoluzione ma finanziato da proprietari terrieri che auspicavano la controrivoluzione, capace di definirsi repubblicano ma fedele alla corona.
In altre parole, il fascismo storico non fu un totalitarismo compiuto e ideologicamente ordinato, ma piuttosto «un totalitarismo fuzzy», ossia sfumato, dai contorni imprecisi, la cui «sgangheratezza ordinata» gli permise di divenire la sineddoche d’ogni autoritarismo.
La somiglianza dei fascismi
«Si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia». Il fascismo storicamente emerso fu uno, ma presto travalicò i suoi confini storici e divenne sineddoche. Ciò che accomuna gli autoritarismi detti fascisti è la «somiglianza di famiglia», per cui giocare all’uno assomiglia giocare all’altro.
La somiglianza consente di tracciare un’«ininterrotta serie di decrescenti similarità», fino a giungere a oggetti che non hanno caratteristica comune con l’oggetto che origina la serie e che cionondimeno, per un’illusoria transitività, permangono nell’aria di famiglia.
Le caratteristiche del fascismo eterno o come riconoscere un imbecille
Eppure è possibile indicare delle caratteristiche fondamentali senza le quali il fascismo non può essere detto tale. Queste sono gli archetipi di ciò che Eco chiama «fascismo eterno» o «Ur-Fascismo».
Tradizionalismo
L’Ur-Fascismo è fondato sul culto della tradizione, donde l’idea che non esiste un progresso del sapere. Ciò implica il rifiuto della modernità e dell’Illuminismo, considerati l’inizio della decadenza, e il rifiuto dello spirito critico, per cui «il disaccordo è tradimento». Nel fascismo ogni differenza è pericolosa; esso è intrinsecamente razzista.
Morire per la patria
In quanto antimodernista, è irrazionalista e antintellettualista, rapito dal culto dell’azione. L’educazione ur-fascista, oltre a insegnare la neolingua «al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso», educa all’eroismo, donde la morte diviene il fine dell’azione.
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Il culto della morte s’esprime nella tensione costante generata dall’ossessione di un complotto verso la nazione orchestrato da nemici troppo forti e troppo deboli, costituendo la vita come guerra permanente.
Ma giocare il gioco della guerra e della morte è difficile, dunque l’Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza nel sesso: egli infatti è profondamente machista.
Elitismo popolare
Il fascismo eterno s’appella alla frustrazione della classe media, la quale è riconosciuta come depositaria dell’identità nazionale. Il valore degli individui è determinato dall’appartenenza alla nazione e al ruolo nella gerarchia di partito. Ciò delinea un «elitismo popolare», complicato dall’idea del popolo come gruppo omogeneo che esprime una volontà unica. Da qui il disprezzo per la democrazia parlamentare.
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