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Faremo Foresta

«Faremo foresta»: vite secche che germogliano

Con «Faremo Foresta» inauguriamo un movimento gentile, fatto di cura e mani nella terra, di attenzione e di presenza. Questo libro è molto più di una storia, è un inno alla vita, una dolce rivoluzione del pensiero, un mantra per sopravvivere alla siccità e fiorire nel deserto. Per, poi, fare foresta.

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1 minuto di lettura

Anna vive a Londra, città del suo nuovo fidanzato. Davanti a lei una cartomante, personaggio eccentrico ma gentile, sempre presente tra profumi, pensieri, colori nuovi e mai visti. Entrambe sono pronte per iniziare un viaggio che sarà tante partenze diverse tutte insieme. Inizia così Faremo foresta (acquista), di Ilaria Bernardini, piccola perla edita da Mondadori.

All’improvviso ci si ritrova immersi nelle riflessioni di Anna, in un tunnel di sensazioni, paure, ragioni, frammenti scomposti di una storia che parte da quello che lei chiama «il giorno del disastro». Quello di Anna è il racconto di un intreccio di vite diverse, complicate ma allo stesso tempo incredibilmente semplici. Una famiglia come tante – padre e madre separati da tempo, fratelli dissimili ma ciascuno a suo modo uniti, saldamente legati alle loro radici. E poi l’ex marito e Nico, il figlio di 4 anni con le mani sporche, piene di vita ancora da vivere.

«Nico è molto sensibile, ha una mamma sensibile, un papà sensibile, un fidanzato sensibile, i nonni sono sensibili, ha solo persone sensibili intorno. Poveraccio, quanta sensibilità».

Faremo foresta perché foresta, piano piano, si fa questa storia, salda e forte come i rami delle piante che crescono, lentamente, nel giardino di Anna. Foresta perché germogli sono i legami, intrecciati nel corso della vita, che chiedono forza per crescere e forza per lasciarsi andare. Ma non solo: foresta perché, sottovoce, senza farsi vedere, tutto si muove, cresce, cambia in un movimento armonioso e continuo. Naturale, come un fiore che sboccia e appassisce.

“Tocca più cose che puoi” mi dico ancora e finalmente immagino che toccare più cose che possiamo è una regola che andrebbe bene per molti di noi. In fondo sarebbe l’unico insegnamento da dare a Nico, anche se ai bambini si dice sempre di non toccare, non toccare, non toccare. Dirgli “tocca più cose che puoi” avrebbe molto più senso.

Quello che scrive Ilaria Bernardini non è solo un libro. È un alfabeto, fatto di dolori comuni a tanti – la perdita, la paura di lasciar andare, la fine di un amore. E come ogni alfabeto all’inizio risulta ostico, faticoso. Bisogna sapersi abituare ai salti del tempo, dello spazio, trovare la voglia e la costanza di coltivare, come Anna fa con le sue piante. Ma in poco tempo la storia decolla e trascina, cattura tra i propri rami come un rampicante. E di farsi catturare da questo codice di delicatezza, vale certamente la pena.

«Farsi segnare le mani, sporcarsi. Scrivere, creare, fare foresta».

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Marta Mantero

Sulla carta c'è una ventitreenne laureata in scienze delle relazioni internazionali.
Sulla pelle ci sono i libri, la musica, il buon cinema e il mare mosso.
Nella pancia c'è il teatro.

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