84 anni dopo i suoi primi sguardi il grande maestro di fotografia Fan Ho si è spento nel giugno 2016 in un ospedale californiano di San Jose.
Questa perdita ha lasciato in silenzio molti sguardi devoti alla mescolanza di realtà e astrazione che hanno caratterizzato i suoi paesaggi metropolitani, le esistenze che attraversano le strade e che scorrono sulle barche.
Fan Ho è stato un fotografo e regista cinese fra i più apprezzati a livello internazionale. Passato alla storia per le fotografie che raccontano la Hong Kong degli anni ‘50 e ’60, era nato a Shanghai nel 1931; cresciuto a Canton (l’odierna Guangzhou), nel 1948 si era trasferito ad Hong Kong, proprio in uno dei periodi più caotici della storia della città.
Un lavoro visivo che è arrivato a descrivere una sorta di surrealismo fotografico e filosofico. Nelle strade di Fan Ho non siamo di fronte a semplici fotografie di strada ma a stimoli di luce e di riflessioni durati per decenni.
Ricercava i suoi soggetti nei mercati, scorrere per le strade, fermarsi in un vicolo, costruire nuovi palazzi nella città nuova: tutti luoghi in cui le generazioni di Hong Kong passeggiavano veloci, riprese dalla Rolleiflex di Ho, regalatagli dal padre all’età di 13 anni.
A guardarle bene le strade sembrano vuote, come nelle migliori fotografie di Atget e della sua Parigi senza uomini, ma nei lavori di Ho i soggetti, distanti, compongono insieme alle luci e alle ombre l’inquadratura con una capacità descrittiva fuori dal comune. Un occhio esterno e interno alla città.
«Mi piaceva quella distanza, non troppo vicino, non troppo lontana».
Fin dall’inizio Fan Ho ha mostrato un innato senso estetico verso la luce e il dramma, caratteristiche rimaste molto evidenti in quasi tutta la sua produzione mentre una passione verso le forme in bianco e nero lo ha accompagnato costantemente.
«Il bianco e nero è il mezzo migliore per esprimere la mia visione del mondo. Credo che il colore sia meglio lasciarlo ai pittori, possono farlo meglio».
Tra il 1958 e il 1965, è stato nominato otto volte uno dei primi dieci fotografi del mondo da parte della Photographic Society of America e nella sua lunga carriera ha ricevuto oltre 280 Photography Awards. Oggi molte delle sue fotografie vengono riconosciute come le immagini più iconiche di Hong Kong.
Tra gli anni ’70 e ’90 si è dedicato con costanza al cinema e vanta una lunga e brillante carriera come regista, ed in qualche occasione come attore. Ma è la fotografia il settore in cui ha vinto centinaia di premi, quello che gli interessa di più, che gli lascia il giusto spazio per respirare e vivere.
«Il cinema è il mio lavoro, la fotografia la mia passione. Preferisco la fotografia perché mi lascia più libertà di espressione, non ho la pressione del pubblico e dei botteghini».
Nel 1999 co-fonda, con Mark Pinsukanjana, Themes+Project che ancora oggi vanta una collezione pregiata di lavori e opere.
Negli ultimi anni, Fan Ho ha deciso invece di rivisitare i negativi mai stampati della sua Hong Kong. Segreti del passato tenuti in un cassetto a svelare il futuro. Tenendo fisicamente due negativi verso la luce, Fan Ho ha giocato con l’esposizione e creato composizioni sorprendenti, una volta arrivato al risultato cercato, e posti i negativi sullo scanner, ha stampato una nuova visione della storia.
Queste immagini costituiscono la serie dal titolo Fan Ho: A Hong Kong Memori.
«Ho cercato di usare i miei vecchi negativi ma valutarli diversamente proprio perché le fotografie rimangono ferme, ma il mondo si muove e continua a cambiare. Tutto cambia».
Mark Pinsukanjana dice di lui che era sempre pronto a sperimentare e che la composizione era parte fondante del suo lavoro.
Fan ho, una personalità curiosa e continuamente alla ricerca di nuovi stimoli ci lascia un repertorio di luci del passato cinese. Inquadrature uniche e poi sovrapposte, stampe come fossero ricordi, a volte nitidi altre confusi, di una lunga e intensa vita: descrizione di una Hong Kong indelebile. Just a city, appunto Solo una città.
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