Direttamente dalla Francia al Piccolo Teatro Strehler è arrivata la compagnia franco-catalana Baro d’evel con la rappresentazione di Falaise. Insieme agli otto attori sono giunti anche dei piccioni e un cavallo, a tutto diritto compagni di scena degli umani.
Alla prima il 27 dicembre in platea ci sono molti spettatori, accolti da un uomo elegante che li osserva dal palcoscenico; una volta accomodatisi tutti, una donna lo raggiunge dal fondo sala e insieme presentano lo spettacolo. La comicità si manifesta subito come protagonista della narrazione, si vedrà poi come ad essa si unisce la poesia.
Un disegno a matita
Come dice il sottotitolo, lo spettacolo è in bianco e nero: dei muri scuri si stagliano su una piazza che è parte della scogliera immaginaria del palcoscenico e l’insieme dei primi crea dei pertugi e delle aperture che fanno intuire un paese che si apre verso il retroscena. Questo nero paesaggio è abitato da otto personaggi che a volte si confondono in esso con le loro vesti scure, altre volte si stagliano bianchi e immacolati come gli animali, tutti caratterizzanti da un manto candido.
Come in un fumetto si susseguono diverse immagini ricche di simboli che l’osservatore deve cogliere a seconda della sua sensibilità. Lo spettacolo, infatti, non ha una vera e propria trama e fa di questo la sua forza: situazioni comuni si intervallano a momenti poetici evidentemente artefatti, fatti di arte circense e arte materica. In questo modo il pubblico è coinvolto in una sorta di favola con i suoi protagonisti umani e animali, i quali lo accompagnano nella ricerca di una morale del racconto stesso.
Animali umani
La vera sfida della compagnia Baro d’evel è proprio quella di cambiare il concetto di circo in rapporto al lavoro con gli animali; in Falaise infatti, i piccioni e il cavallo hanno un ruolo di veri e propri attori che interloquiscono con gli altri e non eseguono soltanto degli esercizi.
La loro parte non è un sogno scollegato dalla realtà degli animali, ma, al contrario, tiene conto di ciò che amano fare, di ciò che li diverte, di ciò che corrisponde al loro carattere. Facciamo in modo di poter essere guidati da loro. Sono davvero integrati come interpreti.
Camille Decourtye
Così il cavallo diventa il personaggio portatore di uno dei messaggi dello spettacolo e i piccioni sono equivalenti a un coro che osserva silenzioso e ascolta le vicissitudini di questi umani complicati. Gli umani, dal canto loro, a volte diventano come gli animali e si assottigliano le differenze: cosa è umano e cosa no? Possiamo davvero pensarci distanti dalla natura?
In un semplice gioco di mimesi possiamo leggere il vero rapporto tra la nostra specie e la natura che ci ha creato: come affronta la vita l’essere umano? Pur essendo diverso dagli altri animali, può effettivamente sentirsi avulso da essa?
Tutto ti arriverà
Queste riflessioni vengono portate all’attenzione dello spettatore proprio in uno scambio di battute tra Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias. Quest’ultimo le chiede cosa faccia il cavallo, cosa dica, e lei risponde: «Lui non fa niente, non dice niente» eppure sembra che abbia già tutto. In un mondo che cade a pezzi – quello di Falaise, ma anche il nostro – il cavallo è la figura che porta sospensione, una pausa da tutto ciò che sta accadendo nel trambusto della vita.
Gli umani, infatti, in cima a questa scogliera sono protagonisti di un vero e proprio cerchio della vita in cui situazioni di squilibrio portano prima a esiti felici e poi inesorabilmente a un nuovo conflitto, che una volta risolto porta alla festa, che poi sfocia in un litigio e così via. Proprio nel mezzo dei conflitti, a volte, una presenza attraversa il palcoscenico e tutto si sospende, per poi riprendere come prima.
Il cavallo non fa niente, eppure questo non fare ha un peso incredibile nell’agire degli altri. Forse che ciò può valere anche per gli uomini? Quanto ci è necessario fare e quanto invece è un fare superfluo, che ci imponiamo per incontrare richieste costruite?
Una favola contemporanea
Gli interpreti dal canto loro fanno molto in questo spettacolo. I numeri di circo vero e proprio hanno dell’incredibile. Anche la semplice narrazione di un tipo di società è corredata da esercizi ginnici complessi e spettacolari. A volte sembrerebbero quasi superflue le figure agite dai performer, ma sono l’elemento fondamentale per rendere la messa in scena una vera e propria favola tridimensionale.
I soli concetti, infatti, sarebbero sì interessanti, ma non arriverebbero con la stessa forza se fossero semplicemente recitati con un testo. Baro d’evel rompe la razionalità per cercare un angolo più emotivo e irrazionale di noi che possa essere stimolato alla visione di tali immagini e virtuosismi. Il niente che il cavallo compie deve farlo il pubblico che non deve sforzarsi di comprendere, ma deve lasciarsi trasportare dalle sensazioni che la visione di Falaise gli dà e da lì potrà cogliere quella umanità racchiusa in 100 minuti di lavoro.
Falaise – spettacolo in bianco e nero per otto umani, un cavallo e dei piccioni
al Piccolo Teatro Strehler
di Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias
con Lucia Bocanegra, Noëmie Bouissou, Camille Decourtye, Blaï Mateu Trias, Oriol Pla, Julian Sicard, Marti Soler, Guillermo Weickert, un cavallo e dei piccioni.
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