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Per un’estate medievale: sette classici della storiografia

Una piccola rassegna di libri che aprono uno spiraglio, a volte commovente, sull’atteggiamento che i più grandi studiosi del secolo scorso ebbero nei confronti della ricerca e della divulgazione.

6 minuti di lettura

Mettiamo subito le mani avanti: questa lista di libri non è esaustiva, come del resto nessun elenco può avere la pretesa di ricostruire l’ABC di una disciplina che nell’ultimo secolo è stata completamente rivoluzionata. È “solo” una rassegna introduttiva di pochi, splendidi testi che si possono ritenere esemplari per cominciare a comprendere l’evoluzione del metodo storico oggi abitualmente messo in pratica dai professionisti della storia. Sono libri che aprono uno spiraglio, a volte commovente, sull’atteggiamento che i più grandi studiosi del secolo scorso ebbero nei confronti della ricerca e della divulgazione. Non è scontato che simili opere trovino ancora posto sugli scaffali delle librerie, in versioni tascabili, con nuove edizioni pubblicate a distanza di pochi anni tra loro: significa che l’opera di giganti come Bloch e Le Goff ha funzionato ed è alla portata di tutti noi. Perché la storia è anche, o soprattutto, storiografia.

Nella rassegna troverete prima di tutto il titolo in italiano, seguito dal titolo in lingua originale e dall’anno della prima pubblicazione in assoluto; sotto, accanto al nome dell’autore, si trovano la casa editrice e l’anno dell’edizione italiana più recente.

Autunno del Medioevo
Herfsttij der Middeleeuwen, 1919
di Johan Huizinga, Feltrinelli, 2020
Ci insegna che: la crisi e il cambiamento possono generare bellezza.

Non c’era spazio per tutto il titolo, che continua con la precisa definizione degli intenti dell’autore: “Studio sulle forme di vita e di pensiero del quattordicesimo e quindicesimo secolo in Francia e nei Paesi Bassi”. Quello di Huizinga è un lavoro appassionante, dal fascino ancora ottocentesco ma dalla sensibilità già proiettata nel secolo successivo. Al suo interno vengono raccolti e dipanati i fili dell’arte medievale, della cultura, delle tradizioni e delle sensazioni prodotte e vissute da una civiltà avviata verso un grande cambiamento. Le società europee tra Trecento e Quattrocento stavano ridefinendo le loro identità, scegliendo cosa conservare dei secoli precedenti e in parte rimanendo ostinatamente attaccate a rassicuranti tradizioni (siamo dopotutto una specie conservatrice per natura), segnando il passaggio tra un’epoca e l’altra: Autunno del Medioevo ci porta in quel mondo malinconico, reggendo alla prova del tempo e dimostrando tutta la profondità del suo autore, che si dimostra un solido punto di riferimento quando si riflette sulle “crisi delle civiltà”.

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Maometto e Carlomagno
Mahomet et Charlemagne, 1937
di Henri Pirenne, Laterza, 2007
Ci insegna che: gli storici sanno scatenare polemiche a distanza di un secolo.

Questo libro alzò, e a volte alza ancora, un polverone. A scuola studiamo che il Medioevo iniziò nel 476, con la caduta dell’Impero d’Occidente, ma Pirenne pensava che le cose non potessero essere così semplici, e propose di slittare in avanti la fine dell’Antichità. La vita economica e sociale in effetti non sembrava aver subito grandi scossoni nel corso del V secolo. Secondo l’autore la vera rottura del vecchio equilibrio avvenne solo un paio di secoli più tardi, con la conquista araba del Nordafrica che spezzò la vecchia unità e l’armonia dei commerci nel Mediterraneo, spostando più a nord il centro della vita politica e creando il dualismo tra cristianità e Islam che avrebbe anche definito l’identità europea (il titolo dell’opera deriva proprio dal fatto che secondo le tesi di Pirenne, l’ascesa di una figura come Carlo Magno sarebbe stata addirittura “inconcepibile” senza Maometto). Nonostante il ridimensionamento di gran parte di queste teorie (il calo dei commerci non fu così drastico con la conquista musulmana, anzi, alcune località ne trassero benefici), Maometto e Carlomagno rimane un’opera fondamentale perché mette in discussione paradigmi che si erano fossilizzati nella storiografia.

Apologia della storia o Mestiere di storico
Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien, 1949
di Marc Bloch, Feltrinelli, 2024
Ci insegna che: anche un libro di storia può farci commuovere.

Se si dovesse scegliere un manifesto della professione di storico, questo libro sarebbe forse la scelta più azzeccata. Si tratta delle riflessioni, in parte incompiute, che Marc Bloch, capostipite della storiografia contemporanea, scrisse tra l’invasione nazista della Francia del 1940 e la sua morte tra le fila dei partigiani nel 1943. È una pietra miliare perché racconta, più che spiegare, il senso dello studio della storia, ponendola in prospettiva con le altre discipline umanistiche e non; con l’Apologia lo storico francese affermava con forza la centralità dell’uomo nella storia, vera e propria “scienza degli uomini nel tempo”. Sulla stessa linea è una delle citazioni più belle di Bloch: “Il bravo storico, invece, somiglia all’orco della fiaba.  Egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda.” Niente di più vivo della storia, insomma, niente di più capace di abbracciare l’intero vissuto e scibile umano alla costante ricerca di un senso. Il tutto però ha bisogno di un metodo ben definito e di una capacità di osservazione e di analisi notevoli. Se volete capire cosa c’è dietro a tutta la Storia che si è scritta negli ultimi decenni, allora partite da qui.  

Tempo della Chiesa e tempo del mercante
Saggi originali francesi pubblicati tra il 1956 e 1976
di Jacques Le Goff, Einaudi, 2000
Ci insegna che: il Medioevo è un caleidoscopio.

Questa raccolta di quindici saggi ci mostra il mondo medievale in tutta la sua varietà, mantenendo il lavoro e l’immaginario (temi sempre cari all’autore e alla storiografia francese) come elementi cardine per definire i tratti principali di un’epoca. Ad esempio nell’opera convivono senza scontrarsi una trattazione sul rapporto tra università e potere e un approfondimento sulle tradizioni di epoca merovingia, a dimostrare che l’unico vero elemento costante per tutto il Medioevo fu la coesistenza di un’infinità di piccoli mondi diversi, che, come sostiene lo stesso Le Goff nell’introduzione, è possibile cogliere solo grazie a una ricerca condotta con rigore e immaginazione.

Allegro ma non troppo
Saggi originali pubblicati in inglese nel 1973 e nel 1976
di Carlo M. Cipolla, il Mulino, 1988
Ci insegna che: un bravo storico non deve mai prendersi troppo sul serio.

Questo libro è da consigliare a quelli che non digeriscono la storia e i saggi dallo stile troppo solenne. Carlo Cipolla, assoluto punto di riferimento per quanto riguarda la storia economica del Medioevo (che aveva aggiunto una M puntata al suo nome nelle pubblicazioni per prendere in giro i suoi colleghi più ampollosi), scrisse i due saggi contenuti in questo volumetto per il divertimento dei suoi amici inglesi. Nel primo, Pepe, vino (e lana) come elementi determinanti dello sviluppo economico nell’età di mezzo, l’autore entra nel merito della storia economica del Medioevo, legando esclusivamente al pepe e a pochissimi altri materiali l’intero corso dei secoli dal V al XV, collegando eventi sconnessi e dando prova di enorme lucidità anche nella scrittura umoristica. Il secondo saggio, Le leggi fondamentali della stupidità umana, è un capolavoro dell’ironia, un trattato di demenziale sociologia che nelle sue poche pagine rivela il genio dell’autore: tramite cinque leggi ogni essere umano è collocato, a seconda del vantaggio o del danno conseguenti alle proprie azioni, nella categoria degli intelligenti, degli sprovveduti, dei banditi o degli stupidi. Dopo aver concluso questa lettura (è un agile volumetto), sfogliare l’imprescindibile e più seria Storia economica dell’Europa pre-industriale (il Mulino, 2009), ci dà l’impressione di ritrovare un vecchio amico.

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Il cavaliere, la donna, il prete. Il matrimonio nella Francia feudale
Le chevalier, la Femme et le Prêtre, 1981
di Georges Duby, Il Saggiatore, 2017
Ci insegna che: il matrimonio non è una faccenda semplice.

Il legame affettivo e legale tra due individui è un fenomeno socio-culturale che, nonostante la sua importanza fondamentale nella storia d’Europa, era stato poco studiato prima di quest’opera. Duby vi analizza l’evoluzione del matrimonio tra i secoli XI e XIII, quando prese forma per come lo conosciamo oggi. Scopriamo così che le radici di quella che è stata a lungo reputata la più semplice e pura cellula della società, sono contorte: frutto di una lotta di potere tra la Chiesa, la nobiltà e altre istituzioni decise a non retrocedere di un passo. Nemmeno per amore.

La nascita del Purgatorio
La naissance du Purgatoire, 1981
di Jacques Le Goff, Einaudi, 2014
Ci insegna che: il Medioevo è stata un’epoca rivoluzionaria.

Grazie all’avventura ultraterrena di Dante siamo abituati a pensare all’aldilà cristiano come a un mondo tripartito, suddiviso in Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ma non è sempre stato così per il nostro Medioevo. In questo saggio profondo quanto lineare, Le Goff ricostruisce il percorso che i nostri antenati intrapresero per fondare il regno di mezzo, l’unico che preveda un cambiamento e non sia statico ed eterno come gli altri due. Il Purgatorio assunse i tratti “danteschi” nel corso del XII secolo, in mezzo a una serie di stravolgimenti sociali che stavano ridefinendo gli spazi e le gerarchie europee; anche grazie alla ripresa di modelli antichi, il Purgatorio divenne riflesso della realtà che lo generò. In linea con le idee della Nouvelle historie Jacques Le Goff ricostruisce il processo sul lungo periodo, non concentrandosi solo sulla rivoluzione in sé, ma andando a ricercarne le radici, le ragioni e le evoluzioni.

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Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole e di pace. Sono specializzato in storia medievale, insegno lettere alle medie. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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