Si torna a parlare di eroina. Milano, dove lo spaccio e il consumo sono di proporzioni sempre maggiori, è la città dove questo “ritorno” desta più preoccupazione.
Ed è proprio nella periferia di Milano, a fianco di una delle stazioni più frequentate della città, che si trova la più grande piazza di spaccio del nord-Italia: il boschetto di Rogoredo, abitato (ci sono veri e propri accampamenti) e frequentato da moltissimi eroinomani, provenienti anche da altre zone del Paese.
Il fenomeno sta prendendo piede velocemente, e lo confermano anche i dati della Direzione Centrale del Servizio Antidroga: nel 2017 si è registrato un significativo aumento dell’uso di eroina in Italia (+30%), legato soprattutto a un vertiginoso calo del prezzo (5 euro a dose), e con anche un drammatico conseguente aumento delle morti per overdose (+9,7%). A creare ancor più preoccupazione sono però i nuovi giovanissimi consumatori, ragazzi anche sotto i 14 anni, che iniziano a farsi di eroina attirati dagli effetti ma soprattutto dal prezzo irrisorio.
Ma perché si torna a parlare di eroina e di questa sua rapida ascesa, dopo che da circa un decennio la diminuzione del suo utilizzo sembrava un fatto ormai consolidato? Per comprendere questo fenomeno e per capire i motivi per cui si torna (e si continua) a prediligere l’eroina ad altri tipi di droga bisogna fare un passo indietro.
Cos’è l’eroina
L’ eroina è ancora uno degli stupefacenti più potenti attualmente in circolazione, derivato della morfina, l’alcaloide principale della pianta del papavero da oppio, e sintetizzato artificialmente. La sostanza pura si può trovare di colore bianco cristallino, oppure marrone scuro e molto appiccicosa (e prende appunto il nome di brown sugar – zucchero marrone).
Per le sue proprietà sedative e antinfiammatorie è stata molto usata in medicina, introdotta nel 1898 dal chimico farmaceutico Felix Hoffman, prima di essere proibita a causa dei forti effetti collaterali legati alla dipendenza riscontrati sui pazienti.
Dopo essere stata classificata come sostanza stupefacente illegale, l’eroina ha iniziato ad essere popolare tra i tossicodipendenti, e la sua grande richiesta ha fatto nascere laboratori clandestini per la sua sintesi in tutta Europa. I principali Paesi noti per la coltivazione del papavero da oppio, necessario alla produzione dell’eroina, sono l’Afghanistan (attualmente il maggior esportatore), il Pakistan, il Messico e la Colombia.
Gli effetti
L’eroina viene assunta per iniezione endovenosa, per inalazione o inalazione per combustione, e crea effetti sia a breve che a lungo termine.
Gli effetti a breve termine sono gli effetti immediati: l’euforia (nota anche come rush) è il motivo principale che spinge i consumatori di eroina ad assumerla. Durante la fase dell’euforia, il soggetto si sente in pace, non percepisce la paura, è indifferente agli impulsi sessuali e alla fame, non prova sensi di colpa o rimorsi. Gli altri effetti immediati sono secchezza delle fauci, pesantezza delle mani e dei piedi e soppressione di eventuali dolori fisici.
Gli effetti a lungo termine sono gli effetti riscontrati dopo un uso prolungato e costante dell’eroina: si sviluppa innanzitutto una forte dipendenza e una conseguente tolleranza, cioè il modo in cui il corpo e soprattutto il cervello si abituano all’eroina e ai suoi effetti, cosa che porta a una necessità sempre maggiore di eroina per percepirne gli effetti. Questa è la prima causa della morte per overdose: più la si assume e più se ne ha bisogno.
Altri effetti sono il deterioramento della materia bianca dell’encefalo, con danni permanenti al sistema nervoso, alla capacità di memoria e sulle facoltà intellettive; le infezioni batteriche, la tendenza alle infezioni cardiache, il deterioramento venoso (tipico di chi assume eroina per via endovenosa, e riguarda le vene più utilizzate per l’iniezione), e soprattutto il rischio maggiore di contrarre malattie quali l’epatite B, l’epatite C e l’Aids, a causa della frequente condivisione delle siringhe tra gli eroinomani.
Non solo danni individuali
A differenza della cocaina, i cui effetti sono perlopiù eccitanti ed è utilizzata maggiormente come diversivo dagli strati più ricchi della società, l’eroina è legata tradizionalmente e storicamente agli strati sociali più disagiati, a causa tanto del prezzo quanto degli effetti e delle sensazioni calmanti e di pace che procura nel breve termine.
Anche per questo, l’eroina è considerata una delle droghe più dannose, non solo dal punto di vista dei danni fisici, ma anche dei danni sociali. Tra il 1977 e il 1992, la dipendenza da eroina è stata infatti un grossissimo problema sociale in Europa, specialmente nell’area mediterranea (dal Portogallo, all’Italia e alla Grecia), in Germania e in Svizzera, poiché la presenza massiccia di tossicodipendenti che vivevano per la strada, senza fissa dimora, procurandosi denaro con furti, scippi, prostituzione e elemosina, era diventata una costante in tutte le maggiori città.
A partire dai primi anni Novanta il fenomeno si è attenuato a causa della ormai diminuita popolazione tossicodipendente (per decesso, per incarceramento o per ingresso in comunità terapeutiche), e di una maggiore consapevolezza degli effetti negativi, grazie a campagne di sensibilizzazione, libri e film.
Dalla metà degli anni Novanta l’emergenza ha cessato di essere un allarme sociale perlomeno nell’Europa continentale, con i consumatori ormai orientati verso altri tipi di droghe ricreative (come l’ecstasy).
Il boschetto di Rogoredo
A otto fermate di metro da Duomo sulla linea M3, a sud di Milano, si trova il quartiere di Rogoredo. Zona periferica, dove ci sono prevalentemente palazzoni, Rogoredo è conosciuta per essere una delle più grandi piazze di spaccio d’Italia.
Proprio di fronte alla stazione ferroviaria si espande un’ampia zona incolta, il boschetto, dove ogni giorno centinaia di eroinomani comprano e fanno uso di droga. È un’area ideale per lo spaccio: vasta ma allo stesso tempo nascosta, accessibile da tutti a qualsiasi ora, e la fitta vegetazione offre un nascondiglio e un riparo sicuro sia a chi vende sia a chi compra.
Sono molti quelli che si accampano tra gli alberi, per essere i primi la mattina a comprarsi la dose, e che ci restano per giorni, settimane o mesi, aumentando le condizioni di degrado dell’area. Tra i tossicodipendenti si trovano anche moltissimi senzatetto, che hanno trovato qui un luogo lontano dagli sguardi (e dalle forze dell’ordine) dove accamparsi.
Ma molti sono anche ragazzini che vivono questo luogo prima di tutto come un’esperienza di trasgressione in sé, per poi avvicinarsi al consumo di eroina. Loro sono i più giovani che si vedono a Rogoredo, consumatori generalmente saltuari, e sono sempre in gruppi di almeno tre o quattro, a differenza degli eroinomani più vecchi.
La stazione di Rogoredo, importante punto di comunicazione dove transitano sia treni regionali sia ad alta velocità, facilita anche l’arrivo di eroinomani da tutto il Nord Italia, che vengono fino a Rogoredo solo per il boschetto. L’alta velocità è importante per la zona anche perché permette agli spacciatori di trovare riparo nel tunnel dove passano i binari quando le forze dell’ordine giungono sul luogo.
Nel boschetto, da quando il degrado e l’allarme droga sono cresciuti, è aumentato anche l’intervento non solo delle forze dell’ordine, costantemente presenti con blitz e azioni di sgombero, ma anche di cooperative e enti locali impegnati per portare aiuto e assistenza ai tossicodipendenti, come la Cooperativa Lotta contro l’emarginazione onlus e la Comunità Nuova, che offrono assistenza ai tossicodipendenti presenti nella zona.
Uno degli ultimi interventi risale ad ottobre, quando nel boschetto è stato costruito un muro di cemento, alto 4 metri e lungo 600, sotto i piloni degli svincoli della tangenziale, dividendo così la zona dei binari dell’alta velocità da quella del boschetto. L’obiettivo è di arginare il problema dei pusher provenienti dal tunnel dell’alta velocità, e di impedirne allo stesso tempo la fuga al momento dei blitz delle forze dell’ordine.
Nemmeno un mese dopo si è scoperto un buco creato nel muro in modo da poter continuare l’attività di spaccio tra consumatori e pusher. È evidente che il problema di Rogoredo è un problema sempre più grande, che sta diventando un problema di ordine pubblico oltre che sociale.
L’eroina oggi
Rispetto a vent’anni fa, quando il fenomeno era profondamente radicato in Italia come nel resto d’Europa, il consumo e lo spaccio di eroina è cambiato.
Il primo significativo cambio di tendenza è che l’uso di questa sostanza oggi è socialmente ben integrato: a consumare eroina non sono più solo gli emarginati sociali e i senzatetto, ma a questi si aggiungono anche persone provenienti da ogni strato sociale: studenti, lavoratori, persone che mai accosteremmo all’immagine stereotipata dell’eroinomane. Persone che cercano soprattutto un diversivo, un modo di evadere la realtà o uno stato d’ansia, e che riescono a conciliare il proprio stile di vita con l’uso della droga.
Oggi si stima che 4 milioni di persone facciano uso di eroina, di cui un quarto sono consumatori tossicodipendenti.
È cambiato il mondo dello spaccio, che non è più legato solo alle realtà di periferia, ma è più capillare, arriva in tutti i luoghi di aggregazione sociale, nelle scuole, nei locali, nei luoghi di lavoro; ed è proprio in questi luoghi che si hanno i primi contatti con le sostanze stupefacenti, anche in giovanissima età.
Lo spaccio è cambiato grazie anche ad internet e all’era digitale, che permette ai ragazzi di essere approcciati sul web o di mettersi in contatto col proprio fornitore semplicemente attraverso un messaggio su WhatsApp e potersi incontrare magari sotto casa propria, proprio come se si ordinasse una pizza.
I nuovi consumatori: i giovani
L’età del primo approccio in generale con le droghe si è abbassata negli ultimi anni: la media statistica è di 14 anni, ma con il 20% dei consumatori adolescenti che inizia in media a 12 anni.
L’Associazione Genitori Antidroga, attiva sul territorio nella lotta alle dipendenze dal 1982 e che si occupa di assistenza ai giovani tossicodipendenti, solo nel 2017 ha accolto 340 giovani, di cui 150 adolescenti, e di questi 47 hanno fatto uso di eroina per lo più alternata con altre sostanze, come metanfetamine e cocaina.
«La droga tra i giovani e giovanissimi si usa anche per conformarsi al gruppo – spiega Enrico Coppola dell’Associazione Genitori Antidroga – per superare i disagi tipici della adolescenza dalle insicurezze legate alla sfera sessuale, agli stati di ansia e depressioni tipici di questa fase dello sviluppo della personalità, e qui droga e alcol trovano terreno fertile».
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Ad oggi, all’ATS Dipartimento Dipendenze di Milano sono presenti 1694 pazienti con una dipendenza da oppiacei. Sono 7 i pazienti con età inferiore ai 14-17 anni, 66 fra i 18 e i 24 anni e 1624 tra i 25 e i 65 anni. Il dato è però riferito solo ai pazienti che si sono rivolti ai servizi, la diffusione fra i giovani potrebbe essere ancora sommersa.
L’eroina costa meno
L’aumento dei giovani consumatori è direttamente collegato al fortissimo abbassamento dei prezzi che ha oggi l’eroina. Parliamo di micro-dosi di 0,1 grammi che si aggirano tra i 2 e i 5 euro, ma che sono sufficienti per portare il soggetto che l’assume alla dipendenza dopo poco tempo.
È una strategia di marketing, il nuovo mercato dell’eroina punta molto al target dei giovani, attirandoli inizialmente con il basso costo e le piccole quantità, apparentemente meno dannose, per poi appunto portarli alla dipendenza. Negli anni ’90 per una dose di 1 grammo di eroina occorrevano 120mila lire (circa 60 euro), oggi bastano 30 euro.
Le motivazioni di questo abbassamento di costo sono soprattutto geopolitiche. Nel 2001 in Afghanistan, attualmente uno dei maggiori produttori e esportatori di oppio (da cui si ricava l’eroina), è caduto il governo dei talebani che vietava la coltivazione di oppio, e il conseguente aumento della produzione ha fatto inevitabilmente crollare i prezzi. Secondo i dati dell’Afghanistan Opium Survey, rispetto al 2016, nel 2017 c’è stato un incremento del 63% sulla produzione di oppio.
Oggi l’eroina si fuma
Il metodo di assunzione più conosciuto tra i tossicodipendenti di eroina è per via endovenosa, quindi tramite l’iniezione della sostanza direttamente in vena con l’aiuto di una siringa. Oggi invece i consumatori di eroina preferiscono assumerla per inalazione, quindi fumandola.
Questo è un altro cambiamento di tendenza dettato dai nuovi consumatori: i giovani, che preferiscono questo metodo rispetto al classico “bucarsi”. Sembra, infatti, che in questo modo l’eroina sia percepita come “più innocua”. Molti giovani sono spaventati dall’uso di siringhe e aghi, e in passato evitavano le droghe come l’eroina per questo motivo, magari però facendo comunque uso di sostanze che invece si inalano.
La diffusione dell’eroina per inalazione ha quindi contribuito alla popolarizzazione della sostanza, e in parte anche alla caduta del tabù e della visione pericolosa che si ha di essa, non solo a livello fisico ma anche sociale. La tecnica dell’inalazione inoltre evita la comparsa dei segni delle siringhe sulle braccia, che in genere era uno dei modi più semplici per individuare le persone che facevano uso di eroina.
L’effetto dell’eroina che viene assunta per inalazione ha la stessa durata di quella assunta per via endovenosa, ma è meno forte in quanto non procura quella tipica “botta” iniziale di stordimento; e questo porta un suo contributo all’idea che l’eroina così assunta sia meno dannosa.
Tutto questo deriva da una sempre crescente disinformazione e dalla mancanza di prevenzione, soprattutto tra i giovani. La sensazione è quella che, rientrata l’emergenza eroina degli anni ’80 e ’90, di fronte al grande calo di tossicodipendenti sia anche calata l’attività di prevenzione e informazione all’interno di scuole e luoghi di aggregazione giovanile, che ad oggi è meno mirata e meno incisiva.
Come agire
A fronte di un allarme sempre crescente, e soprattutto a un fenomeno nuovo, è chiaro che le misure di prevenzione e lotta alle dipendenze già presenti sul territorio non bastano. Cosa fare?
L’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha annunciato che «il Comune di Milano nel 2018 investirà nel 80mila euro per progetti e interventi di contrasto alle dipendenze, con particolare attenzione alle situazioni di marginalità sociale. Le risorse saranno stanziate agli enti del terzo settore che risulteranno vincitori di un bando pubblico e andranno ad aggiungersi agli investimenti già fatti».
Anche il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in seguito anche alla richiesta di intervento da parte del sindaco meneghino Giuseppe Sala, ha promesso fondi stanziati dal ministero per combattere la situazione in continuo peggioramento che affligge la zona di Rogoredo.
«Andrà inoltre ad aggiungersi – continua Majorino – un servizio di unità mobili dedicato proprio a intercettare i tossicodipendenti per cercare di indirizzarli verso i Sert, che dipendono dalla Regione, e avviarli a un percorso di guarigione. Il Comune segue, anche da questo punto di vista, la logica della collaborazione pubblico-privato, in questo caso privato sociale, che si è rivelata vincente anche in altre occasioni.»
La collaborazione di specialisti, operatori sanitari e delle comunità di recupero direttamente sul luogo è importante in zone come quella di Rogoredo, dove molti tossici vivono, anche in condizioni di disagio molto gravi. Allo stesso tempo è importante tenere a mente che, per come si presenta il fenomeno dell’eroina oggi, una buona parte dei consumatori, dai più giovani ai più insospettabili, sono invisibili. Non si trovano accampati in un bosco, e tenendo anche conto delle piccole dosi di cui si fa uso, possono passare anche 7/8 anni prima che in loro si sviluppi una vera e propria dipendenza e di conseguenza anche la coscienza di avere un problema.
La dottoressa Paola Sacchi, dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, rimarca l’importanza di tornare a parlare di droghe ai giovani, di fare prevenzione, e di iniziare a seguire anche una strada che forse in passato non è stata percorsa in modo efficace: parlare della cura delle dipendenze.
«È infatti molto radicato – spiega la dottoressa Sacchi – il pensiero che rivolgersi a strutture di cura come il Sert o le comunità di recupero sia l’ultima tappa della dipendenza, quando invece prima si corre ai ripari e ci si fa aiutare,più veloce e efficace sarà la guarigione. Bisogna rendere consapevoli di quandosi entra nel circolo della dipendenza (parliamo di eroina, ma è un discorso applicabile a qualunque tipo di sostanza, come l’alcol), quali sono i segnali da tenere presenti, anche da parte delle famiglie, e poter agire subito».
È importante quindi trattare la prevenzione alle dipendenze come si tratta la prevenzione al tumore o qualsiasi altra malattia, l’impegno deve essere uguale. Mettere in guardia dai rischi ma facendo anche informazione sulle strutture, i servizi e i metodi di cura. C’è una grande parte della popolazione che è soggetta alle dipendenze, per motivi diversi, e bisogna che si riconosca questo fattore senza considerarlo motivo di vergogna o invalidante, ma al pari della predisposizione ad altre malattie già “socialmente accettate”.