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«Enrico IV»: torna in scena lo spettacolo di Pirandello

Eros Pagni ricopre le vesti di Enrico IV dopo cent'anni dalla prima assoluta di Pirandello. In scena fino al 6 marzo 2022 al Teatro Manzoni di Milano

6 minuti di lettura

Dopo cento anni dalla primissima rappresentazione, l’Enrico IV uno dei più importanti capolavori di Luigi Pirandello, è tornato al Teatro Manzoni di Milano. Un dramma in tre atti composto nel 1922, che viene oggi riproposto grazie alla regia di Luca De Fusco: un testo riadattato che però trattiene tutti i punti salienti dell’opera originale. Un’esperienza degna di essere vissuta: andiamo a vedere, quindi, lo spettacolo, in cartellone dal 22 febbraio al 6 marzo.

«Enrico IV» di Pirandello ritorna al Teatro Manzoni di Milano

Siamo all’inizio del 1900 e durante il Carnevale, alcuni nobili decidono di ricreare una cavalcata storica, nel quale ognuno deve interpretare un personaggio storico a sua scelta. Il nostro protagonista (Eros Pagni) decide di impersonare, dopo uno studio accuratissimo, l’Imperatore Enrico IV di Franconia. Con lui prendono parte anche la marchesa Matilde di Spina (Anita Bartolucci) e il suo rivale in amore, il barone Tito Belcredi (Paolo Serra).

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Disarcionato da cavallo, il protagonista dell’opera – che non avrà altro nome se non Enrico IV – cade e, sbattendo la testa, comincia a credere di essere veramente l’Imperatore. La sua follia impone che tutti, da quel momento, lo trattino come tale.

Vent’anni dopo, uno psichiatra (Valerio Santoro) s’interessa al caso e viene accompagnato alla dimora dell’ormai Enrico IV di Franconia. Con lui sono presenti Tito, Matilde, sua figlia Frida e il giovane marchese di Nolli.

La lucida follia di «Enrico IV»

Il tema della follia e delle maschere è inevitabile se si parla di Luigi Pirandello ed Enrico IV non è da meno. In modo estremamente efficace, il personaggio di Enrico IV non è però vittima della sua follia, ma la usa a suo piacimento, per lo meno dal momento in cui guarisce. Ormai comprende che la vita non offre a lui nulla, se non scherno, al di fuori della sua pazzia e quindi decide deliberatamente di rifugiarvisi, diventando lui quello che prende in giro i suoi vecchi amici.

Eros Pagni recita magistralmente questa pazzia che diventa pilastro della vita di Enrico IV, una vita che appare finta nella sua natura di scherno, ma che per lui è l’unica realtà vivibile. La potenza di questo personaggio è palpabile sul palco, la sua figura cattura lo spettatore che ne rimane affascinato.

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La tragedia ci mostra come la vita possa essere una metafora del teatro stesso – altro tema fondamentale in Pirandello – e di come l’uomo non riesca ad uscire dal personaggio in cui si è incarnato per fin troppo tempo. La maschera che aveva ricoperto durante gli anni della malattia mentale non riesce a staccarsi nemmeno durante i momenti di lucidità: diventa quasi un luogo sicuro, poiché conosciuto e quasi rispettato.

La messa in scena

L’aspetto minimale della scenografia è vincente. Circondato da strutture metalliche che ricalcano l’idea di un palazzo medievale, con due ritratti raffiguranti lo stesso Enrico IV e la moglie Adelaide, sta il trono. Una poltrona, posta al centro, su cui solo Enrico IV si siede, mentre i suoi “consiglieri” rimangono a terra.

Le luci hanno un ruolo fondamentale. Oltre ad aiutare la recitazione con toni e colori che ci aiutano a ricreare il sentimento della scena, viene usato un gioco di luci chiare e scure per mostrare le silhouette degli attori. Lo spettacolo, di fatto, inizia con Enrico IV al centro, accompagnato dai consiglieri – scagnozzi pagati da di Nolli – mentre dietro di lui si stagliano quattro figure. A destra la marchesa e il barone, mentre a sinistra la loro esatta controparte giovane, la figlia Frida e di Nolli.

Il passare dei vent’anni e il tempo che Enrico IV ha “perso” seguendo questa follia è un tema che ci viene di fatto presentato grazie a queste due coppie, anche con mezzi visivi e figurativi. Sarà poi Enrico stesso a permettere loro di iniziare a muoversi. È lui ad avere il controllo, facendo sì che si travestano solo per lui: credono di avere la ragione in mano, ma è sempre Enrico IV che li muove come burattini.

Allora chi è che vive nella realtà e chi nella follia? Enrico IV che si rifugia nel suo palazzo di fantasie o i suoi “amici” che si lasciano comandare e schernire senza rendersene conto?

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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