Il 13 luglio 2024 Donald Trump scampa a un attentato. Il 15 luglio viene archiviato il caso che lo accusa di aver portato con sé documenti segreti nella propria tenuta di Mar-a-Lago, invece che depositarli nell’Archivio nazionale. La sera stessa nomina suo vice James David Vance, giovane senatore dell’Ohio emerso dall’inferno della società post-industriale, che incarna al meglio il suo ideale di America First. Meno di 24 ore dopo la sua autobiografia Elegia americana, uscita nel 2016, balza in cima alla classifiche dei libri più venduti.
La scalata
Lunedì 15 luglio, data dell’incoronazione di James David Vance alla Convention di Milwaukee, Elegia americana vende oltre 750 mila copie in tutti i formati. Mercoledì 17 le edizioni in brossura e copertina rigida conquistano rispettivamente il primo e secondo posto della classifica dei libri più venduti su Amazon, scalando le classifiche dalla posizione 220. Anche l’adattamento cinematografico di Ron Howard torna in vetta. Il film del 2020 entra nella top 10 dei film più visti su Netflix negli Stati Uniti, con un’impennata di visualizzazioni: solo tra domenica 14 e lunedì 15 si passa da 1,5 a 19,2 milioni di minuti secondo i dati diffusi da Luminate Data. ll totale stimato si aggira intorno alle 163.836 visualizzazioni.
Anche in Italia il libro è in testa alle classifiche. Su Amazon è al primo posto, mentre su Ibs, Elegia americana giovedì 18 si trova ancora in sesta posizione. Rimane sold out fino al 29. Ancora oggi Amazon Italia non ha copie cartacee disponibili. Senza dubbio, il successo del libro di James David Vance è legato anche al suo straordinario tempismo: il 2016, anno di pubblicazione, segna l’inaspettato arrivo di di Donald Trump nel panorama politico statunitense. Otto anni dopo, il risultato è lo stesso, ma lo scenario è completamente rivoluzionato.
Il forgotten man che ce l’ha fatta
Agli occhi di molti americani, James David Vance è l’uomo che incarna la promessa del nuovo sogno americano. La sua è la storia di chi, contro ogni pronostico, ce l’ha fatta: un percorso di vita che trasforma l’ultimo bambino d’America in un candidato presidenziale. È una favola tutta americana, quella dell’ultimo dei forgotten men che si risolleva dalla miseria per diventare un venture capitalist di successo, sostenuto da nomi di spicco della Silicon Valley come Elon Musk e Peter Thiel. Passato difficile, ascesa vertiginosa e retorica del riscatto personale fanno di lui un candidato naturale.
«Sono cresciuto in una piccola città dell’Ohio», racconta James David Vance durante la terza giornata della convention del partito repubblicano, «uno di quei posti accantonati e dimenticati dalla classe dirigente di Washington». Nato a Middletown, conosce fin da piccolo la povertà e la disperazione. Sua madre è consumata dalla dipendenza da oppiacei, suo padre è assente. L’unico punto fermo vita è la nonna che lo alleva in un ambiente segnato dalla violenza. Combatte da Marine in Iraq e si laurea alla Yale Law School con una serie borse di studio, lavorando giorno e notte. Riesce a farsi strada nel mondo della finanza, nel fondo del miliardario Peter Thiel, che lo introduce alla politica e ne finanzia la prima campagna elettorale nel 2022. Il 3 gennaio 2023 James David Vance viene eletto senatore degli Stati Uniti per l’Ohio.
«Mi identifico con quelli che chiamano hillybilly»
«Mi identifico con i milioni di proletari bianchi di origine irlandese che non sono andati all’università», scrive James David Vance tra le pagine del suo libro, «per questa gente, la povertà è una tradizione di famiglia: i loro antenati erano braccianti nell’economia schiavista del Sud, poi mezzadri, minatori e infine, in tempi più recenti, meccanici e operai. Gli americani li chiamano hillbilly (buzzurri, montanari), redneck (colli rossi) o white trash (spazzatura bianca). Io li chiamo vicini di casa, amici e familiari».
Nonostante il successo e il ripudio dei valori che un tempo aveva sposato, James David Vance non dimentica la sua comunità né rinnega il suo passato. Tutt’altro. È l’uomo che ha conosciuto la miseria e la racconta su carta e al tavolo dei potenti, denunciando il flagello della deindustrializzazione, della disoccupazione e delle morti per oppiaci. Si fa portavoce della disperazione della classe operaia bianca che abita che le zone rurali e di montagna: il Kentucky, il West Virginia e l’Ohio. In passato erano immigrati, ora ex-operai di industrie chiuse o ex-minatori di miniere di carbone dimenticate, simbolo della Rust Belt, la regione tra i Monti Appalachi e i Grandi Laghi: cuore storico dell’industria pesante statunitense, oggi centro di decadimento urbano. Sono proprio loro i protagonisti forti dell’elettorato di Trump del 2016. «Queste persone, i suoi sostenitori, sono orgogliosi», commenta James David Vance durante un’intervista, «una grossa fetta della classe operaia bianca ha radici profonde negli Appalachi e la cultura dell’onore scozzese-irlandese è viva e vegeta. Ci hanno insegnato ad alzare i pugni contro chiunque insultasse nostra madre».
I tanti volti degli Appalachi
Tra le pagine di Elegia americana si legge una storia in cui il fallimento non è che un passo verso il successo. La biografia del suo autore ne è la prova evidente: s’inciampa, ci si rialza e si riparte. Il successo editoriale non si limita al numero crescente di lettori incuriositi in cerca di un perché, ma ruota attorno anche a tutti quelli che vi si identificano non solo per vicenda di vita, ma per “affinità elettiva”. Il libro, proprio come la retorica del suo creatore, fa leva su due aspetti centrali per l’elettorato trumpiano: il valore della famiglia e l’orgoglio di una comunità per il suo operato e il suo credo. Nel 2016, quando Donald Trump salì alla Casa Bianca con un’ondata di sostegno della classe operaia bianca, James David Vance fu definito un suo interprete, sebbene all’epoca fosse molto critico nei suoi confronti.
Tuttavia, non tutti sono d’accordo con la versione degli Appalachi che il senatore dell’Ohio racconta al mondo. Tra gli scettici c’è Barbara Kingsolver, autrice Premio Pulitzer 2023 per il suo Demon Copperhead. Incoronato dai lettori come il «nuovo grande romanzo degli Appalachi», il romanzo ruota attorno alla vita di giovane orfano, portavoce di una generazione smarrita ed invisibile. «Posso dirti che la nostra gente si è sentita tradita da quel libro molto tempo prima che diventasse un politico repubblicano», commenta durante un’intervista per il The Guardian, «chiunque ha il diritto di scrivere un’autobiografia. Questa è la sua storia, va bene. Ma che lui dica che la sua storia spiega tutti noi, dico, no, mi dà fastidio, perché è molto condiscendente: non c’è analisi, né compassione. È solo un “se io posso sopravvivere, chiunque può farlo”». Il messaggio è chiaro: non tutte le famiglie dei tredici stati che attraversano gli Appalachi sono uguali.
Una storia tutta americana
La storia editoriale di Elegia americana è controversa, proprio come quella del suo autore. Sebbene un successo ammetta una sconfitta a patto che ci sia la forza per rialzarsi, l’avviso «attualmente non disponibile» di Amazon Italia non suggerisce una risposta univoca. La follia collettiva per divorare le pagine di Elegia americana si è esaurita in un frangente di vorace curiosità post convention o non è ancora completamente appagata? E se il romanzo fosse nuovamente precipitato nei meandri delle classifiche per il crescente sentimento di contrarietà?
In mancanza di una risposta, il dibattito non si è ancora esaurito. Neema Avashia, nata e cresciuta nel sud della Virginia Occidentale da immigrati indiani, pubblica su The Guardian l’articolo Io vengo dagli Appalachi. JD Vance non ci rappresenta – rappresenta solo sé stesso. Sulla stessa linea di Barbara Kingsolver, lamenta una rappresentazione «mono-fonte» della sua comunità. «Nella sua retorica elettorale», scrive, «esistiamo solo come radice dei problemi, mai come una delle sue fonti di forza». La white working-class protagonista del libro e della narrativa elettorale appare molto lontana dalla realtà e completamente estranea alla presenza di immigrants, black folks e queer folks. «Quindi, qual è la base per la scelta di Trump di Vance?», continua, «corteggiare i voti degli Appalachi? O corteggiare gli elettori che credono agli stereotipi sugli Appalachi?».
Questo articolo fa parte della newsletter n. 44 – novembre 2024 di Frammenti Rivista, riservata agli abbonati al FR Club. Leggi gli altri articoli di questo numero:
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