Dopo le difficoltà legate alla pandemia da Covid-19, l’editoria italiana ha iniziato un lento percorso di ripresa. Tuttavia, dal 2021, le sfide non si sono esaurite. Oltre ai problemi economici, il settore affronta ora una crisi culturale, che coinvolge direttamente il ruolo degli autori, spesso intrappolati in un sistema complesso e poco valorizzante. Un problema che, purtroppo, non è affatto nuovo.
Dalla tanto discussa kermesse Più Libri, Più Liberi all’avanzamento delle nuove tecnologie, l’editoria necessita di trovare una collocazione stabile sostenuta da una struttura che contribuisca a superare determinati limiti.
I numeri dell’editoria italiana
Secondo il Rapporto sullo stato dell’editoria nell’anno 2024, curato dall’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), il primo semestre riferito esclusivamente al mercato trade (saggistica e narrativa comprata nelle librerie, online e nella grande distribuzione) ha registrato un leggero calo delle vendite, pari a un -0,1%. Se da una parte può sembrare un dato poco grave, dall’altra registra l’enorme difficoltà del settore di superare determinati limiti al fine di imporsi, nello scacchiere del mercato europeo, come una realtà ben strutturata grazie a politiche organiche di lunga prospettiva.
Il presidente dell’AIE, Innocenzo Cipolletta, non sbaglia ad affermare che l’editoria sta perdendo terreno rispetto ad altre realtà, in quanto sono venute meno “risorse pubbliche a sostegno del settore per almeno 100 milioni”, considerando che procedendo su questa strada si rischia di perdere il primato dell’innovazione a fronte dell’avanzamento progressivo delle nuove tecnologie, fra tutte l’intelligenza artificiale.
Al netto di ciò, c’è spazio per alcune note positive. I titoli pubblicati sono aumentati notevolmente e nel 2023 hanno raggiunto quota 85.192, il mercato (dal valore di 3,439 miliardi di euro) è cresciuto del 108% nonostante l’inflazione. La lettura rimane ancora un’abitudine quotidiana per più di un lettore su quattro (il 28%), una pratica almeno settimanale per il 67% nonostante la presenza pervasiva delle serie TV e dei social network. Tuttavia, non bastano questi numeri per superare certe difficoltà. Infatti, il settore svolge da sempre una funzione culturale molto importante, la quale si trova anch’essa coinvolta dalla crisi.
I limiti della letteratura contemporanea
La tanto paventata crisi che sta attraversando l’editoria italiana non riguarda solo la dimensione economica poiché sia gli editori, sia gli scrittori, si trovano a dover riflettere criticamente sulla funzione intellettuale della letteratura, la quale sembrerebbe allontanarsi progressivamente dai suoi principi. Le attuali divisioni non riguardano più soltanto i grandi e i piccoli editori, ma anche le scrittrici e gli scrittori che decidono di non assumere delle posizioni in merito a diversi temi. In particolare, la questione tocca tre aspetti sintomatici di questa condizione.
La pressione del mercato
L’importante numero di libri pubblicati ogni anno dalle case editrici italiane ha effetti ambivalenti. Se da un lato favorisce la crescita economica, dall’altro trasforma i libri in beni di consumo, rinnovati mese dopo mese. Ciò comporta un rischio non indifferente per la creatività degli autori, che finisce di essere esautorata in funzione di guadagni sempre più miseri. Questo approccio spesso forza gli autori a conformarsi a modelli predefiniti per adattarsi ai gusti del mercato, limitando la sperimentazione. Ad esempio, molti romanzi contemporanei seguono formati standardizzati (narrative ad alta tensione, cliffhanger finali, storie d’amore prevedibili) per massimizzare il successo commerciale.
Il rischio della serialità
Questo sistema riduce il tempo dedicato alla promozione e al successo duraturo di un libro. Spesso un titolo viene dimenticato in pochi mesi, non lasciando spazio per una riflessione critica o per un vero dialogo con i lettori. Gli autori, pressati a pubblicare continuamente, potrebbero rinunciare a esplorare tematiche più profonde. Un esempio lampante è la tendenza a pubblicare “libri-evento” la quale accentua questa dinamica, spingendo i lettori verso consumi veloci e poco riflessivi.
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Il sovraccarico di titoli disponibili, unito alla pressione del mercato, rende difficile per il pubblico distinguere opere di valore da prodotti più commerciali. Inoltre, la lettura rischia di perdere la sua funzione sociale diventando una semplice forma di intrattenimento.
Dunque, parrebbe che parte della letteratura contemporanea si stia allontanando dall’impegno sociale, concentrandosi maggiormente sull’intrattenimento e sulla logica del prodotto editoriale. Occorre un nuovo modello educativo volto a trasmettere ai lettori una coscienza libera da queste logiche, attraverso delle iniziative culturali che diano maggior risalto all’editoria indipendente e che sensibilizzano sull’importanza della qualità della lettura.
La controversa fiera Più Libri, Più Liberi
Concentrando adesso il nostro sguardo su un altro evento catalizzatore della crisi attuale, prendiamo come esempio la kermesse Più Libri, Più Liberi. La fiera è finita nel mirino dell’opinione pubblica a seguito della iniziale decisione di Chiara Valerio di invitare, tra gli ospiti, il filosofo Leonardo Caffo, il quale era accusato di violenza sessuale –di recente è stato condannato a quattro anni di carcere– ai danni della sua ex compagna. Ciò ha suscitato molte polemiche, al punto tale che diversi ospiti -primo tra tutti Zerocalcare– hanno rinunciato a partecipare prendendo una posizione netta, considerando anche che la fiera è stata dedicata a Michela Murgia e Giulia Cecchettin.
Se da una parte la fiera ha potuto vantare della presenza di case editrici che, seppur siano piccole, svolgono comunque una funzione importante nel panorama dell’editoria italiana, dall’altra non si può dire che sia stata un successo in termini di presenze e vendite. Infatti, i piccoli editori hanno registrato una contrazione tra il 25 e il 40% delle vendite, dovuti a limiti ed errori organizzativi. Per ciò che concerne gli ingressi c’è stato un decremento che pesa come un macigno. Dal prezzo del biglietto pari a tredici euro, considerato eccessivo rispetto agli standard degli anni precedenti, alla presenza tappabuchi delle ragazze e dei ragazzi delle scuole, la fiera dedicata alla piccola editoria non ha lasciato il segno come avrebbe dovuto.
A fronte di questo evento, ci troviamo dinanzi a diversi quesiti: quanto vengono valorizzate realmente le piccole realtà editoriali? L’editoria italiana saprà reinventarsi per rispondere alle sfide del futuro?
L’innovazione al servizio della cultura
Lo scenario attuale, nonostante le evidenti difficoltà, non è del tutto catastrofico. Anzi, è proprio abbattendo determinate barriere che si può giungere a elaborare nuove forme di produzione a beneficio di tutti gli attori sociali coinvolti, incluso il grande gruppo di lettrici e lettori, cercando di usare al meglio le nuove tecnologie. Voltare le spalle al progresso sarebbe miope, poiché ogni epoca ha prodotto innovazioni che hanno fatto evolvere l’editoria.
L’intelligenza artificiale, se utilizzata con consapevolezza, potrebbe rivoluzionare diversi ambiti editoriali. Tra i vantaggi principali, figurano l’ottimizzazione della grafica e della tipografia, la creazione di trame interattive per una narrativa più coinvolgente e la promozione di una maggiore inclusività attraverso strumenti di sintesi vocale e riassunti semplificati. Inoltre, l’IA può accelerare la digitalizzazione degli archivi culturali, facilitando l’accesso e l’analisi di enormi quantità di dati storici. Tuttavia, un utilizzo indiscriminato rischia di compromettere il valore della pratica umana, che rimane insostituibile.
Appunti per un possibile futuro
In un panorama editoriale segnato da diverse contraddizioni è essenziale immaginare un futuro che sappia coniugare tradizione e innovazione. La crisi attuale non deve essere vista solo come un ostacolo, ma come un’opportunità per ripensare il ruolo sociale e culturale del libro ed è indispensabile che sia gli autori, sia le case editrici, trovino un equilibrio tra creatività e mercato riaffermando il valore della letteratura come spazio di riflessione critica e mezzo per ampliare i confini del pensiero. Il futuro dell’editoria si giocherà sulla capacità di superare le divisioni interne e di costruire una comunità in grado di trasformare le sfide in leve per una crescita collettiva e sostenibile, magari evitando di creare false giustificazioni per nascondere i propri fallimenti.
Questo articolo fa parte della newsletter n. 46 – gennaio 2025 di Frammenti Rivista, riservata agli abbonati al FR Club. Leggi gli altri articoli di questo numero:
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