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Quattro donne iconiche che hanno segnato il Novecento

Abbiamo scelto quattro donne che attraverso la reinterpretazione della propria immagine personale e sessuale hanno racchiuso le caratteristiche, i valori e le paure di altrettanti decenni del Novecento

3 minuti di lettura

Sono moltissime le icone di stile che hanno fatto la storia del Novecento, tra moda, musica, arte, cultura pop ed erotismo. Ne abbiamo scelte quattro: quattro donne iconiche, indimenticabili anche se diverse tra loro. Attraverso la loro reinterpretazione del corpo, dell’abito e di come portarlo, della propria immagine personale e sessuale, hanno racchiuso le caratteristiche, i valori e le paure di quattro decenni del Novecento, dai ruggenti anni Venti alla ribellione degli anni Ottanta. Quattro icone che ancora oggi lasciano il segno e di cui la nostra cultura è figlia.

Donne iconiche nei ruggenti anni Venti – Coco Chanel

Fruit verts. Frutti acerbi, questo era l’ideale osé degli anni Venti. Donne dal corpo ancora infantile, irriverenti e frizzanti. Magari birichine studentesse di scuole religiose come proponeva la letteratura erotica dell’epoca. Se socialmente la donna da sposare era morbida, inebriante e dal delicato profumo di rosa o violetta, la garçonne e la maschietta, si insinuava nelle fantasie erotiche come frutto tanto acerbo quanto proibito. Una combinazione che univa uno stile anticonformista, che si traduceva in capelli corti, abiti provocanti, pesante make-up, e uno spirito ribelle che portò a dicerie secondo le quali le donne maschiette fossero omosessuali. Ad incarnare tutti questi elementi, una giovane, minuta e ancora sconosciuta Coco Chanel. Uscita da un orfanotrofio-convento, l’abbazia di Aubazine, la voglia di vita di Gabrielle Bonheur Chanel la portò a diventare una cantante, intrattenendo soldati con i suoi motivetti orecchiabili (da lì lo pseudonimo Coco) e i luccicanti abiti di paillettes. Demi-monde era chiamata quella sottile linea grigia che separava la donna “per bene” dalla “poco di buono”, quella che non avrebbe mai trovato marito e Coco rientrava in quest’ultima categoria. Ma lo stile, il buon gusto e la tenacia erano dalla sua parte e, quando arriverà all’apice della sua carriera nel mondo della moda, diventerà il punto di riferimento per tutte le donne. Il resto è storia.

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Gli eleganti anni Quaranta – Lauren Bacall

Voce calda, un leggero tremolio del mento. Sguardo intenso, fermo – già un marchio di fabbrica. Ha diciotto anni Lauren Bacall quando Howard Hawks la vuole in Acque del Sud (1942), adattamento dell’hemingwayano Avere non avere e palestra emotivo-attoriale della giovane modella. Scoperta da Slim Keith sulla copertina di “Harper’s Bazar”, Betty Joan Perkee costruisce sul set una nuova identità, si spoglia del nome e delle pose per divenire Lauren, femme fatale libera e indipendente, profondamente americana, paladina dell’anti-maccartismo. C’è, in ogni suo gesto, un senso di ribellione alle istituzioni, l’idea di un divismo altro codificato, ma a modo proprio, a tratti caustico, fuori-regola. L’amore con Humphrey Bogart (trent’anni più grande, già divo, sposato), la propensione alla schiettezza, un’eleganza senza tempo: tutto, nel “personaggio” Lauren, rivela un’attrazione per gli spigoli, un allure misterioso di bellezza androgina. Impossibile non innamorarsi dei suoi abiti lamé, dei tailleur dal taglio maschile, dei giri di perle su camicie oversize. E poi i tacchi a spillo, i pantaloni aderenti, portati – raccontano – sino agli anni più maturi.

Lauren Bacall, il suo profumo è in vendita ancora oggi

La leggerezza degli anni Sessanta – Twiggy

Un’altra delle donne iconiche che abbiamo scelto è Lesley Hornby, in arte Twiggy Lawson, o semplicemente Twiggy (stecchino), considerata la prima vera modella internazionale. Nata nel 1949 a Londra, ad una giovanissima età già anticipa nuove tendenze di moda. A lei si associa però un particolare elemento, oggi comune e fin troppo “normale”, ma all’epoca nuovo e per certi versi scandaloso: la minigonna. Nata dalla creatività della stilista Mary Quant, venne indossata la prima volta proprio da Twiggy. Questo nuovo capo non ha nulla di sessuale, ma incarna il rifiuto del passato, delle pesanti gonne “della mamma” a favore di un look sbarazzino, infantile, colorato. A esaltare la minigonna, ecco le lunghe e magrissime gambe della modella, che da Londra approdarono a New York, rendendo la minigonna un capo internazionale. Twiggy ha un fascino androgino, nuovo, ben distante dalla fisicità di Marilyn Monroe e di altre icone dell’epoca: la sua posa non del tutto aggraziata, la sua magrezza, le sue ciglia scure e il suo taglio corto la rendono ancora oggi un’icona unica degli anni Sessanta, oltre che una delle modelle più pagate della storia.

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Donne iconiche e la ribellione degli anni Ottanta – Madonna

È il 1984 e Madonna Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, si esibisce alla prima edizione degli MTV Awards con Like a Virgin. Lo spettacolo è irriverente e nuovo: Madonna è su una torta nuziale, vestita di candido bianco, si spoglia dell’abito bianco e inizia a muoversi sensuale sul pavimento fingendo orgasmi. Questo è solo uno dei numerosi eventi scandalosi di Madonna, icona anni Ottanta fuori dalle righe. Il suo stile è un mix in continua evoluzione, mai passato di moda e ciclicamente ricorrente, con uno sguardo al lascito delle icone del passato e un tocco di punk che ammiccava ai più giovani e sottolineava la sua ribellione estetica e non solo. A ricordare le sue performance, diversi cimeli, vestiti e oggetti, spesso di enorme valore come gonne in tulle, vestiti di pelle, leggings, fiocchi e orecchini vistosi, canottiere in rete. Madonna ha ispirato e incoraggiato il bisogno di leggerezza e al tempo stesso rivoluzione degli anni Ottanta.

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Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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