Nam June Paik è un artista sudcoreano, nato a Seul il 20 luglio 1932, morto a Miami il 29 gennaio 2006. Rotea in diverse sfere artistiche, brillando soprattutto nella video arte, di cui è uno dei pionieri.
A Tokyo i suoi studi giovanili si nutrono di estetica, arte e musica e convergono in una tesi su Arnold Schönberg. È in Europa, a Düsseldorf, che si mischia con Fluxus e incontra John Cage e Wolf Vostell. Nel movimento trova la linfa di un’ispirazione che declinerà per tutti gli anni successivi. Fluxus è una miscela di discipline variate e media diversi, che veleggiano tra performance, rumorismo, arti visive, pianificazione urbanistica, architettura, design e letteratura. John Cage tende verso l’ambito musicale ed è sperimentatore di suoni rumori, di suoni silenzi, un compositore e teorico musicale che fu figura chiave nell’evoluzione della musica contemporanea. Wolf Vostell plasma, insieme ad Allan Kaprow, il concetto e la sostanza dell’happening.
Tredici distorsioni per televisioni elettroniche è l’opera che Nam June Paik presenta alla Exposition of Music – Electronic television, a posteriori identificata come la prima mostra di video arte, a Wuppertal (Germania) nel 1963. Musica elettronica e immagine elettronica vanno in corto circuito, creando un anfibio dalle radici solide ma indefinite. La distorsione delle immagini del reale tramite apparecchi televisivi è il nucleo della sua ricerca artistica. Paik studia il disturbo e i modi per provocarlo, gioca con figure e suoni, e con i modi improbabili di legarli insieme.
Dall’immagine immediata passa poi alla differita, indagando il campo della registrazione e rastrellando le potenzialità della telecamera. La Sony gli concede il privilegio del primo modello portatile di telecamera, che l’artista mette a frutto nel giorno della visita di Papa Paolo VI a New York, da cui mutua un’opera video: Café Gogo, Bleecker Street, riprodotta la sera stessa al Greenwich Village.
Viaggia corre e si lascia dirottare, sempre famelicamente in cerca di nuove ispirazioni. Tocca e succhia e si stacca da personalità cariche come Merce Cunningham, Joseph Beuys e Charlotte Moorman. Cunningham veleggia nelle acque della Modern Dance, pioniere di quella che sarebbe stata la post modern dance. Sovvertitore dei concetti relativi di spazio e tempo, propone un mélange fresco tra danza, musica e arte figurativa come scenografia. Beuys sta trasversalmente tra diversi movimenti artistici di quei rombanti anni del Novecento, con elaborazioni originali soprattutto in conceptual art. Moorman è una performance artist statunitense, violoncellista e artista di talento.
Tra le opere più impattanti di Nam June Paik c’è quella realizzata per i Giochi Olimpici di Seoul, del 1988. Tadaikson (The More The Better) è una torre di 1003 monitor, con cui Paik diventa dio creatore di uno spazio inedito, crocevia di spazio e tempo. Nello spazio si situa una pluralità di materiali che vivono nel ticchettare di un tempo reale. C’è stabilità, staticità, in alcuni, e dinamismo in altri. Fermo e mosso sono due punti cardine di una nuova architettura, e matrimoni tra opposti si ravvisano anche in Tv Buddha (1989), che annoda Oriente e Occidente.
È una realtà sinestesica e polisensoriale quella che viene aperta dalle opere di Nam June Paik. È un universo al di là di quello che conosciamo, legato da leggi che soltanto un’intelligenza slegata può scrivere.