Una recente iniziativa del Comune di Umbertide, in collaborazione con Haltadefinizione, ha portato alla digitalizzazione in gigapixel della Deposizione dalla Croce di Luca Signorelli. Quest’opera d’arte, considerata un capolavoro del Rinascimento, è una delle poche rimaste nella loro collocazione originaria, la chiesa di Santa Croce.
La necessità di digitalizzare l’opera è nata in seguito alla chiusura della chiesa per motivi di restauro, rendendo impossibile l’accesso fisico all’opera. Attualmente, è dunque possibile ammirare il dipinto scansionando un QR code oppure online, consentendo di accedere a una visione digitale dell’opera, rendendola esplorabile nei minimi dettagli.
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La digitalizzazione come strumento di conservazione dell’arte
Il progetto del Comune di Umbertide dimostra come la tecnologia possa integrarsi nella valorizzazione del patrimonio culturale: mentre il restauro della chiesa di Santa Croce è in corso, il dipinto di Luca Signorelli diventa fruibile in una nuova forma, coinvolgendo un pubblico più ampio. La digitalizzazione della Deposizione dalla Croce rappresenta quindi un passo avanti nella conservazione e nella divulgazione del patrimonio artistico, che consente a chiunque di esaminare da vicino l’opera, cogliendo dettagli difficili da vedere a occhio nudo, come la minuscola lacrima sul volto del Santo sotto la Croce o le gocce di sangue che la Maddalena raccoglie dai piedi del Cristo crocifisso.
Un caso importante di digitalizzazione avvenuto in precedenza è sicuramente il progetto che ha coinvolto le Nozze di Cana di Paolo Veronese. Dal 1563 al 1797, questo capolavoro ha adornato il refettorio di San Giorgio Maggiore a Venezia, prima di essere portato a Parigi dalle truppe napoleoniche, dove si trova tuttora al Museo del Louvre. Nel 2007, grazie a un’iniziativa della Fondazione Giorgio Cini e alla collaborazione con Factum Arte, è stato realizzato un facsimile dell’opera, posizionato nella sua sede originaria a Venezia. Questa riproduzione, ottenuta attraverso sofisticate tecniche di scansione e stampa, ha suscitato numerosi dibattiti sulla natura della copia nell’arte, ma nonostante ciò, il progetto può considerarsi utile dal punto di vista della ricostruzione filologica.
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Il Museum of Modern Art (MoMA) di New York, ha invece scelto di digitalizzare in alta qualità quasi un terzo delle sue opere, rendendo gioielli artistici come La Notte Stellata di Vincent Van Gogh e Canto d’amore di Giorgio De Chirico accessibili da casa. Utilizzando algoritmi e software open-source come Archivematica, il MoMA ha garantito che queste opere siano conservate e accessibili per le future generazioni. Questo processo assicura che i file digitali rimangano integri e comprensibili nel tempo, grazie a tecnologie come il checksum per verificare l’autenticità e l’integrità dei file.
Cosa ovvia, però, è che la tecnologia non può sostituire l’esperienza diretta dell’arte. Ammirare un’opera dal vivo non solo permette di cogliere aspetti unici: l’interazione con lo spazio circostante, la fisicità dell’opera d’arte e il contesto in cui essa è inserita sono elementi che contribuiscono a creare un’esperienza emotiva e sensoriale che la tecnologia, per quanto avanzata, non può riprodurre. Questi sono semplicemente esempi di come l’arte e la tecnologia possano collaborare per conservare e diffondere la cultura. È fondamentale ricordare che la tecnologia deve essere vista come un complemento, non un sostituto, dell’esperienza diretta con l’arte, perchè solo attraverso un equilibrio tra innovazione e tradizione possiamo garantire che il patrimonio artistico continui a ispirare e arricchire le generazioni future.
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