The Dark Side of the Moon, ottavo album della band di culto Pink Floyd, universalmente considerato un capolavoro del rock psichedelico, è entrato a pieno titolo nell’immaginario collettivo anche grazie all’iconicità della sua copertina, oggi talmente famosa da essere riprodotta su t-shirt e merchandising vario. Ma cosa rende così memorabile questa copertina al netto della sua semplicità e quale è la sua storia?
La cover appare minimale ed elegante, dominata da un prisma che trasforma la luce in colore, in contrasto con l’astrattismo psichedelico dei precedenti lavori e con l’eccentricità di album come Atom Heart Mother, caratterizzato dalla foto di una mucca al pascolo.
Per la realizzazione dell’artwork la band si è affidata al team di designers Hipgnosis, che avevano raggiunto l’apice della popolarità a Londra tra gli anni Cinquanta e Sessanta e che vantavano altre storiche collaborazioni con band del calibro dei Led Zeppelin e T-Rex. Roger Waters conosceva personalmente Storm Thorgerson, cofondatore degli Hipgnosis, di cui era stato compagno di scuola insieme a Sid Barrett, a cui diede come unico suggerimento di realizzare qualcosa di semplice e di classe, che fosse nel contempo lineare e criptico e si sposasse dunque con le sonorità complesse, sfaccettate e misteriose del primo vero concept album della band.