ZURIGO – Una ricerca dell’Università di Zurigo pubblicata su The Lancet Neurology sembra aver dimostrato che Dante Alighieri fosse narcolettico, un’ipotesi già avanzata in diversi studi italiani, per esempio da Giuseppe Plazzi, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche e neurologiche dell’Università di Bologna. La narcolessia colpisce 4 persone su 10.000, una malattia quindi rara che potrebbe però essere descritta dal poeta nei versi della Divina Commedia in cui parla di colpi di sonno improvvisi, spossatezza e sogni lucidi.
Così Repubblica ha spiegato questa ipotesi dando la parola al dottor Francesco Maria Galassi:
«Il nostro studio conferma la tesi di Plazzi da un punto di vista clinico. Nei celebri versi “Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; / aiutami da lei, famoso saggio, / ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi” abbiamo identificato una antichissima descrizione della ‘reazione attacco-fuga’, una reazione fisiologica che si verifica in risposta a un pericolo. Consiste di una serie di risposte fisiologiche mediate dal sistema nervoso autonomo, come l’accelerazione della frequenza del battito cardiaco e degli atti respiratori, il rilascio di energia dai depositi, il maggior apporto ematico ai muscoli destinati alla lotta/fuga, la dilatazione della pupilla. Questo è evidente dal riferimento di Dante al fatto che gli tremano le vene i polsi. Ora ‘le vene e i polsi’ è una figura retorica che impiega due o più parole per esprimere un unico concetto, pertanto il verso andrebbe letto come “le mie vene pulsanti”, ossia “le mie arterie”. Il polso frequente riflette pertanto la tachicardia stimolata dalla visione del pericolo, la lupa in questo caso che spinge Dante giù dal monte. Il collegamento con la narcolessia sta nella natura dello stimolo che causa la reazione attacco-fuga: la lupa, come osservò il dantista Natalino Sapegno, è una immagine simbolica potentissima, che sembra riflettere una esperienza psicologica più che fisica del poeta, in altre parole testimonia uno stato di ansia importante. L’ansia, come dimostrano studi recenti, è una condizione fortemente associata alla narcolessia».
D.F.
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