I cineasti francesi iniziarono ad usarla a partire dagli anni Trenta del Novecento. Decenni dopo il fascino e il mistero di quella melodia conquistò anche i grandi registi americani – uno fra tutti Martin Scorsese – che impararono a cogliere le potenzialità di un’opera senza tempo. Danse Macabre, la composizione del musicista francese Camille Saint-Saëns, è la perfetta musica per film. Intrigante e inquietante, celeberrima e ricca di mistero è una delle composizioni di musica classica che meglio ha saputo adattarsi al mondo del cinema e delle serie TV.
«Danse Macabre», all’origine della composizione
Dai film in bianco e nero a quelli di animazione, passando per il cinema d’essais e i titoli da Oscar: ben prima di approdare sugli schermi, Danse Macabre era un breve poema sinfonico nato sul finire dell’Ottocento da quello che i musicologi definiscono “il più tedesco tra i compositori francesi”, Camille Saint-Saëns.
L’opera fu composta nel 1874 come chanson per voce e pianoforte; solo successivamente venne strumentata. Appartiene al genere del poema sinfonico, cioè una composizione musicale per orchestra derivata dalla cosiddetta “musica a programma”, che si prefigge di evocare vicende drammatiche o ambienti di natura o caratteristiche figure della storia o della leggenda. Padre del Poema fu Franz Liszt, il primo a coltivarne il genere aprendo la strada ad una ricca stagione musicale che investì l’Europa centrale influenzando lo stile compositivo di almeno tre generazioni di musicisti.
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Danse Macabre rappresenta uno dei lavori più riusciti di Saint-Saëns e anche uno dei più celebri. In tonalità sol minore, ha una durata di circa 7 minuti e rielabora in musica il topos della danza macabra, un tema iconografico tardomedievale nel quale è rappresentata una danza fra uomini e scheletri. Per comporre quest’opera, il musicista si inspirò ad un poemetto di Henri Cazalis, un poeta e medico francese suo contemporaneo.
Un’opera figlia del suo tempo
Furono lo spirito del tempo e l’affermasi del genere del poema sinfonico le probabili leve che spinsero il compositore francese a rielaborare la danza macabra tramutandola in musica, ma potrebbe esserci stato anche uno spunto biografico. Nel 1870 infatti Saint-Saëns fu arruolato nella Guardia Nazionale per combattere nella guerra franco-prussiana, un’esperienza che, pur concludendosi in appena sei mesi, lasciò un marchio indelebile sul compositore e sulla sua poetica. Anche il Carnevale degli Animali, forse l’opera più celebre del musicista francese contiene elementi musicali che destabilizzano, a tratti inquietando l’ascoltatore.
La Danse del compositore francese tiene insieme una serie di mondi musicali e visivi: l’apertura con i 12 rintocchi del pizzicato dell’arpa riportano all’idea del Sabba delle streghe di mezzanotte e il risveglio degli scheletri. Il crescendo dell’orchestra permette di ricreare l’idea del vento (sono gli archi); i bassi invece danno alla composizione frenesia e paura: la morte sta per fare il suo ingresso. Poi tutto si ferma: il finale, ampio, conclude la danza degli scheletri. Gli archi, tra cui il primo violino (lo strumento del diavolo, non dimentichiamolo) fanno la loro ultima apparizione.
Camille Saint-Saëns e «Danse Macabre» nel cinema
Pochi sanno che Camille Saint-Saëns fu tra i primi a scrivere espressamente per il cinema, musicando il film di Henri Lavedan, L’Assassinat du Duc de Guise, del 1908. Trentuno anni dopo, è il 1939, un’altra composizione di Saint-Saëns arrivò sul grande schermo: Danse Macabre, scelta da Jean Renoir per La Règle du jeu, il film che Francois Truffaut definirà qualche decennio dopo, «le credo des cinéphiles, le film des films».
Danse Macabre fu usata in numerosi film francesi e non. Tra i più celebri Song to song di Terence Malick, il film di animazione Shrek 3 di Chris Miller e Raman Hui e Stonehearst Asylum di Brad Anderson, anche se l’uso più celebre rimane quello fatto nel pluripremiato Hugo Cabret di Martin Scorsese.
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Nel film, anno 2011, Danse Macabre, (versione piano solo nell’incipit, e poi orchestrale), accompagna forse la più iconica delle scene, quella in cui Hugo e Isabelle (Asa Butterfield e Chloë Grace Moretz) scoprono “l’arte del cinema”. In pochi secondi sono mostrati agli spettatori alcuni dei fotogrammi più celebri del cinema delle origini. Una ben riuscita scelta cinematografica che funziona, anche, grazie alla sua colonna sonora.
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