Sono 76 le opere che hanno lasciato il Museo di Belle Arti di Budapest per approdare, fino al 7 febbraio 2016, a Palazzo Reale: Da Raffaello a Schiele è infatti l’esposizione che permette al grande pubblico di entrare in contatto con le opere di alcuni degli autori più famosi, da Raffaello a Tintoretto, passando per Francisco Goya e Canaletto, Édouard Manet, Paul Cézanne e Paul Gauguin, oltre ovviamente a Egon Schiele.
Il Museo di Belle Arti di Budapest, che conserva una tra le più importanti collezioni di dipinti del mondo, arriva nel capoluogo lombardo per questa mostra dopo il grande entusiasmo suscitato dall’arrivo della Madonna Estherázy di Raffaello lo scorso dicembre a Palazzo Marino, segno evidente del contatto sempre presente tra il Comune di Milano e il museo ungherese: una collaborazione importante che contribuisce a rendere più ricco il “menù” di Expo in Città.
Il principio cardine della mostra è chiaro sin dalle prime sale: l’esposizione, curata da Stefano Zuffi, vuole creare un ponte tra l’Italia e l’Ungheria, mettendo in dialogo queste due culture tramite il medium dell’arte.
Si parte dall’alto rinascimento italiano, dove spicca la bellezza della Madonna Estherázy di Raffaello, messa qui a confronto con opere di Leonardo da Vinci e Lorenzo Lotto. Lo spettatore continua poi il percorso di visita ammirando pitture della Serenissima del XVI secolo, acme della scuola veneta, tra le quali troneggia la Cena in Emmaus di Tintoretto, caratterizzata dalla grandiosa ed innovativa composizione, affiancata da vari dipinti di Tiziano.
Il percorso espositivo si affaccia poi sulle altre scuole del Seicento, rivolgendo l’attenzione verso il barocco, per poi sfociare nel Settecento con le opere di Goya, la Portatrice d’acqua e l‘Arrotino.
Lo spettatore termina il suo percorso col Simbolismo internazionale degli artisti ungheresi Janos Vaszary, di cui è esposta L’età dell’oro, e Josefz Rippl-Ronai, con il grande e bellissimo ritratto di Donna con gabbia di uccelli, e con opere di pittura e grafica tra il secondo ‘800 e il primo ‘900, tra cui emergono la Donna col ventaglio di Édouard Manet e lo straordinario acquerello di Egon Schiele Due donne che si abbracciano, carico di nevrotica interiorità che conclude questo percorso attraverso cinque secoli di storia dell’arte.
La mostra si propone quindi come un percorso unitario tra Milano e Budapest, un omaggio comune a quell’arte che ci rende davvero europei. Una curiosità? Come il Palazzo Reale, anche il Museo di Budapest subì gravi danni a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, oltre che un saccheggio da parte delle truppe naziste, eppure, l’arte rinasce ogni volta e ogni volta si propone di portare l’osservatore verso il bello, il solo e unico ponte tra culture che non conosce diversità di linguaggio o di idea.
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