George Andrew Romero. Molto più di un regista di genere, è stato il padre fondatore di un intero filone del cinema horror che vede come protagonisti i morti viventi. Sebbene non fu l’ideatore di queste creature (che hanno origine haitiana e sono legati a rituali voodoo), Romero è sicuramente l’inventore degli zombi come noi li conosciamo: morti che tornano in vita e trasformano gli esseri umani in mostri al loro morso.
Ma la grandezza di Romero non è stata quella di dare il via a questo genere, bensì ha il merito di aver dato uno spessore psicologico e di critica sociale ai suoi horror, genere che, agli albori, era considerato di puro intrattenimento senza nessun particolare messaggio di fondo.
Tra i suoi capolavori non possiamo non ricordare La notte dei morti viventi del 1968.
Girato in bianco e nero, la pellicola presenta come novità, oltre alla rivoluzionaria figura dello zombi, un protagonista di colore, cosa che per l’epoca non era una scelta scontata, anzi.
La trama è piuttosto semplice: un gruppo di persone si rifugia in una casa disabitata per sfuggire ad un’invasione di zombi la cui resurrezione sembra causata da radiazioni spaziali.
La vera lotta non è solo con gli zombi, ma anche tra i sopravvissuti: vittime del loro stesso egoismo, finiranno con l’uccidersi a vicenda lasciando che la casa finisca nelle mani dei morti viventi. L’unico a salvarsi dagli zombi è il protagonista afroamericano, che però sfuggito ai morsi dei mostri verrà freddato dai suoi stessi simili, ricordo non troppo lontano degli abusi razziali, per non parlare dell’omicidio di Martin Luther King. Gli zombi si possono uccidere, il pregiudizio no.
Altro film di critica sociale è Zombi del 1978.
Anche qui un gruppo di persone si trova a dover sopravvivere all’interno di una struttura. Non una casa, ma un centro commerciale ed è qui che il film horror nasconde il suo significato più profondo e critico. Un attacco diretto e non troppo velato alla società consumistica: gli zombi si muovono idioti e goffi nelle corsie del supermercato come potenziali compratori nei periodi dei saldi. Essi sono attratti inconsciamente dal centro commerciale anche da morti alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai, proprio come l’acquisto compulsivo. Non da meno però sono i vivi che ad un certo punto derubano addirittura gli zombi stessi prendendoli letteralmente a torte in faccia. L’ironia si mescola al grottesco per mostrare il quadro raggelante di un’umanità ormai in declino.
Oltre a questi capisaldi del genere zombi non possiamo non citare il più leggero e originale cult Creepshow, un cinefumetto del 1982 girato in collaborazione con Stephen King.
Il protagonista è un ragazzino a cui viene proibito di leggere fumetti dell’orrore dal padre bigotto. Il risultato è la visita notturna di Zio Creepy, lo spettro del fumetto che narra una serie di storie dell’orrore e che vendicherà l’ingiustizia subita dal suo piccolo fan. Le tinte grottesche e fortemente anni ’80 rendono questo film unico nel suo genere, che tutt’oggi ci affascina e ci fa sorridere guardando gli effetti speciali così pieni di inventiva che solo un regista degli anni ’80 poteva concepire.
L’indiscusso talento di Romero, purtroppo, non è mai stato sfruttato appieno; infatti questi era considerato un autore scomodo, non in linea con l’idea hollywoodiana e difficilmente riusciva a trovare i fondi per i suoi film.
Nonostante l’età avanzata (77 anni), Romero aveva ancora molto da dire tanto che stava lavorando ad un suo nuovo progetto “zombesco”: Road of the dead.
Venuto a mancare il 16 luglio, Romero ci lascia con rammarico e con la certezza che, con un po’ di sostegno in più da parte delle major ,avrebbe potuto dire e dare molto di più.
Copertina: George Romero al 66º Festival del cinema di Venezia wikipedia.org