I protagonisti di Corvidae. Sguardi di specie sono già sulla scena del Piccolo Teatro Studio Melato: quattro corvi meccanici osservano silenziosi gli spettatori che si accomodano. Attraverso uno stretto corridoio di luce Marta Cuscunà si posiziona dietro i volatili; la storia inizia.
Le stagioni
Come in una docuserie, una sigla introduce tutti i dialoghi, divisi per puntate e stagioni. I corvi sono i narratori di questo particolare programma che gli uomini – i sapiens, come loro li appellano – chiamano «vita». Diciamo docuserie perché per i corvi l’argomento preferito da affrontare davanti a un ricco pasto a base di carogne sono proprio il pianeta e gli esseri viventi che lo abitano.
Il pubblico assiste dunque a diversi dialoghi in cui i volatili raccontano – permetteteci il gioco di parole – con gracchiante ironia le vicissitudini e le sorti del pianeta da quando gli esseri umani lo occupano con le loro «tane con ogni comodità».
Una favola
Come definisce Treccani la parola: «la favola è di regola scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano». Corvidae. Sguardi di specie incontra perfettamente la definizione. Marta Cuscunà mette in scena degli animali che da un punto di vista esterno osservano la condotta umana e portano alla riflessione.
L’interprete ha creato un equilibrio perfetto affinché il pubblico possa sia sentirsi coinvolto – del resto si sta parlando delle sorti del nostro pianeta – sia possa osservare dall’alto, a volo d’uccello, ciò che avviene in modo da poter concretamente cercare una soluzione. Il coinvolgimento degli astanti non è solo ricercato nella tematica dei dialoghi, bensì anche nella partecipazione allo spettacolo. Cuscunà costruisce proiezione dopo proiezione dei piccoli quadri di parole alle sue spalle che porteranno poi alla direzione del pubblico in un dialogo con i corvi stessi. Non sono servite indicazioni prima della rappresentazione, è bastato costruire un codice chiaro e comprensibile a tutti.
La lungimiranza di Marta Cuscunà
Corvidae. Sguardi di specie ha la capacità di parlare a chiunque gli si presenti davanti: dagli adulti, soliti avventori dei serali del Piccolo Teatro, fino ai bambini (alcuni presenti in sala nella replica del 25 ottobre) e non solo, la replica di domenica 27 ottobre è stata accessibile a un pubblico sordo.
La volontà di raggiungere il maggior numero di persone possibili è chiara, ed è evidentemente sostenuta dall’urgenza di diffondere il messaggio sulla situazione climatica del nostro pianeta e in generale sulla società che ci circonda. Questa finalità risulta poi chiara verso il finale in cui uno dei corvi parla direttamente a una conferenza delle specie unite.
Leggi anche:
Per una filosofia dell’ambiente: le radici della crisi ecologica
Una nuova speranza
I corvi da parte loro, non condannano completamente le azioni dell’uomo; da un lato li considerano creature semplici: «hanno limiti cognitivi, c’è poco da fare», dicono, d’altro canto affermano anche che «però sarebbe un finale particolarmente infelice. Hanno fatto anche cose magnifiche». Insomma, questa specie che osserva l’operato dei sapiens ammette l’errore, è consapevole che alla fine la vita vincerà, se non quella umana, quella della natura. Dunque il racconto che loro ci presentano è nel nostro interesse ascoltarlo.
Con tutto ciò che sta accadendo nel mondo, sarebbe comprensibile cadere nel catastrofismo, ma vorremmo rispondere positivamente, forse anche grazie all’arte, alla domanda che i corvi stessi si chiedono tra loro: «sarebbe un peccato perdere fiducia nel loro potenziale. Secondo te, possono ancora migliorare?».
Corvidae. Sguardi di specie al Piccolo Teatro Studio Melato
di e con Marta Cuscunà
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!