La Pixar Animation Studios festeggia proprio quest’anno il suo trentesimo compleanno. È il 1986, infatti, quando Steve Jobs (sì, proprio il Signor Apple) la rileva da George Lucas per renderla il primo studio di animazione specializzato nella realizzazione di filmati in computer grafica. Dopo un inizio un po’ traballante, la Pixar ha preso il ritmo giusto. Nel 1995 realizza Toy Story il primo lungometraggio d’animazione sviluppato esclusivamente in computer grafica. Da allora lo studio di animazione non ha cessato di produrre piccoli capolavori, che emozionano i piccoli e i… meno piccoli. Basti pensare a Alla ricerca di Nemo, Wall-E, Up e al più recente Inside Out. Ma tra i successi della Pixar, accanto ai lungometraggi più noti, compaiono anche pellicole che regalano grandi emozioni in formato più compatto: i celebri cortometraggi.
L’abilità della Pixar nel concentrare storie complesse in pochi minuti è nota e l’inizio di Up ne è un esempio. È straordinario come nel giro di dieci minuti ci si riesca ad affezionare a Carl ed Ellie al punto da versare calde lacrime alla fine della loro triste storia, al punto quasi da desiderare che il film finisca lì perché ci ha già fatto ridere e piangere abbastanza. È un tocco che si trova massimamente dispiegato nei cortometraggi, che in genere durano poco meno di dieci minuti, coinvolgono al massimo tre personaggi e sono praticamente privi di dialogo.
I primi cortometraggi risalgono agli anni ’80 ed erano per lo più prove di abilità, create per il SIGGRAPH (Special Interest Group on Graphics and Interactive Techniques). Già qui, tuttavia, si possono cogliere alcuni degli aspetti che renderanno i corti della Pixar opere uniche e pregevoli. Tra i primi lavori c’è il celebre Luxo Jr, creato da John Lasseter nel 1986 ma diffuso solo molto più tardi, insieme a Toy Story 2 (1999). Con i suoi 120 secondi, Luxo Jr fu il primo film animato in computer grafica a ricevere una Nomination agli Oscar. Il suo successo fu tale che la simpatica lampadina fu adottata come simbolo dello studio di animazione, fino a comparire nel suo logo.
In Luxo Jr sono prevalentemente due le caratteristiche vincenti. La prima è la caratterizzazione dei due personaggi, così semplice ma al tempo stesso precisa che non può non farci sorridere. La gioia del “bambino” di fronte al nuovo gioco, la sua testardaggine nel volerci giocare fino a romperlo, la cocente delusione che ne consegue; l’atteggiamento teneramente esasperato della “mamma”: sono piccoli particolari in cui chiunque si può riconoscere. Ma ciò che lo rende straordinario è che la “mamma” e il “bambino” non sono persone, ma lampade da tavolo. Pur privati dell’espressione facciale, i due personaggi riescono a comunicare perfettamente pensieri e stati d’animo e a costruire una deliziosa scenetta di vita quotidiana.
Con il tempo i cortometraggi sono diventati qualcosa più che semplici esercizi di stile. Dal 1995 la Pixar si è impegnata nella realizzazione di opere originali, più lunghe rispetto ai primi tentativi e di qualità tanto elevata da superare talvolta, a detta dei critici, i loro “fratelli maggiori”. Come Luxo Jr, molti di essi hanno per protagonisti oggetti inanimati con emozioni umane. Uno di questi è Lava (2014), approdato nelle sale cinematografiche insieme a Inside Out. Protagonisti di questo cortometraggio sono due isole vulcaniche: Uku vive in solitudine sul mare e, nonostante il suo ottimismo, comincia a perdere le speranze di trovare qualcuno con cui dividere la vita. Lele, invece, è immersa nelle acque dell’oceano, ma sente il canto di solitudine di Uku. La loro tenera storia d’amore è raccontata dalla canzone scritta da Jon Brion e si conclude positivamente con un: «I Lava you». Molti simile a Lava è L’ombrello blu (2013), dove i protagonisti sono due ombrelli, uno blu e uno rosso, che si incontrano e si innamorano mentre i loro proprietari camminano per una affollata metropoli… in un giorno di pioggia, naturalmente.
L’amicizia è, invece, il tema portante di Parzialmente nuvoloso (2009), il cortometraggio abbinato – neanche a dirlo – ad Up. Nel mondo ideato dalla Pixar, le nuvole hanno l’importante compito di creare cuccioli per gli animali della terra (uomo compreso). I piccoli sono poi consegnati alle cicogne, che li recapitano ai genitori. Una nuvoletta grigia si trova a poter creare solo i cuccioli di animali non proprio simpatici, come squali, coccodrilli, porcospini, ed è la sua amica cicogna a subirne le conseguenze. Alla fine, però, l’amicizia tra le due (e un piccolo aiuto) sarà in grado di superare tutti gli ostacoli.
Altre volte, invece, i protagonisti sono gli esseri umani, coinvolti spesso in situazioni paradossali e spassose. Celeberrimo è diventato Il gioco di Geri (1997), che vede protagonista un simpatico vecchietto che gioca a scacchi con se stesso, spostandosi da un lato all’altro della scacchiera. Il sapiente gioco di inquadrature e la competitività di Geri, tuttavia, portano lo spettatore a dubitare di ciò che sembrava all’inizio sicuro, cioè che il protagonista sia solo uno. Questo buffissimo gioco di apparenze è valso a Il gioco di Geri l’Oscar come miglior cortometraggio.
Più riflessivo è, invece, La luna (2011). Il tema portante della storia è il conflitto generazionale, trattato naturalmente in modo molto pacato, alla maniera Disney. Un bambino viene portato per la prima volta al lavoro dal padre e dal nonno, due burberi ma simpatici signori convinti che il loro modo di lavorare sia il migliore possibile. Il loro compito è ripulire la luna dalle stelle che cadono sulla superficie. A un tratto i tre incappano in un problema: il padre e il nonno iniziano a discutere sul modo migliore per risolverlo ma sarà il bambino, con la sua capacità di ascoltare, a trovare la soluzione giusta e a dimostrare di saper riconoscere da solo la propria strada. La luna è il primo cortometraggio Pixar diretto da un regista italiano, Enrico Casarosa, e in effetti i personaggi sembrano proprio una famiglia nostrana: anche il nome della barca è proprio “La luna”, in italiano.
Non può mancare, infine, una menzione particolare al cortometraggio Quando il giorno incontra la notte (2010), che per molti versi rappresenta un unicum nel panorama Pixar. Qui i due protagonisti sono, appunto, la Notte e il Giorno, personificati da due figure al cui interno scorrono le immagini di diversi momenti della giornata. Dapprima litigiosi, Notte e Giorno imparano infine ad apprezzare l’uno i pregi dell’altro, scoprendo di essere entrambi indispensabili. Come quasi tutti i cortometraggi, Quando il giorno incontra la notte è privo di dialoghi, ma le parole sono perfettamente sostituite da suoni e versi di animali. Impossibile non restare incantati dall’espressività offerta dalla loro combinazione. Un esperimento molto riuscito, che ricorda un po’ il capolavoro della Disney Fantasia.
Ciascuno dei cortometraggi Pixar, insomma, è un piccolo capolavoro. Ritroviamo qui l’impronta disneyana fatta di buoni sentimenti, di insegnamenti semplici e di risate leggere. L’estrema attenzione al dettaglio e la brevità di queste storie, tuttavia, impedisce che tutto questo diventi stucchevole, rischio che invece corre sempre un lungometraggio – e in cui, talvolta, cade in pieno. Sentimenti “scontati” come amore, amicizia e altruismo caratterizzano queste storie, ma racchiusi in meno di dieci minuti di pellicola riescono a farci sorridere, senza mai annoiare.
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